Il trionfo della semplicità


Semplice, decisa e fedele alla scelta vocazionale della propria vita. Continua a presentarsi così la giovane suorina siciliana che ha conquistato, meritatamente, il premio “The Voice”, nel corso della trasmissione canora andata in onda su Rai Due in questi ultimi due mesi. Le luci dei riflettori – né tanto meno le polemiche che l’hanno accompagnata fin dalla sua prima apparizione televisiva – non hanno deformato il volto pulito e gioviale di suor Cristina Scuccia, appartenente alla Congregazione delle Orsoline, che – senza preventivarne l’esito – ha catturato l’attenzione dei media internazionali, infiammando il web e i grandi social network che continuano (chi a favore e chi contro) a parlare di lei.

Significativa l’immagine scelta dal quotidiano Avvenire che ritrae, in prima pagina, la 25enne ragusana con in mano due trofei: il premio “The Voice” e la “Croce” pettorale del suo abito da religiosa. Un’ostensione – pensa qualcuno – che mescola il sacro con il profano, oppure – secondo il parere di altri – il valore umano e divino della presenza di Cristo sulla terra, che non si è posto il problema di venire ad abitare la nostra miseria! Un crogiuolo, insomma, di critiche e consensi il cui benefico effetto è certamente quello di aver rimesso in discussione il valore della nostra fede e la scelta di testimoniarla anche tra le pareti di uno studio televisivo.

Che ci azzeccava la preghiera del “Padre Nostro” che la giovane vincitrice ha deciso, inaspettatamente, di far recitar a tutti gli spettatori presenti nello studio televisivo, dopo avere ricevuto il premio? Ma non era forse questa una di quelle “zone periferiche” dove c’era bisogno che qualcuno finalmente vi entrasse con il coraggio di chi non teme di dirsi cristiano? “Voglio che Gesù entri qua dentro”, ha detto suor Cristina motivando il senso di quella preghiera. Papa Francesco, del resto, non fa che ripeterlo: “Cari amici… Non abbiate paura di essere gioiosi! Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie della vita e annunciare il Vangelo. Non abbiate paura della gioia. Gioia e coraggio!” (luglio 2013).

Trent’anni fa, in un altro studio televisivo – quello di Rai Uno, che ospitava il seguitissimo programma condotto da Raffaella Carrà, “Pronto, Raffaella” – fu madre Teresa di Calcutta a recitare, al termine di una intervista, una preghiera. “Diciamo una piccola preghiera per i poveri del mondo”, disse Madre Teresa prima di salutare i telespettatori. Se – oggi purtroppo – in alcuni programmi televisivi c’è il discutibile costume di bestemmiare, perché in altri non si dovrebbe poter pregare?

La scelta di suor Cristina Scuccia – quella cioè di aver preso parte a un programma televisivo – come dicevamo prima non ha ancora messo d’accordo tutti, e le considerazioni di tutti vanno certamente rispettate e ponderate. Sarà il tempo a spiegarci il senso delle obiezioni o dei consensi, che, a torto o ragione, oggi potrebbero determinare una svolta anche nel modo di fare televisione.

Scritto per Vatican Insider

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