Il silenzio e la preghiera del Papa a Auschwitz e Birkenau


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Foto: Foto: Conferenza Episcopale Polacca

Auschwitz e Birkenau, i luoghi del silenzio e della triste memoria storica del passato, i luoghi dove la preghiera s’innalza quasi naturalmente, senza nessuno sforzo razionale, dal basso della miseria umana verso l’alto, per raggiungere il Volto misericordioso di Dio e per implorare, ancora una volta, il Suo perdono e la saggezza necessaria perché in nessun’altra parte del modo si ripeta il massacro di così tante persone. È questo il significato principale della visita che Papa Francesco – in Polonia per presiedere la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù – intende dare a questo particolare pellegrinaggio di preghiera.
Rientrando dalla visita apostolica in Armenia, il 26 giugno scorso, Papa Francesco, a chi già chiedeva con quali sentimenti si sarebbe recato nei luoghi del genocidio nazista, rispondeva:
«Io vorrei andare in quel posto di orrore senza discorsi, senza gente, soltanto i pochi necessari… Ma senza salutare questo, questo… No, no. Da solo, entrare, pregare… E che il Signore mi dia la grazia di piangere».

Trentasette anni dopo la visita di Giovanni Paolo II (1979) – la prima visita di un pontefice – e dieci anni dopo quella di Benedetto XVI (2006), Papa Francesco varca il cancello d’ingresso di Auschwitz, il più grande campo di concentramento costruito dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, operativo dal 1940 nei pressi della città di Oswiecim, nella parte meridionale della Polonia, costruito dal regime nazista. Nell’arco del cancello d’ingresso, l’ironica scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi)!

Il Papa procede a passo lento, e sul suo volto è possibile leggere una grande concentrazione. Poi una piccola vettura elettrica conduce Francesco verso il “Blocco 11”, dove il Pontefice sosta in silenziosa preghiera, seduto davanti l’edificio. Come molti altri campi di concentramento, Auschwitz aveva una camera a gas e un crematorio. Inizialmente, gli ingegneri delle SS costruirono un’improvvisata camera a gas, sotto al blocco dei prigionieri, il cosiddetto “Blocco 11”. A commento di questo intenso momento di preghiera, solo il rumore degli elicotteri che sovrastano la zona e gli scatti dei fotografi, che con molta discrezione illustrano questi momenti; le telecamere, infine, vengono poste a debita distanza per permettere al Papa il suo momento di raccoglimento.

Al termine della preghiera Papa Francesco incontra un gruppo di superstiti al massacro nazista, li abbraccia ad uno ad uno, e con grande attenzione le telecamere evitano i primi piani, evitando di inquadrare – per rispetto – i volti delle persone che il Papa incontra. Uno dei superstiti di Auschwitz consegna al Papa una candela che viene deposta nel Campo prima di entrare nella “Cella della fame”, dove sostò, in attesa del martirio, Padre Massimiliano Kolbe. Il Papa entra nella cella, fa un segno di croce, e poi sosta in silenziosa preghiera.

Il secondo momento del pellegrinaggio di preghiera di Papa Francesco si svolge a Birkenau (chiamata anche “Auschwitz II”, o “Auschwitz-Birkenau”), che possedeva le strutture e le attrezzature di un centro di sterminio e, infatti, il campo svolse un ruolo centrale nel piano tedesco per assassinare gli Ebrei d’Europa. Qui arrivavano con regolarità i treni carichi di Ebrei, provenienti da tutti i paesi europei, trasporti che continuarono ininterrottamente dal 1942 fino alla fine dell’estate 1944. Appena arrivati ad Auschwitz-Birkenau i prigionieri dovevano subire il processo di selezione durante il quale le SS generalmente decidevano immediatamente che la maggior parte non era adatta al lavoro forzato, destinandola di conseguenza subito alle camere a gas (camuffate da grandi locali docce per ingannare le vittime e tenerle tranquille).

Il Pontefice, anche in questa seconda tappa, viene accompagnato con la vettura elettrica presso le lapidi che commemorano le vittime dell’olocausto, fermandosi a pregare su ciascuna di esse e deponendo infine una lampada, mentre viene intonata dal rabbino capo di Polonia la preghiera, in ebraico, del salmo 130. Poi il saluto di alcune autorità civili e religiose. Poi, ancora silenzio e commozione!
Al termine di questa significativa giornata di preghiera, Papa Francesco si trasferisce in elicottero all’aeroporto di Balice-Kraków, dove nel pomeriggio farà visita all’Ospedale Pediatrico Universitario, mentre alle 18,00 celebrerà la “Via Crucis” con i giovani nel Parco Jordan a Błonia.

Scritto per Korazym.org

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