Ratzinger docet: “Perché sono ancora nella Chiesa”!


Se per qualcuno la fede nella Chiesa è diventata estranea ed incomprensibile, retrograda e medievale, troppo ostile al mondo e alla vita… si è tentati di abbandonarla. Deluso – come un amante tradito – appare talvolta anche il cristiano più fervoroso quando ha l’impressione che la Chiesa stia per vendersi alle mode del tempo. C’è anche chi – nonostante tutto – rimane nel grembo di quella Sposa “voluta da Dio”, perché crede con fermezza nella sua missione o perché non vuole abbandonare una consuetudine diventatagli cara, oppure perché in qualcun altro cresce il desiderio e la speranza di trasformarla – secondo un personale “gusto artistico” – a propria immagine e somiglianza!

Oltre un migliaio di persone, il 4 giugno del 1970, ascoltarono con vivo interesse queste intense provocazioni messe a tema dal cattedratico di dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona, sette anni prima che venisse nominato Arcivescovo di Monaco e Frisinga, undici anni prima di ricoprire l’incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale, quando era assai lontano il giorno in cui sarebbe diventato il 265esimo Romano Pontefice.
La conferenza del prof. Joseph Ratzinger aveva come tema “Perché oggi sono ancora nella Chiesa”, e rileggendola, oggi, è davvero difficile – anche se nel frattempo sono trascorsi ben 44 anni – non costatarne la struggente attualità.

Riflettendo preliminarmente sulla situazione della Chiesa, Ratzinger chiedeva provocatoriamente come si era potuti arrivare a questa situazione, nonostante i propositi e le aperture operate dal Concilio Vaticano II, “come è potuto accadere che dalla grande spinta verso l’unità sia sorta la disgregazione?”. Ci siamo sforzati di comprendere la Chiesa studiandone minuziosamente ogni dettaglio e osservandola così da vicino da non riuscire più a riconoscerne l’unità attraverso uno sguardo più ampio, “noi vediamo – affermava il prof. Ratzinger – il particolare con una precisione talmente esasperata che ci diventa impossibile percepire il tutto. E anche qui il guadagno in esattezza significa perdita di verità”. Il microscopio – osserva con un esempio – ci permette di osservare un pezzo di albero ma non tutto il suo insieme, e questo con l’andare del tempo può nascondere la verità “se ci fa dimenticare che la singola cosa non è meramente tale, bensì possiede un’esistenza nel tutto che non può essere vista al microscopio”. La prospettiva del presente ha trasformato il nostro modo di vedere la Chiesa; la crisi della fede ci ha portati a considerarLa una struttura che è possibile modificare con le sole forze umane, perdendo di vista la sua vera immagine, la luce riflessa del volto di Dio.

La storia ha consegnato alla nostra attenzione non solo le faticose conquiste teologiche e i frutti di un cammino ecclesiologico fondato sul mistero di Cristo, ma anche le azioni vergognose degli uomini che hanno deturpato il volto della Chiesa mortificandola e immergendola in numerosi scandali. Come continuare a credere di fronte a tali incongruenze?

Joseph Ratzinger proseguendo la sua trattazione sottolinea, con un ulteriore esempio, i limiti del nostro sguardo e delle nostre conoscenze. L’astronauta e la sonda lunare, infatti, sono in grado di scoprire la Luna (che nel simbolismo dei Padri rappresenta la Chiesa) solo come roccia, deserto e sabbia, ma non come “luce” che riceve da un altro (il sole), e questo altro fa parte della sua realtà. Allora chiedo: – afferma l’illustre Teologo – “questa non è forse un immagine molto precisa della Chiesa?”. Chi la esplora e la percorre con la sonda spaziale “può scoprire solo deserto, sabbia, roccia, le debolezze dell’uomo, i deserti, la polvere e le altezze della sua storia. Tutto ciò le appartiene, ma non rappresenta la sua effettiva realtà. […] Essa è di certo anche luce in virtù di un altro, del Signore… Essa non vale per ciò che è, bensì solo per ciò che non è suo”.

La suggestiva analisi del prof. Ratzinger ci permette ancora oggi di riflettere e di rivedere con oculato “sensus fidei” il nostro giudizio sulla Chiesa, spesso appesantito dalle teorie dei luoghi comuni e dalla logica che porta l’uomo a fermare il proprio sguardo sui dettagli e gli aspetti di una realtà molto più grande di quanto possiamo immaginare. E’ proprio il caso di ricordarlo: «Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito»!

Scritto per Korazym.org

Questo articolo è stato gentilmente tradotto in spagnolo e pubblicato nel sito “Ratzinger Ganswein“.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *