I 10 Comandamenti preferiamo studiarli dal Catechismo


Foto: RaiPlay

La performance di Roberto Benigni sui «Dieci Comandamenti» – una replica andata in onda per la prima volta nel 2014 – ha raccolto in questi giorni tanti apprezzamenti, anche se il numero degli spettatori, trattandosi di una replica, è stato inferiore rispetto ai 10 milioni contati sei anni fa.

Dal punto di vista dei contenuti, tuttavia, avremmo qualcosa da dire!

La maggior parte delle interpretazioni scritturistiche offerte da Benigni nella sua performance non sono state del tutto corrette dal punto di vista dottrinale, almeno dal punto di vista della fede cattolica. Benigni, del resto, rivela da subito la fonte religiosa che lo ha ispirato, nella persona del teologo valdese Paolo Ricca. Dunque la spiegazione sui Dieci comandamenti proposta da Benigni è di matrice cristiana-valdese (confessione protestante calvinista).

Non vogliamo rimproverare Benigni per aver scelto un testo valdese per parlare dei Dieci Comandamenti (ognuno è libero di fare ciò che vuole), ma non si può nemmeno accettare che nella “patria del cattolicesimo” ci si scagli contro la Chiesa e i suoi ministri, screditandoli e tacciandoli di sessuofobia!

Benigni, infatti, nel commentare il sesto comandamento accusa la Chiesa (seppur con allegra giocosità) di averne cambiato arbitrariamente il significato: da “Non commettere adulterio” a “Non commettere atti impuri”; e con analoga gaiezza Benigni scherzosamente dice che si potrebbe chiedere un risarcimento alla Chiesa per tutte quelle volte che al Benigni adolescente è stato “intimato” il rispetto di questo particolare comandamento che riguarda anche il valore della purezza e l’integrità del dono di sé.

Basterà consultare il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 2331-2400) per rendersi conto dell’importanza di questo comandamento e delle “ampie” motivazioni, spiegazioni e considerazioni in esso proposte. È dunque chiaro che, relativamente alla spiegazione di questo comandamento, per i milioni di spettatori che hanno applaudito Roberto Benigni, la conclusione è stata una: “La Chiesa e i preti ci nascondono sempre qualcosa!”, un dubbio, o meglio un ridondante luogo comune, che non convince!

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