I dolci del Papa per i detenuti di Hong Kong


“Cari fedeli, volentieri mi associo a voi per donare il dolce di luna ai nostri fratelli e sorelle nelle prigioni di Hong Kong. Gesù ci riconoscerà alla porta del Paradiso. Buona Festa della Luna! Vi benedico di cuore, P.P. Francesco”. E’ questo il messaggio che Papa Bergoglio ha inviato ai detenuti di Hong Kong insieme ai tradizionali dolcetti che vengono consumati durante la Festa della Luna, una delle ricorrenze più amate in Cina e Taiwan.
Il segno di particolare attenzione che il Pontefice ha voluto riservare ai detenuti asiatici risponde all’appello del card. Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, che da alcuni anni invita i cattolici della propria diocesi ad un gesto di carità per comprare 10.500 “mooncake” (o dolcetti della luna) per tutti i carcerati, perché anche loro possano condividere la gioia della Festa di mezzo autunno, una festività tradizionale nelle famiglie cinesi che quest’anno cade il 19 settembre.

Le “mooncake” (o Yuebing, come vengono chiamati in cinese) – ripieni di pasta di semi di loto e tuorli d’uovo sotto sale – simboleggiano la riunificazione della famiglia e la riconoscenza per il raccolto autunnale con la luna piena. All’inizio di settembre, dichiara il card. Zen ai microfoni di AsiaNews: “Ho inviato al Santo Padre una scatola di mooncake, per condividere la gioia di questa festa con lui. […] Papa Francesco si preoccupa per i prigionieri e ha risposto alla mia richiesta”. L’81enne porporato di Hong Kong ha tradotto, così, le parole indirizzate dal papa ai detenuti in cinese e le ha inserite nel biglietto – inviato ai detenuti e ai donatori – insieme a una foto di entrambi, scattata durante un loro incontro nel giugno scorso alla Casa Santa Marta, in Vaticano.

Le visite in carcere sono uno dei ministeri a cui il card. Zen non ha mai rinunciato, anche dopo il suo ritiro da vescovo di Hong Kong nell’aprile 2009. “Quando sono andato a trovare i detenuti – spiega il presule – mi hanno ricordato delle mooncake. Sono certo che sanno che papa Francesco ha sostenuto questo evento, perché leggono sempre i giornali. A volte con loro discutiamo di attualità e vediamo video sulla Chiesa” (AsiaNews). Nell’ottobre 2011, inoltre, il Kung Kao Po, settimanale diocesano di Hong Kong, aveva pubblicato una lettera firmata da un carcerato. La lettera ringraziava apertamente il card. Zen per aver mandato loro le mooncake, non solo come dolce festivo, ma come segno di “accettazione e amore dalle persone”.

L’attenzione nei confronti dei detenuti è stata una delle prime preoccupazioni che – a pochi giorni dall’inizio del suo pontificato – ha portato Papa Francesco a celebrare la Messa in Cena Domini nei locali dell’Istituto Penale per Minori di “Casal del Marmo” in Roma. In quella circostanza, ripetendo il gesto della lavanda dei piedi compiuto da Gesù, il Pontefice osservava: “Questo è un simbolo, è un segno, no? Lavare i piedi è: «io sono al tuo servizio». […] Aiutarci l’un l’altro: questo Gesù ci insegna e questo è quello che io faccio, e lo faccio di cuore, perché è mio dovere. Come prete e come vescovo devo essere al vostro servizio. Ma è un dovere che mi viene dal cuore: lo amo. Amo questo e amo farlo perché il Signore così mi ha insegnato. Ma anche voi, aiutateci: aiutateci sempre. L’un l’altro. E così, aiutandoci, ci faremo del bene”.

Durante la permanenza in Brasile, inoltre, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, il Papa latinoamericano ha incontrato cinque giovani detenuti insieme ad alcuni assistenti accompagnatori. Si è trattato di un piccolo incontro – aveva dichiarato il direttore della Sala Stampa vaticana, P. Federico Lombardi – “con soli cinque giovani, però mi sembra la terza tappa specifica di attenzione ai giovani che soffrono. Ha voluto il Papa questo incontro con alcuni detenuti e mentre viaggiavamo in aereo mi ha detto che potevo rendere noto il fatto che lui, ogni due settimane, telefona ad un gruppo di giovani detenuti a Buenos Aires con cui è rimasto amico e in contatto”.

Il Papa, così, – almeno idealmente – entra nelle carceri della Cina per portare un messaggio di amicizia e di solidarietà, nella speranza che in un futuro prossimo possa recarvisi di persona, superando così la “grande muraglia” di incomprensioni e di faticoso dialogo.

Scritto per Vatican Insider

 

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