Francesco e Gerusalemme. Sfida religiosa e politica


rec_lorigaIl nuovo libro di Paolo Lòriga, «Francesco e Gerusalemme. Sfida religiosa e politica», edito da Città Nuova (2014), offre numerosi spunti di riflessione sulla drammatica e annosa questione della pace in Medio Oriente, e nello stesso tempo presenta al lettore i dettagli della scelta religiosa e politica compiuta da Papa Francesco, che – attraverso una serie di approcci diplomatici con i leader politici e religiosi del territorio mediorientale – sceglie di intervenire in prima persona per aprire uno spiraglio di speranza e di pace. Paolo Lòriga, giornalista e caporedattore della rivista Città Nuova, racconta nel suo libro tutti i momenti principali che hanno reso possibile la visita di papa Francesco in Terra Santa e il successivo incontro tra Abu Mazen e Shimon Peres in Vaticano. «Bergoglio – scrive Lòriga – si muove nel solco già tracciato da Giovanni Paolo II, che ricordava come il rapporto con l’ebraismo fosse intrinseco e non estrinseco alla Chiesa stessa. Risponde a questa logica la collocazione istituzionale di una tale peculiarità. La Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo è infatti inclusa all’interno del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e ha il chiaro scopo di manifestare la vicinanza tra cattolici ed ebrei».

L’autore ritiene che il cosiddetto «effetto Francesco» si sia riprodotto, quasi inspiegabilmente, negli scenari più variegati; un Pontefice – «Personalità dell’anno», secondo il Time nel 2013 – nuovo protagonista della scena mondiale che ha catturato così tanta attenzione, da vecchi e giovani, fedeli e non. Francesco – scrive Lòriga – si muove sicuro sin dai primi passi. «Ma non è certo un Papa eterodiretto, condizionato da porporati e conferenze epi­scopali. Nessuno lo dubita. Anche perché il diretto interessato offre quotidiana prova di totale libertà e di felici intuizioni. Le sue innovazioni riguardo allo stile nei rapporti e all’approccio ai problemi stupiscono gran parte del collegio degli elettori».

Papa Francesco diventa, così, l’artefice di un campagna di mobilitazione a favore del Medio Oriente, e sceglie – non a caso – Gerusalemme come meta del suo primo viaggio internazionale. La presenza del Papa in Terra Santa, dal 24 al 26 maggio 2014, coincide con il cinquantesimo anniversario dello storico abbraccio tra Paolo VI e il patriarca Atenagora. Lòriga, da attento ed esperto giornalista, descrive con dovizia di particolari tutti i momenti salienti, i gesti, le parole, e il contorno di valutazioni della tre giorni nella Terra di Canaan donata da Dio all’uomo e da sempre teatro di incomprensioni e violenti conflitti. Cinquant’anni dopo, anche su Papa Francesco e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I si raccolgono i riflettori e le agenzie d’informazione di tutto il mondo. A tal proposito Paolo Lòriga commenta: «S’è chiusa una giornata storica, s’è aperta una prospettiva incoraggiante. Altro che celebrazione del cinquantesimo anniversario con la testa rivolta indietro, nella nostalgia del passato! La ricorrenza è diventata ciò che i due protagonisti desideravano e che le sfide odierne impongono, ovvero un’occasione solenne e, se si vuole, mediatica per testimoniare l’unità d’anima e d’inten­ti maturata tra il Papa e il Patriarca ecumenico. Le Chiese e le comunità cristiane per la prima volta sono riunite in una celebrazione comune pubblica, durante la quale hanno pregato as­sieme. Dai due interventi si ricava inoltre la comune intenzione di spostare l’asse del cammino ecumenico verso nuove frontiere».

In «Francesco e Gerusalemme. Sfida religiosa e politica», l’autore racconta anche l’incontro tra Abu Mazen, leader dell’autorità palestinese, e Shimon Peres, presidente israeliano, svoltosi in Vaticano su invito di Francesco, insieme al Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Anche in questa occasione l’autore si ferma a descrivere il particolare e inedito incontro avvenuto nei Giardini vaticani. Ma vi sono alcuni dettagli, che Lòriga propone nel suo libro, davvero significativi, che – molto di più di ogni altra parola – spiegano il clima di amicizia che Papa Francesco ha voluto suggerire ai suoi ospiti. Dopo un breve incontro con il Pontefice i quattro leader escono assieme dalla Residenza di Santa Marta per dirigersi alla volta dei Giardini vaticani dove si svolgerà un momento celebrativo per chiedere il dono della pace fra i popoli d’Israele e della Palestina. «Immaginiamo – scrive Lòriga – che, per la comodità di tutti, alcune macchine saranno pronte per condurli a destinazione. Invece fa irruzione sulla scena un mezzo che non ha nulla a che vedere con auto blu di alta gamma, magari blindate. È semplicemente un pulmino, per giunta bianco, uno di quelli, spartani, in dotazione a tante parrocchie. La trovata vatica­na sembra solo simpatica, mentre in realtà rivela uno dei connotati di fondo delle scelte di Francesco, ovvero la cultura dell’incontro e la centralità delle relazioni interpersonali. La “diplomazia del pulmino bianco” entra così in azione. Il sedile al centro è stato girato di 180 gradi, in modo da ricreare una sorta di salotto su ruote. Vi salgono tutti e quattro, più padre Pizzaballa [Custode di Terra Santa, ndr]. Il tragitto, pur breve, asseconda le intenzioni papali: conoscersi, parlarsi, sta­re vicini, procedere assieme. Non ha trovato posto la fredda logica della diplomazia. Il pulmino restituisce umanità alla politica».

Nonostante queste importanti premesse, ben raccontate nel libro, purtroppo non possiamo dire che, a tutt’oggi, tra israeliani e palestinesi sia stata sancita una vera e propria pace. Alcuni giorni dopo l’incontro in Vaticano tra Abu Mazen e Shimon Peres, infatti, sono ripresi gli scontri e la situazione tra israeliani e palestinesi rimane ancora molto instabile. Paolo Lòriga conclude le pagine del suo libro raccontando le successive esortazioni rivolte da Papa Francesco ai responsabili politici locali e internazionali, a «non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e con­seguire la pace desiderata per il bene di tutti». Il Pontefice – pur continuando a scommettere sull’efficacia dei rapporti interpersonali – apre nuove opportunità di dialogo a livello religioso ed ecumenico. «Bergoglio – dichiara, infine, Lòriga – non perde occasione per continuare a lavorare in favore della pace in Medio Oriente. Se qualcuno ha ritenuto che la guerra divampata in luglio e agosto tra Israele e Hamas abbia fiaccato la sua determinazione, vuol dire che non conosce la tempra del navigato argentino. La preghiera nei Giardini vaticani, per lui, resta basilare. Resta un fatto. Un fatto che ha avviato un processo dal quale non si torna indietro. E sul quale proseguire a tessere la trama della pace con un lavoro senza sosta. Almeno da parte sua».

Paolo Lòriga, «Francesco e Gerusalemme. Sfida religiosa e politica», Città Nuova, 2014, pp. 140.

Scritto per Vatican Insider

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