Un articolo di giornale nella preghiera ufficiale della Chiesa


garridoNon era mai capitato prima d’ora che un articolo di giornale entrasse a far parte ufficialmente nel canone liturgico della Chiesa cattolica. Si tratta di un articolo pubblicato sull’agenzia Prensa Asociada l’8 aprile 1963 e firmato da Manuel Lozano Garrido, giornalista laico, beatificato il 12 giugno 2010.

Lolo (così veniva chiamato Manuel Garrido) nacque a Linares, nella provincia di Jaén (Spagna) il 9 agosto del 1920. All’età di 22 anni, a causa di una paralisi progressiva, fu costretto a vivere per 28 anni su una sedia a rotelle. Lolo, nonostante tutto, continuò a svolgere la professione giornalistica fino a che il fisico glielo permise. Perduto l’uso della mano destra imparò a scrivere con la sinistra, e quando la malattia degenerò anche l’arto sinistro iniziò ad utilizzare il registratore. Negli ultimi nove anni di vita, Lolo perdette anche la vista.

Adesso, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha stabilito che il 3 novembre, giorno della memoria liturgica del beato Manuel Lozano Garrido, si potrà leggere durante la preghiera dell’Ufficio delle Letture un articolo del primo giornalista laico che ha raggiunto gli onori degli altari.

L’articolo, “Preghiera di fronte a una mano forata”, fu scritto da Lolo Garrido negli anni in cui era ormai quasi del tutto paralizzato. Garrido, accortosi che in una delle mani del Crocifisso posto sul suo letto il chiodo si era allentato, lo stacco dalla parete e scrisse: ‘La verità è che mai, Gesù, mi sono visto tanto vicino alla tua figura. Siamo così vicini che mi è venuto in mente che i fori delle tue mani sono buone lenti, le migliori, per vedere e certificare la verità del mondo. […] Ciò che si vede è un mondo come in bilico, e visto che lo stiamo guardando da una finestra tonda si nota subito la verità della tua offerta nei confronti degli uomini, quella sensazione di un cielo con gradini in cui tutti salgono dando la mano a un fratello maggiore’.

Manuel Lozano Garrido morì il 3 di novembre del 1971. Nonostante la malattia gli avesse procurato notevoli sofferenze fisiche, di lui fu detto: ‘incontrarlo era un’oasi di pace, di vita interiore, di fede, e questo è stato un’impronta forte’.

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