Nel 1969 Joseph Ratzinger scrisse un libro dal titolo “Introduzione al cristianesimo”, divenuto in brevissimo tempo un bestseller per la teologia contemporanea. Tra le prime pagine di questo testo-capolavoro (giunto oggi alla diciannovesima ristampa e tradotto in 17 lingue) Ratzinger racconta un celebre apologo di S. Kierkegaard che vale la pena di rileggere.
“La storiella è interessante. Narra come un circo viaggiante in Danimarca fosse un giorno caduto in preda ad un incendio. Ancora mentre da esso si levavano le fiamme, il direttore mandò il clown già abbigliato per la recita a chiamare aiuto nel villaggio vicino, oltretutto anche perché c’era pericolo che il fuoco, propagandosi attraverso i campi da poco mietuti e quindi aridi, s’appiccasse anche al villaggio. Il clown corse affannato al villaggio, supplicando i paesani ad accorrere al circo in fiamme, per dare una mano a spegnere l’incendio. Ma essi presero le grida del pagliaccio unicamente per un astutissimo trucco del mestiere, tendente ad attrarre la più gran quantità possibile di gente alla rappresentazione; per cui lo applaudivano, ridendo sino alle lacrime. Il povero clown aveva più voglia di piangere che di ridere; e tentava inutilmente di scongiurare gli uomini ad andare, spiegando loro che non si trattava affatto d’una finzione, d’un trucco, bensì d’una amara realtà, giacché il circo stava bruciando per davvero. Il suo pianto non faceva altro che intensificare le risate: si trovava che egli recitava la sua parte in maniera stupenda… La commedia continuò così, finche il fuoco s’appiccò realmente al villaggio, ed ogni aiuto giunse troppo tardi: sicché villaggio e circo andarono entrambi distrutti dalle fiamme”.
Questo racconto, e l’immagine che esso propone, è ancora oggi di grandissima attualità. Il cristiano, infatti, chiamato a testimoniare il Vangelo di Cristo, rimane spesso inascoltato perché, come nel caso del clown, egli risulta – agli occhi del mondo – “incapace di portare il suo messaggio ad essere veramente ascoltato dagli uomini […]. Anche lui infatti paludato com’è nei suoi abiti da pagliaccio tramandatigli dal medioevo o da chissà quale passato, non viene mai preso sul serio. Può dire quello che vuole, ma è come avesse appiccicata addosso un’etichetta, come fosse inquadrato nella sua parte di commediante. Comunque si comporti, qualsiasi gesto faccia per presentare la serietà del caso, tutti sanno già in partenza che egli è appunto solo un povero clown. Si sa già di che cosa parli, si conosce già in partenza che offre solo una rappresentazione fantastica, la quale ha poco o nulla da spartire con la realtà. Lo si può quindi ascoltare con animo sollevato, senza esser obbligati ad inquietarsi seriamente per quello che dice” (J. Ratzinger, pag.12).
Vi è un lavoro anche in questo: bisogna spezzare i luoghi comuni dei nostri parametri mentali, rendere il messaggio cristiano fruibile a tutti e, soprattutto, accompagnarlo con una adeguata, coerente e corrispondente testimonianza di vita!
Il libro fu scritto in tedesco nel 1968, fu tradotto nel 1969. All’epoca Ratzinger non era ancora cardinale, infatti fu creato cardinale nel 1977.