“Sicurezza”, il significato di una parola fuori dai luoghi comuni


La copertina del libro

La nuova pubblicazione edita dal Messaggero di Padova, “Sicurezza”, di Mauro Cereghini e Michele Nardelli, è un interessante invito a riflettere sul significato della parola «sicurezza, per liberarla dai dettagli semantici e dai luoghi comuni che l’associano alla difesa e all’esclusione, «cogliendo invece – si precisa nella prefazione – la domanda intima e profonda che le soggiace: quella del prendersi cura».

Nelle pagine del testo si prova a ripercorrere la strada che, probabilmente, ci ha condotti «a vedere della sicurezza solo quello che vogliamo, cioè paura e chiusura»; elementi, questi, che possono essere riconosciuti «nelle relazioni internazionali, dove tornano categorie protezionistiche come l’interesse nazionale o il sovranismo, rappresentati visivamente da muri e reticolati alle frontiere».

L’analisi condotta da Mauro Cereghini, ricercatore e formatore sui temi della pace, della mediazione e della cooperazione internazionale, e Michele Nardelli, saggista, dirigente politico, ricercatore sui temi della pace, prende le mosse anche da quelle dinamiche della vita quotidiana presenti nelle nostre città, «dove i richiami alla sicurezza urbana sembrano tradursi solo in politiche di ordine pubblico, separazione ed esclusione. I luoghi pubblici si desertificano, mentre proliferano telecamere e apparati di controllo nella falsa illusione di dare protezione e prevenire il degrado. Invece così le comunità perdono la capacità di interagire e la fiducia tanto nel prossimo quanto nel futuro».

Gli autori del libro non esitano a mettere in luce quell’attualissima ossessione iperprotettiva maturata in questi ultimi anni, «che ha trasformato in pericolo cose un tempo normali, come il tornare a casa da soli dei bambini da scuola, oppure l’andare a giocare nel giardino sotto Casa», e, nello stesso tempo ci si interroga se non sia auspicabile una inversione di rotta, costruendo «nuovi modelli improntati alla sobrietà, al riuso, alle piccole produzioni, all’auto-mutuo aiuto, a un diverso rapporto fra le persone, quelle anziane in primo luogo», favorendo un miglior scambio culturale tra le generazioni.

L’ultimo capitolo del libro, in modo particolare, si occupa di ridare un senso plurale all’idea di sicurezza, «cogliendola come bisogno di pace in un mondo destabilizzato dalla guerra, di certezza del diritto a fronte della crescente precarietà, di incontro mediato con le alterità sempre più evidenti, di ri-costruzione della comunità anziché di esclusione verso le sue parti ritenute devianti». La prospettiva, insomma, di un nuovo umanesimo, consapevole delle tragedie del Novecento, ma capace di rielaborare – attraverso le ferite del passato – uno stile di vita nuovo «capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza», o come scrive Papa Francesco nella enciclica Laudato si’: «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune».

“Sicurezza” di Mauro Cereghini e Michele Nardelli – Edizioni Messaggero Padova 2018, pag. 104

Scritto per Vatican Insider

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