Gli eredi dei Magi


La copertina del Messaggero di Sant’Antonio

Il Messaggero di Sant’Antonio del mese di settembre s’inoltra nel cuore dell’Iran, alla scoperta del culto monoteista tra i più antichi della storia: lo zoroastrismo. Il reportage, firmato da Antonio Oleari, ripercorre – attraverso la testimonianza di Ramin, uno studente universitario che vive nella periferia di Yazd, Iran centrale – le tappe principali dell’antichissimo culto zoroastriano che proprio in quest’area ha avuto origine quasi 4 mila anni fa.

Di Zarathustra – il profeta che iniziò ad operare (secondo alcuni studiosi nel 630 d.C.) nell’Iran orientale – ci parla l’Avesta, il libro sacro della religione zoroastriana (oggi Parsismo), che intorno al 226-651 d.C. fu rispettata come religione di Stato nei territori dell’Iran. Dopo la morte di Maometto (632), però, la religione islamica si oppose alle pratiche religiose zarathustriane, il Parsismo non ebbe più diritto di cittadinanza e i suoi fedeli furono costretti ad espatriare.

In Iran – scrive Oleari – «lo zoroastrismo è qualcosa di più di un semplice culto, è il fondamento ideologico insieme a cui preservare antiche pratiche presenti in quest’area molto prima dell’islam». Con l’arrivo dei musulmani – precisa infatti Oleari – «lo zoroastrismo fu osteggiato e i suoi fedeli costretti alla conversione. Molti di loro si rifugiarono in India, dove diedero vita alla comunità Parsi, oggi assai numerosa. Chi rimase, invece, dovette rinunciare alla propria cultura e persino alla propria lingua, il farsi, forzatamente sostituito con l’arabo». Tuttavia – precisa il giovane Ramin nel reportage del Messaggero di Sant’Antonio – «l’Avesta ci insegna a dimenticare la vendetta. Fin da bambini impariamo che se fai il bene ti torna il bene, se fai il male ti torna il male».

Nelle terre dell’Iran – come ricorda il Messaggero di Sant’Antonio – «vivono circa 20 mila zoroastriani, sono rappresentati in parlamento ma non possono diventare ministri né tantomeno presidenti. Ricevono aiuti dallo Stato (non molti a dire il vero), con i quali finanziano le scuole e le attività dei loro istituti. Il cuore della comunità è l’Ateshkadeh, il tempio, dove si venera una fiamma continuamente alimentata: quello di Yazd è uno dei più grandi di tutto il Paese». Il Signore Saggio (Ahura Mazda) è il nome dato alla divinità creatrice del mondo sensibile e di quello sovrasensibile della religione zoroastriana, ad Ahura Mazda si contrappone il signore del male.

Lo Zoroastrismo o Mazdeismo (“adorazione di Ahura Mazda”), per secoli, fino alla conquista islamica del VII secolo, rappresentò la religione dominante in quasi tutta l’Asia centrale. Tale religione – capace di convivere pacificamente e rispettosamente con altre religioni – è ancora oggi presente, con una minoranza, in Iran, Tagikistan, Azerbaigian e India.

Riconducibile a queste terre è anche la provenienza dei “Magi” che, secondo la tradizione cristiana riportata nei Vangeli, resero omaggio al Bambino Gesù nato a Betlemme. A tal proposito Papa Benedetto XVI, nel libro «L’Infanzia di Gesù» edito da Rizzoli, riferisce che il primo di quattro significati principali «intende con il termine “magi” degli appartenenti alla casta sacerdotale persiana. Nella cultura ellenistica erano considerati come “rappresentanti di una religione” autentica». I Magi a cui fanno riferimento i Vangeli non si occupavano solo di astronomia, erano “sapienti” – precisa Benedetto XVI – «rappresentavano la dinamica dell’andare al di là di sé, intrinseca alle religioni – una dinamica che è ricerca della verità, ricerca del vero Dio […]. Possiamo dire con ragione che essi rappresentano il cammino delle religioni verso Cristo, come anche l’autosuperamento della scienza in vista di Lui».

Scritto per Vatican Insider

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