“Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli del campo di concentramento nazista della città polacca di Oświęcim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, e vennero liberati i pochi superstiti. Tale evento e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono al mondo l’orrore di crimini di inaudita efferatezza, commessi nei campi di sterminio creati dalla Germania nazista. Oggi, si celebra il “Giorno della memoria”, in ricordo di tutte le vittime di quei crimini, specialmente dell’annientamento pianificato degli Ebrei, e in onore di quanti, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati, opponendosi alla follia omicida. Con animo commosso pensiamo alle innumerevoli vittime di un cieco odio razziale e religioso, che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte in quei luoghi aberranti e disumani. La memoria di tali fatti, in particolare del dramma della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, susciti un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona, perché tutti gli uomini si percepiscano una sola grande famiglia. Dio onnipotente illumini i cuori e le menti, affinché non si ripetano più tali tragedie!” (Benedetto XVI, Udienza Generale 27 gennaio 2010).
Dal “Diario” di Etty Hillesum, scrittrice olandese e giovane donna ebrea morta ad Auschwitz. In una delle ultime lettere inviate dal campo di concentramento scrisse:
“Mi hai resa così ricca, mio Dio. Lasciami dispensare anche agli altri questa ricchezza a piene mani. La mia vita è diventata un colloquio ininterrotto con Te, mio Dio, un unico grande colloquio. A volte, quando me ne sto in un angolino del campo con i piedi piantati sulla tua terra e gli occhi rivolti al tuo cielo, le lacrime mi scorrono in faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche la sera quando sono coricata e riposo in Te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi scorrono in faccia e questa è ormai la mia preghiera. Sono molto, molto stanca, già da diversi giorni, ma anche questo passerà. Tutto avviene secondo un ritmo profondo che bisognerebbe imparare ad ascoltare e questo imparare ad ascoltare è la cosa più importante che si possa fare in questa vita. Io non combatto contro di Te, mio Dio. Tutta la mia vita è un unico grande colloquio con Te. Forse non diventerò mai una grande artista come in fondo vorrei, ma mi sento già fin troppo al sicuro con Te. A volte vorrei comporre delle piccole massime o scrivere storie appassionanti, ma poi mi ritrovo pienamente in una sola parola: Dio, e questa parola contiene tutto e allora non ho più bisogno di dire altre cose. E la mia forza creatrice si tramuta in un colloquio interiore con Te e le ondate del cuore sono diventate via via lunghe e mosse, ma insieme anche tranquille. E mi sembra che la mia ricchezza interiore continuamente cresca ancora”.