“Deuteronomio”, una Lectio divina popolare


San Girolamo asseriva che: «Colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo». La recente pubblicazione “Deuteronomio”, di Grazia Papola (introduzione e commento), edita dal Messaggero di Padova, prende le mosse da questa importante considerazione. Tra gli intenti principali vi è anche il desiderio di offrire un’interpretazione e l’attualizzazione del libro del Deuteronomio, considerato dagli addetti ai lavori il centro della teologia biblica. In questo libro – che completa e chiude gli scritti del Pentateuco – vi sono raccolti alcuni testi legislativi e i discorsi che Mosè rivolse a tutto il Popolo d’Israele prima di entrare nella terra di Canaan. «Da questo punto di vista – si specifica nell’introduzione – il libro appare come l’eredità, il testamento che Mosè lascia al suo popolo, e che consentirà a Israele di vivere nell’alleanza con il Signore nella terra promessa».

La pubblicazione edita dal Messaggero di Padova rappresenta una valida proposta di lettura, capace di condurre il lettore ad incontrare l’essenziale, il significato profondo del credere in un Dio unico, e continuare a sperare anche in un’epoca di crisi come quella odierna. Grazia Papola, che ha curato questo lavoro, è una biblista e suora orsolina di san Carlo. Insegna Pentateuco e teologia biblica presso lo Studio teologico San Zeno e l’Istituto superiore di scienze religiose «San Pietro martire» di Verona. Collabora con l’Ufficio catechistico e con il servizio della Pastorale con l’Arte della diocesi di Verona.

È ancora nelle pagine introduttive del testo che è possibile leggere alcuni intendimenti editoriali: «Il Deuteronomio non può essere ridotto a un complesso elenco di leggi; al contrario, esso si propone di condurre ogni membro del popolo in una particolare relazione con Dio. Il messaggio allora deve essere personale e coinvolgere ogni ascoltatore, di conseguenza lo stile è al servizio di un risveglio della fede, concorre a ispirare obbedienza, ad amare il Signore con tutto il cuore e con tutta l’anima».

Lettura, interpretazione e piste di riflessione proposte nel testo, offrono al lettore la possibilità di prendere confidenza con il quinto libro del Pentateuco. Il linguaggio è semplice, e nello stesso tempo teologicamente corretto e attinente alla storia sacra del Popolo d’Israele. «Mosè – precisa Papola – si presenta come colui che insegna leggi e norme, secondo l’impegno che il Signore stesso gli ha assegnato. L’incarico appartiene inscindibilmente al suo ruolo di guida. Mosè chiede di ascoltare, non solo delle parole, ma un insegnamento, egli fa da mediatore, […] ma non è chiamato semplicemente a ri-dire, piuttosto egli deve istruire il popolo e ciò lascia grande libertà e spazio interpretativo rispetto a ciò che lui ha ascoltato. L’insegnamento infatti non è pura ripetizione, c’è sempre la necessità di raggiungere chi ascolta, di adattarsi, di aggiornare il contenuto che si insegna».

Il testo – possiamo dire in conclusione – propone una ben riuscita Lectio divina popolare, dedicata al Deuteronomio, che torna utile ai gruppi biblici e di ascolto della Parola di Dio, ai movimenti e alle associazioni ecclesiali, utile anche per la meditazione e la preghiera individuale, ma soprattutto smonta un antico pregiudizio che ritiene i libri dell’Antico Testamento difficilmente comprensibili rispetto alle pagine del Nuovo Testamento.

“Deuteronomio”, di Grazia Papola (introduzione e commento), Edizioni Messaggero Padova, pp. 240.

Scritto per Vatican Insider

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