Il Papa agli amministratori disonesti


Ai “devoti della dea tangente” e a chi si nutre di “pane sporco”. E’ a questa categoria umana che Papa Francesco fa oggi riferimento durante la Messa mattutina celebrata nella Casa di Santa Marta. La parabola proposta nella lettura evangelica del giorno, quella dell’amministratore disonesto, offre al Pontefice lo spunto per denunciare i tranelli del malaffare presenti nel nostro tempo, di “come agisce questa mondanità e quanto pericolosa sia”. Il nostro nemico, il demonio, preferisce ammaliarci sotto i riflettori della mondanità; “L’atmosfera, – dichiara Papa Francesco nel testo di Radio Vaticana – lo stile di vita piace tanto al demonio, è questa mondanità: vivere secondo i valori, fra virgolette, del mondo. E questo amministratore è un esempio di mondanità. Qualcuno di voi potrà dire: «Ma, questo uomo ha fatto quello che fanno tutti!». Ma tutti, no! Alcuni amministratori, amministratori di aziende, amministratori pubblici; alcuni amministratori del governo… Forse non sono tanti. Ma è un po’ quell’atteggiamento della strada più breve, più comoda per guadagnarsi la vita”.

Le parole pronunciate da Papa Francesco sono l’esatta descrizione di quel distorto sistema di interessi presenti nel mondo, a tal punto incancrenito nel tessuto della nostra società da non riuscire più a suscitare il rossore della vergogna nei volti di certi amministratori disonesti! “L’abitudine della tangente – prosegue il Francesco del terzo millennio – è un’abitudine mondana e fortemente peccatrice. E’ un’abitudine che non viene da Dio: Dio ci ha comandato di portare il pane a casa col nostro lavoro onesto! E quest’uomo [nello specifico riportato dal Vangelo del giorno, ndr], amministratore, lo portava, ma come? Dava da mangiare ai suoi figli pane sporco! E i suoi figli, forse educati in collegi costosi, forse cresciuti in ambienti colti, avevano ricevuto dal loro papà, come pasto, sporcizia, perché il loro papà, portando pane sporco a casa, aveva perso la dignità! E questo è un peccato grave! Perché si incomincia forse con una piccola bustarella, ma è come la droga, eh!”.

La tangente diventa così una brutta abitudine, un vera e propria dipendenza. Ma se c’è una “furbizia mondana” – prosegue Papa Francesco – c’è anche una “furbizia cristiana, di fare le cose un po’ svelte… non con lo spirito del mondo”, ma onestamente. Astuti come i serpenti – secondo un noto invito evangelico – e semplici come colombe: mettere insieme queste due dimensioni – ha sottolineato il Pontefice – “è una grazia dello Spirito Santo”, un dono che dobbiamo chiedere.

Al termine della sua omelia, il Pontefice chiede di pregare per i “tanti bambini e ragazzi che ricevono dai loro genitori pane sporco, anche questi – precisa – sono affamati, sono affamati di dignità!”. Il Signore – si dice ancora nella preghiera del Papa – “cambi il cuore di questi devoti della dea tangente e se ne accorgano che la dignità viene dal lavoro degno, dal lavoro onesto, dal lavoro di ogni giorno e non da queste strade più facili che alla fine ti tolgono tutto”. Papa Francesco, infine, ricorda chi – in un’altra pagina del Vangelo – “aveva tanti granai, tanti silos ripieni e non sapeva che farne: «Questa notte dovrai morire», ha detto il Signore. Questa povera gente che ha perso la dignità nella pratica delle tangenti soltanto porta con sé non il denaro che ha guadagnato, ma la mancanza di dignità! Preghiamo per loro!”.

Ragionevolmente certi che tali parole difficilmente turberanno il sonno dell’amministratore disonesto del nostro tempo, si potrebbe tuttavia concludere con un evangelico ammonimento: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».

Scritto per Korazym.org

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