Paolo VI, discepolo di Cristo


paolo_VIL’autorevolezza, l’esperienza e la cultura di uno dei pontefici più grandi del nostro secolo torna utile anche al termine di questa III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi. La beatificazione di Paolo VI, infatti, proprio in questi giorni, offre alla stampa l’opportunità di rilanciare e veicolare la vita e il pensiero di questo grande protagonista della storia della Chiesa. E così, rileggendo alcuni passaggi o interi discorsi di Papa Montini, le sue encicliche (anche le più controverse), i primi viaggi apostolici e il grande incontro con l’Oriente cristiano, ci viene in mente il grande amore vissuto per la Chiesa e il desiderio dell’unità come aspetto programmatico del suo pontificato. Certamente ci volle coraggio per aprire il Concilio Vaticano II (indetto da Papa Giovanni XXIII), ma non ne servì di meno per portarlo a compimento e concluderlo con Paolo VI.

Tra i contributi più interessanti che in questi giorni ripropongono la figura di Papa Paolo VI ci è stata segnalata una piccola pubblicazione, “Paolo VI. Discepolo di Cristo”, Edizioni Messaggero Padova, curata da P. Aldino Cazzago e Alberto Vela. E’, infatti, tra le prime pagine di questo libro che vengono riportate le considerazioni di Paolo VI a proposito dell’unità della Chiesa; parole che il Pontefice pronunciò di fronte al collegio cardinalizio, il 23 giugno del 1973, a dieci anni dalla sua elezione a successore di Pietro, e che ancora oggi mantengono la freschezza della contemporaneità: “La Chiesa! Quale dono ci ha fatto il Signore con la sua Chiesa! […] La Chiesa! È questo l’anelito profondo di tutta la nostra vita, il sospiro incessante, intrecciato di passione e di preghiera, di questi anni di Pontificato, da quando il Signore ha voluto affidarci la cura degli agnelli e delle pecore, in pegno di un amore misterioso di cui scopriremo il filo segreto solo in Cielo, e che a nostra volta ci obbliga giorno per giorno a una risposta d’amore: Tu scis, quid amo te (Io. 21, 15-17). Questo amore per Cristo e per la Chiesa ci ha spinti a conservarne e a garantirne in questi anni l’unità, la piena concordia”. Padre Aldino Cazzago, teologo e direttore della rivista teologica “Communio”, ritiene che poche parole come queste sintetizzano bene il luminoso pontificato di Paolo VI; nel corso del suo ministero petrino – afferma Cazzago – “Paolo VI non si preoccupò solo di «conservare» e di «garantire» l’unità interna della Chiesa cattolica; suo costante assillo fu anche quello di operare e di spendersi per ricostituire l’unità tra le Chiese proprio in un periodo di grandi trasformazioni sociali i cui effetti si riversavano inevitabilmente anche sul modo di pensare la stessa fede cristiana” (Paolo VI operatore di unità tra le Chiese, Studium, n. 5).

Le pagine curate da Cazzago e Vela propongono alcune riflessioni di Paolo VI, quelle meno citate dai commentatori, o quelle che – per esempio – sottolineano l’approfondimento che Montini riservò alla pubblicazione dell’esortazione apostolica (Gaudete in Domino) dedicata al tema della “gioia”, ribaltando così l’idea del Pontefice “mesto” a lui, ingenerosamente, attribuita. Nelle altre pagine del testo è possibile rintracciare l’amore nutrito da Paolo VI nei confronti della Chiesa, la visione contemplativa che egli ne aveva, la fedeltà alla tradizione e alla dottrina ricevuta (temi attualissimi anche oggi!) e la disponibilità ad accogliere le novità suggerite dallo Spirito Santo. Un altro importante scritto montiniano riguarda lo storico viaggio compiuto da Paolo VI in Terra Santa (1964). In quell’occasione, infatti, il Pontefice pronunciò a Nazareth un’omelia di straordinaria bellezza e poesia, “nella quale – scrivono Cazzago e Vella – suggerisce alcune «indicazioni metodologiche» per poter conoscere Cristo ed essere suoi discepoli: il silenzio, lo studio, la meditazione, la vita interiore, la preghiera”.

Scritto per Korazym.org

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