Ecco le omelie di Pentling di Joseph Ratzinger


j_ratzingerBenedetto XVI varca i confini del tranquillo monastero Mater Ecclesiae – che il papa emerito abita dal maggio del 2013, dopo aver rinunciato al ministero petrino – e con la memoria ritorna agli anni trascorsi a Pentling, il piccolo centro bavarese che ospitava il cardinale Joseph Ratzinger durante il periodo estivo. A motivo di questa «trasferta» vi sono le registrazioni di dieci omelie – dettate a braccio da Ratzinger tra il 1986 e il 1999 nella chiesetta di Pentling – trascritte da Christian Schaller, dell’Institut Benedikt XVI, e inviate al papa emerito perché le rivedesse. Pubblicate prima nell’originale tedesco (Joseph Ratzinger, «Pentlinger Predigten», Regensburg, Schnell & Steiner, 2015), l’inedita raccolta viene pubblicata anche in italiano dalla Lev, con la prefazione di Benedetto XVI («Le omelie di Pentling», Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015, pagine 101, euro 12).

Attraverso la lettura e la revisione di quelle antiche omelie, Benedetto XVI rivive – con un po’ di emozione – alcuni momenti del riposo estivo trascorso a Pentling, dove – ancora cardinale, «sperava» di ritirarsi insieme al fratello, al termine del suo servizio a fianco di Giovanni Paolo II. «Leggere quei testi –afferma Benedetto XVI nella prefazione anticipata su Aleteia – è diventato per me non solo un incontro con la Parola di Dio (…), ma anche un viaggio del cuore nei bei giorni passati. Riviveva di fronte a me la chiesetta del mio paese e, con essa, la fede, la preghiera e il canto di tutte quelle persone con le quali mi sentivo a casa». L’idea di pubblicare la breve raccolta di omelie non è male, «ho pensato – precisa il Papa emerito – che magari poteva essere bello anche per altri, e non solo per gli abitanti di Pentling, per così dire andare a Messa la domenica insieme me e ascoltare il Signore». 

I temi sviluppati nelle omelie del cardinale Ratzinger – con un inconfondibile stile pastorale-parenetico – raccontano del rapporto tra l’uomo e Dio, tra la Sua Chiesa e le sfide del mondo. Non mancano oculate riflessioni – talvolta profetiche – sull’indifferenza religiosa in Europa, il rifiuto d Dio e la violenza dell’uomo. «Dove Dio non è più temuto – afferma Ratzinger in un’omelia del ’99 citata su Aleteia – gli uomini diventano tremendi, terribili l’uno per l’altro (…) perché non riescono più a vedere Dio nell’altro; perché non temono più di ferire la sacra presenza di Dio nell’altro»; nel 1987 parlando della Chiesa dirà: «All’inizio della Chiesa c’è sempre un atto di fede. (…) È importante che non ci sia solo la nostra Chiesa, ma la sua Chiesa», e, alcuni anni dopo, ritornando sull’argomento: «La Chiesa non possiamo “farla” con le nostre decisioni, le nostre consultazioni e i nostri dibattiti. (…) La Chiesa può nascere solo se siamo toccati da Dio».

Nella prima omelia (agosto 1986) della raccolta Joseph Ratzinger, commentando il brano evangelico di Matteo sulle chiavi del Regno dei Cieli, dichiara: «A noi non compete chiederci come la storia andrà a finire; (…) non dobbiamo cercare di ergerci noi stessi a giudice universale, come a voler guardare le carte di Dio per tentare di comprendere la logica di questo mondo e della nostra stessa vita. Ogni volta che facciamo questo, ogni volta che pretendiamo di risolvere e dare noi un giudizio sull’insieme della storia e della nostra vita, ci smarriamo».

Un invito chiaro ad andare avanti nella vita, accantonando congetture e macchinazioni; «”Sforzatevi!” – sottolinea Ratzinger, riprendendo l’esortazione evangelica di Gesù – questa è la sua risposta. Ciò significa in primo luogo che la maniera giusta di vivere, l’autentica umanità che conduce alla salvezza, alla gioia definitiva, esige uno sforzo, e questo oggi ci è divenuto estraneo. Ci sforziamo in tante attività: per il nostro lavoro, per le cose tecniche, per lo sport. Ma troppo spesso dimentichiamo che, perché riesca, merita uno sforzo, ha bisogno di uno sforzo anche lo stesso essere uomini in modo autentico, anche lo stare davanti a Dio e con Dio nel modo giusto».

Risulta azzeccata, infine, la considerazione che il direttore della Lev, don Giuseppe Costa, riporta nella nota introduttiva della raccolta: «Emerge in questi testi in modo cristallino quello che è uno dei tratti fondamentali dei testi di Ratzinger, una delle chiavi del suo successo come autore (…): la capacità di dischiudere immediatamente ai “piccoli” il significato delle Scritture, la sua capacità di tradurre nei termini del nostro mondo di oggi il loro messaggio».

Scritto per Vatican Insider

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