La risposta della Chiesa italiana all’appello del Papa sui profughi


(©lapresse)

L’appello che Papa Francesco ha rivolto in questi giorni alle realtà ecclesiali dell’Europa, a favore dei profughi non è rimasto inascoltato. Sono tante le diocesi che stanno già predisponendo il necessario per rispondere velocemente all’appello del Pontefice.

«È un appello che accogliamo – scrivono in una nota congiunta il presidente e il segretario della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco e il vescovo Nunzio Galantino – con la gratitudine di chi riconosce nel Successore di Pietro colui che, anche nelle situazioni più complesse, sa additare le vie per un Vangelo vissuto. È un appello che trova le nostre Chiese in prima fila nel servizio, nell’accompagnamento e nella difesa dei più deboli».

«È un appello – continua la dichiarazione congiunta – che in queste settimane custodiremo nel respiro della preghiera e del confronto operativo, arrivando a fine mese a consegnarlo al Consiglio episcopale permanente, al fine di individuare modalità e indicazioni da offrire a ogni diocesi. Per l’Anno della Misericordia il Santo Padre ci chiede di “aprire il nostro cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica” e poi chiude in un’“indifferenza che umilia”. Oggi rinnoviamo la nostra disponibilità a curare queste ferite con la solidarietà e l’attenzione dovuta, riscoprendo la forza liberante delle opere di misericordia corporale e spirituale, via che conduce sempre più al cuore del Vangelo».

L’iniziativa del Pontefice, rivolta alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa per ospitare una famiglia di profughi, – dichiara il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma in un comunicato stampa – «si inserisce nell’impegno consolidato che proprio la diocesi porta avanti da anni grazie all’opera quotidiana della Caritas diocesana di Roma e alla generosa collaborazione di parrocchie e comunità religiose». Tra le tante attività e opere di carità realizzate a Roma a favore di numerosi indigenti, non manca – afferma Vallini – «l’attenzione rivolta ai minori stranieri non accompagnati, un terzo dei quali presenta domanda per il riconoscimento dell’asilo politico o di protezione umanitaria. Nel 2014 in tre centri della Caritas di Roma ne sono transitati 404, (in gran parte maschi e quasi tutti provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione Europea)». Le parole del nostro vescovo, Papa Francesco, conclude Vallini, «incoraggiano la comunità cristiana di Roma a perseverare nel percorrere con generosità e fiducia nel Signore la strada dell’accoglienza e dell’ospitalità».

Anche a Firenze, l’arcivescovo raccoglie con entusiasmo l’invito del Papa, chiedendo un ulteriore e maggiore coinvolgimento di tutte le parrocchie del territorio diocesano. Attraverso il coordinamento diocesano, assicurato dalla Caritas di Firenze, ogni parrocchia – scrive il cardinale Giuseppe Betori in un comunicato stampa – «è invitata a farsi formalmente e concretamente carico dell’accoglienza di una famiglia o di un piccolo gruppo di profughi, secondo l’invito del Papa». La Chiesa fiorentina, Betori, «è da tempo impegnata nell’accoglienza di profughi e rifugiati e già ne ospita alcune centinaia in strutture messe a disposizione da parrocchie ed enti diocesani». L’invito del Papa un ulteriore impulso alle azioni di solidarietà presenti nell’arcidiocesi di Firenze, sorretti dalle motivazioni profonde della carità cristiana. La Caritas diocesana – si precisa nel comunicato – gestisce inoltre molti altri luoghi di accoglienza messi a disposizione dai Comuni dell’area metropolitana fiorentina, dalla Regione e da privati con importante coinvolgimento delle Caritas parrocchiali, occupandosi non solo del sostentamento materiale delle persone, ma anche della loro integrazione che comprende assistenza per le pratiche legali e burocratiche e iniziative di inserimento nella comunità locale. Complessivamente il volontariato cattolico (tramite la Caritas, le Misericordie ed altre associazioni e cooperative) si sta attualmente occupando solo nel territorio della diocesi di Firenze di quasi un migliaio di persone.

Da Firenze a Milano. «La diocesi di Milano è pronta a fare la sua parte dando vita al piano di accoglienza che abbiamo annunciato il 2 settembre», ha detto il cardinale Angelo Scola. Il porporato ambrosiano si rivolge in modo particolare alle istituzioni internazionali chiedendo che siano gli Stati «a fare una politica dell’immigrazione che possa considerarsi tale». Il nostro Paese invece velocizzi «i tempi di risposta alle domande di protezione» mettendo in campo anche «nuove norme che consentano nel frattempo ai richiedenti asilo di partecipare su base volontaria con il loro lavoro alle necessità delle comunità».

Al Santuario di Pompei «l’accoglienza è uno stile di vita quotidiano», dichiara l’arcivescovo prelato Tommaso Caputo, in un’intervista al Tg2000. «Da oltre 130 anni – spiega – bambini, poveri, orfani, figli di carcerati, anziani, ex tossicodipendenti, diversamente abili, donne adolescenti in difficoltà hanno trovato e trovano casa, istruzione, futuro ma soprattutto amore concreto e diffusivo». Le nostre opere sociali e caritative – aggiunge Caputo – ospitano centinaia di ultimi ed emarginati. «Tra due settimane sarà inaugurata una nuova casa famiglia che sarà dedicata ai bambini e ai bambini diversamente abili. Negli ultimi mesi abbiamo accolto 30 donne migranti con i loro bambini che provengono da Eritrea, Nigeria, Guinea. Attualmente sono ospitate presso la nostra casa 12 donne con 2 bambini».

Anche la Chiesa di Perugia accoglie l’invito di Papa Francesco. «La Chiesa perugina – afferma l’arcivescovo, cardinale Gualtiero Bassetti – attraverso la Caritas diocesana ha accolto diversi immigrati giunti in Italia soprattutto in occasione delle due precedenti grandi emergenze, e si sta preparando a dare ospitalità, a breve, a nuovi rifugiati, in base alle disposizioni della prefettura».

«Le parrocchie sono circa 27mila e l’appello del Papa potrà allargare questa rete di solidarietà e accoglienza. I profughi ospitati sono al momento circa 15mila, ovviamente con un turn over per coloro che vengono ospitati e poi riprendono il cammino verso altri Paesi e altre comunità o per i ricongiungimenti familiari». È il giudizio di mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, intervenuto a Effetto Giorno, su Radio 24.  «Sono molte già le parrocchie che ospitano profughi, anche a seguito di alcuni appelli di vescovi come quelli di Torino, Milano, Brescia e del sud. Abbiamo parrocchie da Siracusa, fino al bresciano. Partiamo dal fatto che il Papa chiede che ogni parrocchia, istituto religioso o santuario possa ospitare una famiglia, quindi 3 o 4 persone. Se sono 27mila le parrocchie, la capacità, rispondendo a questo appello, potrebbe essere di 100mila persone. Una cosa che è possibile se pensiamo che ad esempio, dopo la prima guerra mondiale le nostre parrocchie sono arrivate ad ospitare fino a mezzo milione di profughi in arrivo dal Friuli, dal Veneto, dal Trentino. La rete può essere veramente capace. Se poi pensiamo all’Europa, le parrocchie sono circa 100mila e quindi la capacità potrebbe allargarsi fino a 400mila persone».

Scritto per Vatican Insider

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