Monsignore… ma non troppo


“Don Camillo monsignore… ma non troppo” era il titolo del quarto episodio della famosa saga di Don Camillo e Peppone, diretto da Carmine Gallone e tratto dai racconti di Giovannino Guareschi, ma è anche l’apertura di un articolo comparso sul quotidiano “La Nuova Venezia” a firma di Nadia De Lazzari in questi giorni. A Venezia – ci scherza su qualche sacerdote – il “Monsignore… ma non troppo” è diventato un vero e proprio decreto diocesano!

Seguendo, infatti, la linea della sobrietà e del servizio, e nel rispetto delle norme canoniche stabilite dalla Chiesa, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha firmato recentemente un provvedimento che riserva il titolo di “monsignore” solo ai sacerdoti che hanno ricevuto una onorificenza pontificia direttamente dal Papa; mentre tutti gli altri componenti del clero diocesano, manterranno il semplice “don”.

Una scelta, questa, che ha lasciato alcuni sacerdoti ed ex “monsignori” scontenti, anche se in Curia si tende a precisare che sull’utilizzo dei titoli ecclesiastici non c’è in atto una manovra di retrocessione ma “una rigorosa revisione che rientra nella linea di sobrietà di papa Francesco”.

Già da alcuni mesi il Patriarca di Venezia, nel corso di alcune assemblee diocesane, aveva iniziato a sostituire il titolo di “monsignore” con quello di “don”, e in modo particolare nel corso di una importante e recente riunione, per annunciare i nuovi componenti della Curia; nomine – precisa Moraglia – pensate anche nell’ottica di una gestione collegiale e condivisa, sempre in funzione del progetto pastorale diocesano. “La Curia – ha aggiunto – non è un luogo di privilegio ma un luogo di servizio, in cui ognuno è chiamato a servire la comunità diocesana sul territorio. La Curia non è fine a se stessa, è un mezzo; il fine è sempre il bene delle anime“ (Zenit).

A proposito del titolo ecclesiastico in questione, alcuni sacerdoti hanno rintracciato delle fonti storiche riportate da “La Nuova Venezia”. Mons. – anzi “don” – Giuseppe Camilotto, arciprete della Basilica di San Marco, spiega che «Nel 1860 papa Pio IX ha concesso il titolo di Protonotari Apostolici ai canonici residenziali e onorari di San Marco e ai loro successori. Concessione mai abrogata». Ancora: «Nel 1969 la Segreteria di Stato di Sua Santità Paolo VI ha emanato un’Istruzione circa le vesti, i titoli … dei prelati di ordine minore. Al numero 26 si legge: “I Protonotari Apostolici soprannumerari, cioè i canonici di San Marco, possono fregiarsi del titolo di Monsignore preceduto da Reverendo”. Qualsiasi decisione», continua l’arciprete, «di abolire il titolo non è fattibile secundum jus». Una scelta, dunque, che secondo don Camilotto andrebbe riproposta alla Congregazione per il Clero.

Mentre a Venezia si discute sul titolo di monsignore, a Padova, uno studente in ingegneria di diciannove anni Stefano Cabizza, (chiamiamolo pure scherzo del destino o provvidenziale chiarimento) riceve a sorpresa la telefonata del Papa, raccontata dal giovane in questi termini: «“Pronto!”. “Sono Papa Francesco, diamoci del tu”. “Credi che gli apostoli dessero del Lei a Gesù, o lo chiamassero Sua eccellenza? Erano amici come lo siamo adesso io e te, ed io agli amici sono abituato a dare del Tu”».

Fonte della notizia rielaborata e diffusa con il presente articolo:«La Nuova Venezia», articolo di Nadia De Lazzari “La risposta dei “don”: «Il Patriarca non può abolire il titolo di monsignore»” del 14 agosto 2013, contenente l’intervista realizzata da Nadia De Lazzari a Mons. Camilotto della Diocesi di Venezia.

Scritto per Vatican Insider

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