Il tempo del risveglio


Il dipinto di Federico Zandomeneghi “Il risveglio (Femme que s’ètire)”, 1895, Museo Civico Mantova

«A ogni mattino corrisponde un segreto che ancora nessuno conosce, nemmeno noi. Aspetta appena fuori dalla porta, quella della nostra stanza, dove comincia un nuovo giorno, un’altra opportunità per la nostra vita». È l’incipit della catechesi che Daniele La Pera, attraverso le pagine del Messaggero di Sant’Antonio del mese di febbraio, rivolge ai lettori, soprattutto ai più giovani e a chi, in questo tempo carico d’incertezze, cerca lo spiraglio di una luce; e in quale momento della giornata, se non al mattino, è più difficile aprire gli occhi per accogliere un nuovo giorno che chiede di essere vissuto? Anche davanti ad uno specchio – sempre più esigente e difficile da interpretare – non è semplice rispecchiarsi, soprattutto quando è la nostra immagine riflessa a chiedere conto della vita e a pronunciare la sentenza per questo nuovo giorno!

«Talvolta – precisa con schiettezza Daniele La Pera – scorgiamo ciò che altri non potranno mai vedere o fingiamo ciò che non sapranno. Ci riveliamo o ci mascheriamo davanti allo specchio, preparandoci a una giornata che aspettavamo o che avremmo voluto non arrivasse mai».

Dentro quel misterioso desiderio di amare e di essere amati l’anima si riconosce assetata, e trova in Dio il migliore alleato, che difende il senso della nostra esistenza, e «ci dona la possibilità – scrive l’autore – di sorridere allo specchio, di uscire decisi dalla nostra stanza e di imparare minuto dopo minuto, ora dopo ora, a riconoscere il segreto intessuto in questo giorno».

Il mattino è il tempo del risveglio, della promessa e del coraggio che bisogna tirare fuori dopo il momento della notte oscura interiore, «proprio come fecero quelle donne dei vangeli che – chiarisce La Pera –, alle prime luci dell’alba, sfidarono la paura e la conclamata sconfitta, affidandosi a un nuovo giorno, capace di restituire loro la possibilità di amare ancora, il tempo necessario per prendersi cura di ciò che rimaneva di Gesù». Non si può dunque trattenere il sonno e perdere quell’opportunità di riscatto che ci permette di tornare a vivere.

Siamo immersi in un cinismo senza precedenti che ha fatto fuori il Mistero – scrive suor Maria Gloria Riva completando la catechesi proposta dal Messaggero di Sant’Antonio e commentando un dipinto di Federico Zandomeneghi –, ed è grande il desiderio di sentirsi dire: «Dio c’è e ti guida». Il sonno, nel corso dei secoli, è stato parabola della morte, ed «è sintomatico – precisa Riva – come oggi si dorma poco. La vita si è spostata sensibilmente nelle ore notturne, quasi nel tentativo di voler carpire tempo e spazio alla morte, di non volerla affrontare. Zandomeneghi ci nega questo spazio, confinandoci nel risveglio». L’immagine proposta è accattivante e carica di significato, e il commento proposto da Maria Gloria Riva restituisce armonia e desiderio di vitalità al lettore.

I due articoli proposti dal Messaggero di Sant’Antonio risultano convincenti e privi di ridondanza. Una breve citazione dello scrittore Alessandro D’Avenia, infine, conclude compiutamente la riflessione. «Uno degli inviti più pressanti della Bibbia – afferma lo scrittore siciliano –, insieme a “non temere!”, è “veglia!”. Essere presenti a se stessi è l’unico modo di vivere da protagonisti e non da comparse. Lo stato di veglia è l’attenzione, versione profana della preghiera. Senza attenzione e preghiera dormiamo a occhi aperti e non possiamo ricevere i doni che ogni giorno Dio ci fa. A cosa e a chi presti attenzione? Quando trovi un momento per pregare?».

Scritto per Vatican Insider

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