Il Papa ai sacerdoti e ai giovani di Cuba: povertà, misericordia e speranza


Foto: Aci Group

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La prima giornata di Papa Francesco a Cuba prosegue con la visita di cortesia al Presidente del Consiglio di stato e del Consiglio dei ministri della Repubblica. Il Pontefice durante l’incontro – svoltosi nel Palazzo della Rivoluzione a La Habana – dona al Presidente Raul Castro il Mosaico della “Virgen de la Caridad del Cobre” (o Vergine della Carità del Rame) realizzato dai Mosaicisti dello Studio del Mosaico della Fabbrica di San Pietro. La visita a Cuba del Pontefice latinoamericano coincide, infatti, con il 400° anniversario del ritrovamento dell’immagine della Vergine. Su richiesta dei soldati Veterani della Guerra di Indipendenza, papa Benedetto XV nel 1936 incoronò la Madonna della Caridad Patrona di Cuba. San Giovanni Paolo II ripeté il gesto nel gennaio del 1998 durante una visita pastorale a Cuba, mentre nel 2012 papa Benedetto XVI, anch’egli in occasione di una visita pastorale, donò alla Virgen de la Caridad la Rosa d’oro, onorificenza creata da papa Leone IX nel 1049.

Terminata la visita di cortesia, Papa Francesco si dirige verso la Cattedrale de La Habana per la celebrazione dei vespri con i Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi. L’accoglienza è, indubbiamente, calorosa ed entusiasta. La povertà della Chiesa cubana raccontata dal cardinal Ortega e l’esperienza con gli ammalati fisici e mentali vissuta da una religiosa, spingono il Papa a mettere da parte il discorso preparato, per parlare interamente a braccio. Lo spirito mondano – ha riferito Papa Francesco – non conosce la povertà, non la vuole, la nasconde non per pudore, ma per disprezzo. Lo spirito del mondo non ama il cammino del Figlio di Dio che si abbassato, si è fatto povero, si è umiliato, per essere uno di noi.

È necessario – ha detto il Papa –  saper gestire i beni, è un obbligo, perché i beni sono un dono di Dio, ma quando tali beni entrano nel cuore e cominciano a guidare la vita, la si perde. Sant’Ignazio di Loyola diceva che la povertà è il muro e la madre della vita consacrata. La madre che genera più fiducia in Dio. E il muro protegge da ogni mondanità. La mondanità ha distrutto molte anime! Anime generose, come il giovane triste (nel racconto evangelico del giovane ricco), che hanno iniziato bene e poi si sono attaccarle alla mondanità, e sono finite male, nella mediocrità. Hanno finito senza amore perché la ricchezza impoverisce, impoverisce male. Ci toglie ciò che di meglio abbiamo, ci rende poveri nell’unica ricchezza che vale la pena avere.
Un vecchio prete saggio – ha aggiunto – mi diceva che quando lo spirito di ricchezza entra nel cuore di un consacrato o una consacrata, un sacerdote, un vescovo, un papa, quando si comincia ad accumulare denaro per garantire il futuro, allora il futuro non è in Gesù, è in una compagnia di assicurazioni di natura spirituale, che guido. Così, quando, per esempio, una congregazione religiosa, diceva il prete, comincia a raccogliere fondi, Dio è così buono che invia un economo disastroso che porta al fallimento. Sono le migliori benedizioni di Dio alla sua Chiesa, gli economi disastrosi perché la rendono libera, la rendono povera. La nostra Santa Madre Chiesa è povera, Dio ama i poveri, come ha voluto che fosse povera la nostra Madre Maria.

Commentando poi la testimonianza della religiosa che assiste i malati (la religiosa li ha definiti con tenerezza “bambini” anche se sono anziani), Papa Francesco ha detto che sono i piccoli di cui parla Gesù. E’ il protocollo su cui saremo giudicati di cui parla il Vangelo di Matteo al Capitolo 25: «Quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Ci sono servizi pastorali che possono essere più gratificanti da un punto di vista umano, senza essere cattivi o mondani, ma quando uno cerca nella preferenza interiore il più piccolo, il più abbandonato, il più malato, di cui nessuno tiene conto, che nessuno vuole, il più piccolo, e serve il più piccolo, sta servendo Gesù in modo superlativo.
Il Papa ha poi parlato delle religiose “piagnucolone” che si lamentano perché magari avevano altri progetti, avrebbero potuto fare tante cose per il futuro dei giovani e invece sono state mandate nella “Casa della Misericordia” dove la tenerezza e la misericordia del Padre si fa più evidente, dove la tenerezza e la misericordia di Dio si fa carezza. Quante religiose e religiosi si bruciano – e ripete la parola – bruciano la vita accarezzando materiale di scarto, accarezzando chi il mondo scarta, chi il mondo disprezza, chi il mondo preferisce che non esista, chi il mondo oggi, con i nuovi metodi di analisi, quando si prevede che possa nascere con una malattia degenerativa, si propone di mandarlo indietro, prima della nascita. È il più piccolo. E quanti si prendono cura dei più piccoli imitano Gesù (Radio Vaticana).
C’è un luogo privilegiato per il sacerdote – dice infine il Papa – dove appare il più piccolo: è il confessionale. E quando quell’uomo o quella donna vi mostra la vostra miseria, fate attenzione è la stessa che avete voi e Dio vi ha salvato! Quando ti mostra la sua miseria non lo punire. Se non hai alcun peccato, scaglia la prima pietra, ma solo a questa condizione. In caso contrario, pensate ai vostri peccati. E pensate che potete essere quella persona. E pensate che, potenzialmente, potete scendere ancora più in basso.  Pensate che voi in quel momento avete un tesoro tra le mani, che è la misericordia del Padre. Per favore, i sacerdoti non si stanchino mai di perdonare. Siate perdonatori. Non vi stancate di perdonare, come ha fatto Gesù. Sant’Ambrogio ha una frase che mi commuove molto: “Dove c’è la misericordia, c’è lo spirito di Gesù. Dov’è la rigidità, sono solo i suoi ministri”.

Nel tardo pomeriggio cubano – quando in Italia l’orologio segna la mezzanotte – Papa Francesco incontra i giovani del Centro Cultural “Padre Félix Varela” a La Habana. In un clima di festa e di grande entusiasmo, il Pontefice parla anche in questa occasione a braccio.
Rispondendo a un giovane che ha detto di sognare una Cuba migliore ha citato uno scrittore latino-americano che dice: le persone hanno due occhi, uno di carne e uno di vetro. Con l’occhio di carne vediamo quello che guardiamo. Con l’occhio di vetro vediamo ciò che sogniamo. Un giovane che non è in grado di sognare – ha detto – è chiuso in se stesso. Il Papa ha invitato a sognare grandi cose. Sognate che con voi il mondo può essere diverso. Se voi date il meglio di voi stessi aiutate il mondo a essere diverso. Non dimenticare, sognate (Radio Vaticana).
A volte siamo chiusi e non accettiamo chi la pensa diversamente. Entriamo – sottolinea il Pontefice – nel nostro piccolo mondo e ci chiudiamo nelle conventicole delle ideologie o delle religioni. Quando la religione diventa conventicola, perde la parte migliore, perde la sua realtà di adorare Dio, di credere in Dio. E’ una conventicola di parole, di preghiere, di prescrizioni morali. E quando io ho la mia ideologia, il mio modo di pensare e voi avete la vostra, mi chiudo in questa conventicola dell’ideologia.
Cuori aperti, menti aperte. Se voi pensate in modo diverso da me, perché non parliamo? Perché puntiamo lo sguardo sempre su ciò che ci separa, sulle nostre differenze e non vediamo ciò che abbiamo in comune? Lavorare insieme per il bene comune. Questa si chiama amicizia sociale, cercare il bene comune. L’inimicizia sociale distrugge. E una famiglia viene distrutta dall’inimicizia. Un paese si distrugge con l’inimicizia. Il mondo si distrugge con l’inimicizia. E la più grande inimicizia è la guerra. E oggi vediamo che il mondo è distrutto dalla guerra. Perché non sono in grado di sedersi e parlare?
Il Papa – in risposta al giovane che ha parlato della speranza – ha detto che i giovani sono la speranza di un popolo. La speranza sa soffrire per realizzare un progetto. La speranza è feconda. La speranza dà la vita. Siete capaci di dare la vita o sta per essere un ragazzo o una ragazza spiritualmente sterile, incapace di creare la vita per gli altri, senza la possibilità di creare amicizia sociale, in grado di creare una patria, senza capacità di creare grandezza? La speranza è feconda.
Il Papa ha parlato di quanti distruggono la speranza: sono quelli che non si preoccupano che i giovani non hanno lavoro e quindi non hanno futuro e sono scartati. E sappiamo tutti che oggi, in questo impero del dio denaro, vengono scartati i giovani, quanti sono uccisi prima di nascere, gli anziani perché non producono più. E in alcuni paesi è legge l’eutanasia, ma in molti altri c’è una eutanasia nascosta. Questa cultura dello scarto toglie la speranza. Invece la speranza che sa soffrire è feconda.
Papa Francesco, infine, ha invitato i giovani a sperare perché un giovane senza speranza è già andato in pensione per il disfattismo. Il cammino della speranza non è facile – ha detto – e non si può percorrere da solo. C’è un proverbio africano che dice: “Se vuoi andare veloce, vai da solo, ma se vuoi andare lontano, vai insieme”.

Scritto per Korazym.org

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