A Dublino il cardinale Ouellet per due ore con le vittime di abusi


Giornata ricca di eventi per il 50° Congresso Eucaristico Internazionale – Iec 2012 che si svolge in questi giorni a Dublino. Papa Benedetto XVI al termine dell’Udienza Generale, da Roma ha rivolto, infatti, un particolare saluto alla Chiesa irlandese impegnata fino a domenica prossima nei lavori del Congresso sul tema: “L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi”. “Numerosi Vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici provenienti dai diversi Continenti – riferisce il Pontefice – prendono parte a questo importante evento ecclesiale. E’ una preziosa occasione per riaffermare la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa. Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’Altare con il supremo Sacrificio di amore della Croce si dona a noi, si fa nostro cibo per assimilarci a Lui, per farci entrare in comunione con Lui. E attraverso questa comunione siamo uniti anche tra di noi, diventiamo una cosa sola in Lui, membra gli uni degli altri”.

Un altro momento importante cha ha segnato la terza giornata congressuale è stato il pellegrinaggio che il legato pontificio, il card. Marc Ouellet, ha svolto nel Santuario “Purgatorio di San Patrizio”, presso il lago Lough Derg, nel Nord dell’Irlanda, dove da oltre un millennio numerosi pellegrini vanno a chiedere perdono a Dio. In questo particolare luogo di riconciliazione mons. Ouellet ha incontrato – per espresso desiderio del Pontefice – un gruppo di persone vittime di abusi sessuali.
Il legato pontificio, accompagnato dal nunzio apostolico irlandese, mons. Charles John Brown, nelle due ore di colloquio privato (dove i presenti hanno anche parlato della loro drammatica esperienza personale), ha assicurato alle vittime la vicinanza del Papa, il dolore e l’orrore per quanto compiuto all’interno della Chiesa d’Irlanda. Marc Ouellet ha celebrato la Messa nella basilica di St. Patrick e nel corso dell’omelia ha dichiarato: “Papa Benedetto XVI mi ha chiesto, come suo legato pontificio, di venire a Lough Derg e chiedere perdono a Dio per i tempi in cui membri della Chiesa hanno abusato sessualmente di bambini, non solo in Irlanda, ma ovunque nella Chiesa”. “Vengo qui – ha aggiunto il Presule – con il preciso intento di cercare il perdono di Dio e delle vittime, per il grave peccato di abuso sessuale sui bambini compiuto dai chierici. Abbiamo imparato nel corso degli ultimi decenni quanto dolore e quanta disperazione hanno causato gli abusi alle migliaia di vittime”. Le parole espresse dal legato pontificio sono chiarissime, e lo sono ancor di più nel momento in cui Ouellet fa esplicito riferimento all’inadeguatezza e all’inefficienza di alcune autorità ecclesiastiche nel gestire la criminale e vergognosa situazione riguardante gli abusi: “Abbiamo imparato anche che la risposta a questi crimini data da alcune autorità della Chiesa è stata spesso inadeguata e inefficiente per fermare i crimini, nonostante le chiare indicazioni contenute nel Codice di diritto canonico”.
“In nome della Chiesa – ha quindi proseguito il rappresentante del Papa a Dublino – chiedo scusa ancora una volta alle vittime, alcune delle quali ho incontrato qui a Lough Derg”. “Ripeto qui ciò che il Santo Padre ha detto alle vittime nella sua Lettera ai cattolici d’Irlanda: «È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo. Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza»”. “La tragedia degli abusi sessuali su minori” – afferma, infine, il card. Marc Ouellet – se compiuti da membri del clero, è fonte di grande vergogna e lo scandalo è enorme”.

Riguardo al tema della terza giornata congressuale, “Il Sacerdozio e il Ministero al Servizio della Comunione”, Suor Conchita McDonnell, presidente del Cori (Conferenza delle religiose d’Irlanda), ha ricordato come la chiamata alla vita consacrata sia innanzitutto un dono immeritato. Suor Conchita ha sottolineato anche l’importanza fondamentale di vivere in una comunità nutrita e sostenuta dalla celebrazione dell’Eucaristia da vivere ogni giorno.

Un’altra importante testimonianza è stata dettata del card. Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa, Honduras. Nel corso della sua omelia mons. Maradiaga ha affrontato il tema del sacerdozio e del ministero attraverso la figura di Sant’Antonio da Padova ( di cui veniva celebrata la memoria). Questo santo “ci ha insegnato, come dice la dottrina della Chiesa, che l’Eucaristia è prima di tutto un dono del Signore di cui il sacerdote non è il proprietario, ma il servo. Il mistero dell’amore si rinnova ogni giorno nella Santa Messa attraverso il ministero del sacerdote”. Oggi non ci sono le eresie come quelle affrontate da sant’Antonio, piuttosto – conclude Maradiaga – prevalgono “la prassi e l’indifferenza”. Così “la sacra Eucaristia viene semplicemente ignorata e non occupa un posto importante per la grande maggioranza delle persone”. Dunque lo “scopo di un Congresso Eucaristico Internazionale è di aiutarci a vivere meglio ogni giorno la fede della Chiesa nel Santissimo Sacramento”, “a dare al Sacramento dell‘altare un posto più centrale nella nostra vita”.

Fra le 20 mila le persone giunte da tutto il mondo in Irlanda per prendere parte al Congresso vi è anche una rappresentanza di cristiani del Medio Oriente, provenienti in particolare da Giordania, Palestina e Israele accompagnata da Mons. William Shomali , vescovo ausiliare del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini.

Ai microfoni di Radiovaticana mons. Shomali dichiara: “Siamo consci dell’importanza di essere presenti, come Terra Santa, in Irlanda, soprattutto in questo momento. Confesso che non era facile organizzare un pellegrinaggio per venire qui: solo per ottenere il visto per i nostri cristiani palestinesi e giordani è stato veramente un dramma, una cosa molto difficile. Tante richieste e molto tempo per averlo, ma abbiamo deciso comunque di venire”.

(Scritto per Korazym.org)

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