Milano accoglie il Papa "col cuore in mano"


Decine di migliaia di famiglie, provenienti da ogni parte del mondo, colorano con il loro entusiasmo la grande metropoli lombarda. Milano, la diocesi più grande d’Europa, è vestita a festa, le sue porte – recita uno dei grandi manifesti collocati nel centro urbano – sono aperte al mondo. Vie, piazze, luoghi di ritrovo, in uno splendido colpo d’occhio, raccontano l’armonia e l’entusiasmo di numerosissimi genitori (con a seguito i propri figli) fieri di prendere parte a questo VII Incontro Mondiale delle Famiglie.
I lavori del Congresso teologico-pastorale si stanno svolgendo negli spazi di Fieramilanocity (11 padiglioni per un totale di 125.000 metri quadrati espositivi coperti, localizzati nel cuore della città). Tra vescovi, sacerdoti, teologi e addetti ai lavori – in un andirivieni di passeggini – papà e mamme, rappresentanti dei cinque continenti, accompagnano velocemente i propri figli nel padiglione della fiera riservato al “Congresso dei ragazzi”, poi – dopo le ultime raccomandazioni rivolte ai piccoli e un abbraccio – anche gli adulti prendono posto per assistere ai lavori congressuali.

Oggi, l’attenzione e l’accoglienza festosa delle famiglie cattoliche è riservata tutta a Papa Benedetto XVI. Il Santo Padre lascia in elicottero il Vaticano alla volta di Milano dove si reca in visita pastorale all’arcidiocesi ambrosiana e in occasione della grande kermesse milanese. In rappresentanza del Governo italiano il Pontefice viene accolto dal Ministro Andrea Riccardi.
Nella gremitissima Piazza Duomo le famiglie di tutto il mondo e in modo particolare i milanesi salutano il Pontefice con fragorosi applausi e ovazioni. Tra due ali di folla i Papa raccoglie il festoso abbraccio della gente; mani protese da ogni dove per scattare una foto, sventolio di bandiere e striscioni colorati; in tanti si avvicinano alla papamobile per porgere al Pontefice i propri bambini da benedire, e Benedetto XVI non si sottrae a questi gesti di tenerezza che accendono l’entusiasmo della folla.
Qui, ad attendere il Successore di Pietro, non ci sono “corvi” né fughe di notizie riservate (al massimo qualche palloncino sfuggito al controllo dei più piccoli); c’è solo la semplicità e l’armonia della gente comune che desidera ascoltare le parole del Papa, di “questo Papa”, il più lontano possibile da polemiche e veleni vari che hanno, già da tempo, superato i limiti della dignità e del decoro.

“La storia e i destini di questa «terra di mezzo» (Mediolanum) – afferma l’Arcivescovo di Milano, mons. Angelo Scola, durante il suo saluto iniziale al Papa – sono impegnati da un solido intreccio di cristianesimo e civiltà. Lungo i secoli è maturata la fisionomia di un popolo laborioso, accogliente, generoso. Un popolo fiero della sua singolarità, alimentata e custodita dal rito ambrosiano. Questi tratti continuano, come un fiume carsico, ad irrorare il terreno della comunità cristiana e della società civile, anche in questo tempo di grande travaglio”.

Benedetto XVI all’inizio del suo discorso utilizza l’immagine del Duomo, l’imponente monumento simbolo della Città, per descrivere Milano come crocevia di popoli e di culture. “Con la sua selva di guglie esso invita a guardare in alto, a Dio. Proprio tale slancio verso il cielo ha sempre caratterizzato Milano e le ha permesso nel tempo di rispondere con frutto alla sua vocazione… La città ha così saputo coniugare sapientemente l’orgoglio per la propria identità con la capacità di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto. Ancora oggi, Milano è chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l’Italia”.

Nel porgere il suo saluto alle autorità e ai rappresentanti delle famiglie che prendono parte al VII Incontro Mondiale, Benedetto XVI non dimentica quanti hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni: alle persone sole o in difficoltà, ai disoccupati, agli ammalati, ai carcerati, a quanti sono privi di una casa o dell’indispensabile per vivere una vita dignitosa. “Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli e sorelle – afferma il Pontefice – l’interessamento solidale e costante della collettività. A tale proposito, mi compiaccio di quanto la Diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all’intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, che sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera e per le quali invito, ancora una volta, ad una generosa solidarietà”.

Benedetto XVI ricorda gli importanti legami tra la comunità ambrosiana, la Chiesa di Roma e il Successore di Pietro grazie alla particolare azione pastorale sostenuta da sant’Ambrogio: “La saggezza pastorale e il magistero di Ambrogio sull’ortodossia della fede e sulla vita cristiana lasceranno un’impronta indelebile nella Chiesa universale e, in particolare, segneranno la Chiesa di Milano, che non ha mai cessato di coltivarne la memoria e di conservarne lo spirito. La Chiesa ambrosiana, custodendo le prerogative del suo rito e le espressioni proprie dell’unica fede, è chiamata a vivere in pienezza la cattolicità della Chiesa una, a testimoniarla e a contribuire ad arricchirla”.

Il Pontefice ricorda poi altri illustri pastori che hanno impreziosito con la loro santità e la loro dottrina la Chiesa di Milano, primi fra tutti – oltre a sant’Ambrogio – la figura di san Carlo Borromeo che applicò tenacemente e con rigore la riforma tridentina creando istituzioni rinnovatrici come quella dei Seminari, distinguendosi per la sua sconfinata carità pastorale e austerità di vita; tra le altre, le figure autorevoli del beato card. Andrea Carlo Ferrari e del beato card. Alfredo Ildefonso Schuster; infine i due Arcivescovi di Milano che divennero Pontefici: Achille Ratti, Papa Pio XI e il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, Paolo VI. “Tra tutti – aggiunge Benedetto XVI – voglio oggi ricordare, proprio pensando alle famiglie, santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre, donna impegnata nell’ambito ecclesiale e civile, che fece splendere la bellezza e la gioia della fede, della speranza e della carità”.

Considerata la profonda ricchezza culturale, artistica, musicale e il tesoro di fede radicati nella metropoli lombarda, il Papa invita i milanesi eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, ad impegnarsi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione. “Voi ben sapete – afferma il Pontefice al termine del suo discorso – quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico «ben essere», a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo”.

Terminato il discorso del Pontefice, la folla – in un sano delirio e tripudio di festa – applaude il Successore di Pietro, mentre in sottofondo il gruppo bandistico della Polizia Municipale di Milano intona l’inno per antonomasia della metropoli lombarda, il canto popolare “O mia bela Madunina”.

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