L’Arcivescovo di Palermo scrive ai giovani: «Affrontate la vita e il futuro con Cristo e il Vangelo»


Con la semplicità del pastore, o forse dell’amico, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, scrive ai giovani, non per dare consigli o rivolgere loro un’esortazione ma – come precisa lo stesso – per aprire un dialogo con loro.

I tempi – rispetto a pochi decenni fa – sono cambiati, «siamo immersi – afferma Lorefice – in un mondo molto simile ad un fiume senza argini, ad una terra priva di punti di riferimento», prima «tutto era molto più stabile e definito: ruoli, compiti, istituzioni. C’era più sicurezza, ma c’era anche poco spazio per l’espressione dei singoli, si dava poco rilievo alle relazioni interpersonali». E così, nel tentativo di recuperare l’importante aspetto relazionale con i più giovani, Lorefice decide di raccontarsi.

Irrequieto e dal carattere forte, esigente con la vita e poco incline alle mezze misure, don Corrado è il più piccolo dei figli della famiglia Lorefice; «la mia giovinezza – scrive – è stata segnata da una ricerca radicale. Sono stato travolto da un’esperienza decisiva, da una passione. Benedetto XVI non esita a chiamarla eros: l’eros di Dio, che è Cristo Gesù. In lui ho trovato l’amico, il compagno che sa rispettare e condividere gioie e fatiche del cammino della vita».

Gli anni sessanta – nel cammino di vita del giovane Lorefice – rappresentano il tempo del cambiamento culturale ed ecclesiale. Sono, infatti, gli anni del Concilio Vaticano II «evento – precisa l’Arcivescovo – decisivo per me, per la chiesa, per l’umanità, evento i cui semi devono

ancora maturare in pienezza», momento storico dove «la chiesa si definì dialogo accogliente e rigenerante con ogni donna e uomo di buona volontà». Oggi, però – precisa Lorefice – le cose sembrano diverse, «quei giovani che noi eravamo, e che ora son diventati adulti o addirittura anziani, hanno spesso perso o tradito quelle speranze. La nostra alba sembra essersi mutata in tramonto. […] Ci troviamo in mano un pianeta molto più deteriorato, ingiusto, pieno di squilibri, sfregiato dal presunto progresso: un mondo ferito e in pericolo».

Tuttavia don Corrado trova le parole giuste per spronare i giovani a non fermarsi e ad andare avanti, raccontando quanto sia stato importante, nella sua esperienza personale, l’incontro con Cristo e il suo Vangelo. Una fierezza dell’essere cristiani cresciuta anche attraverso le letture e lo studio di alcuni testimoni della fede, come Dietrich Bonhoeffer, il teologo protestante morto nel 1945 nel campo di concentramento nazista di Flossenbürg, o Etty Hillesum, scrittrice olandese morta ad Auschwitz nel novembre del 1943. Giovani – scrive Lorefice – «che avevano scelto la fede non come consolazione, come rifugio, come porta dell’intimità, ma bensì quale pura via dell’umanità, dell’essere umani», e di cui oggi abbiamo bisogno. Ma c’è ancora un altro giovane che ritorna tra i ricordi dell’Arcivescovo, ed è la figura di san Francesco d’Assisi.

Nella lettera che Lorefice rivolge ai giovani c’è spazio anche per alcune testimonianze di conversione e di fede, che sono state per don Corrado motivo di riflessione, come il racconto di un giovane operaio di Modica, caduto da una impalcatura e rimasto paralizzato, che attraverso la sofferenza e la malattia imparò ad avvicinarsi al Signore.

Non poteva poi mancare uno dei ricordi più importanti nella vita di Lorefice: l’incontro con don Pino Puglisi avvenuto negli anni ’80.

Al termine della lettera, l’Arcivescovo esorta i giovani a non trascurare l’attenzione verso la politica, intesa come «amore per la città degli uomini». «Negli anni della mia formazione – prosegue Lorefice –, studiando la figura di un grande uomo politico divenuto un grande monaco – Giuseppe Dossetti –, mi sono reso conto che non c’è salvaguardia e unificazione dell’umano fuori dalla città […]. Lì dove c’è il povero escluso, il migrante cacciato, lì dove i corpi sono mercificati e scartati, lì dove la periferia della città diventa “periferia esistenziale”, lì siamo e siete attesi».

Infine, con inequivocabile chiarezza evangelica, Lorefice conclude la lettera ai giovani affidando loro un compito: «Carissimi, affrontate la vita e il futuro con Cristo, con il Vangelo. […] Leggete, riscoprite il Vangelo! Una pagina al giorno sia una fedeltà a cui non venire meno», per riscoprire – termina don Corrado – «l’Eucaristia! …La realtà più bella della Storia».

Foto di Antonino Di Giovanni

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