Elisabetta della Trinità sarà santa


Elisabetta_della_trinitàLa beata Elisabetta della Trinità, la grande mistica francese morta a soli 26 anni nel Carmelo di Digione, verrà presto canonizzata. Papa Francesco, proprio in questi giorni, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante la santità della giovane Carmelitana scalza. Ad accelerare il processo di canonizzazione l’inspiegabile guarigione di una donna affetta dal morbo di Sjegren.

Elisabetta Catez – dal carattere fiero e impetuoso – nacque a Camp d’Avor (Bourges) nel 1880. La vocazione religiosa nasce da un particolare incontro con la priora del monastero carmelitano vicino alla sua abitazione, «il tuo nome, bambina mia – le disse la priora – significa: Casa di Dio». Diplomatasi al Conservatorio musicale di Dijon, entrò in monastero nel 1901, cinque anni prima della sua morte. «In questo brevissimo arco di vita claustrale carmelitana – scrive il teologo carmelitano Antonio Maria Sicari – Elisabetta visse totalmente “posseduta” dal “troppo grande amore di Dio-Trinità”, dal quale si sentiva “inabitata”, interamente dedita al suo compito di adorazione».

Nel 1905 Elisabetta – che in monastero sarà chiamata «della Trinità» – fu colpita da una gravissima malattia, e nonostante le sofferenze (a tal punto atroci da farle perfino subire la tentazione del suicidio) la giovane carmelitana comprese che talvolta l’unione tra Dio e le sue creature viene abbracciato dal mistero della Croce. «È sorprendente – affermò Giovanni Paolo II nel 1984, in occasione della beatificazione – come, giovanissima, in una vita laicale simile a quella dei suoi numerosi amici, ella abbia conosciuto un’esperienza molto profonda della presenza di Dio in lei, della grandezza dell’amore di Dio. Al Carmelo ella ha offerto totalmente la sua vita, persino in dure prove, irraggiando attorno a sé la gioia di essere amata da Dio e di essere abitata dalle divine persone che ella amava chiamare familiarmente “i miei Tre”».

Rispondendo a una nostra domanda sull’attualità del messaggio proposto da Elisabetta della Trinità, padre Antonio Maria Sicari risponde: «Elisabetta della Trinità esprime nella sua vita il bisogno di spiegare il Dio trinitario, in quanto comunione d’amore, di persone e relazione. Lei viene canonizzata, oggi, nel momento in cui la questione del Dio Trinità si pone in maniera clamorosa per i cristiani. Se davanti a un mondo, infatti, che parla di Dio in modo impersonale o rigido, non si comprende la bellezza e l’originalità di come Dio si è manifestato, l’annuncio cristiano risulta incompiuto. Papa Francesco stesso – nella bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia – afferma che per capire la misericordia bisogna risalire fino al grembo trinitario, perché la misericordia è originariamente nella Trinità: “Abbiamo sempre bisogno – dichiara il Pontefice – di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro”».

Insieme alla beata Elisabetta della Trinità, papa Francesco ha autorizzato la canonizzazione del vescovo spagnolo di Palencia, Emanuele González García (fondatore dell’Unione eucaristica riparatrice e della Congregazione delle Suore Missionarie eucaristiche di Nazareth), la beatificazione del carmelitano scalzo francese Maria-Eugenio di Gesù Bambino (fondatore dell’Istituto secolare di Nostra Signora della Vita) e la religiosa argentina Maria Antonia di San Giuseppe (fondatrice del Beaterio degli Esercizi spirituali di Buenos Aires). Sono otto, infine, i nuovi venerabili: monsignor Stefano Ferrando, monsignor Enrico Battista Stanislao Verjus, don Giovanni Battista Quilici, don Bernardo Mattio, padre Quirico Pignalberi, suor Teodora Campostrini, Bianca Piccolomini Clementini, suor Maria Nieves Sánchez y Fernández.

Scritto per Vatican Insider

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