La Domenica del Mare, tra lavoro e soccorso


mare_immigrazioneOltre un milione di marittimi – per diversi mesi nel corso dell’anno e lontani dalle loro famiglie – navigano i mari e gli oceani della Terra, governano navi di qualsiasi tipo e dimensione e spesso affrontano le potenti forze della natura. È per loro l’appuntamento annuale della Domenica del Mare (12 luglio 2015), una giornata dedicata a tutte le persone che vivono nell’ambiente marittimo.

Sono gli “invisibili” – afferma il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Antonio Maria Vegliò – di cui diventiamo consapevoli solo quando avviene qualche tragedia. Abbiamo imparato a conoscerli soprattutto in questi ultimi anni, «attivamente impegnati in quello che è diventato il salvataggio quotidiano di migliaia e migliaia di migranti, che cercano di raggiungere principalmente le coste italiane su ogni tipo di imbarcazioni sovraffollate e non adeguate alla navigazione».

In questa generosa opera di soccorso in mare non mancano però i rischi, per la salute, il benessere e la sicurezza degli stessi equipaggi. Le navi commerciali, infatti, sono state costruite e pensate per il trasporto delle merci, riservando – all’esiguo equipaggio necessario per questa tipologia di imbarcazione – degli spazi (alloggi, cucina, bagni) assolutamente inadeguati per le migliaia di migranti che chiedono aiuto soprattutto nel Mediterraneo. I marittimi sono certamente in grado di gestire alcune situazioni di grave emergenza, «ma – afferma il card. Antonio Maria Vegliò – il salvataggio di centinaia di uomini, donne e bambini che cercano freneticamente di salire a bordo per mettersi al sicuro, è qualcosa a cui nessun corso di formazione della scuola marittima li ha preparati. Inoltre, lo sforzo messo in atto per salvare quante più persone possibile e, talvolta, la vista di corpi senza vita che fluttuano sul mare, rappresentano un’esperienza traumatica che lascia i membri degli equipaggi stremati e psicologicamente stressati, tanto da necessitare di un sostegno psicologico e spirituale specifico».

La Chiesa, attraverso l’Opera dell’Apostolato marittimo, si prende cura degli uomini di mare, delle peculiari necessità spirituali «di coloro che, per motivi di vario genere, vivono ed operano nell’ambiente marittimo»; tale Opera – recita ancora il motu proprio, “Stella Maris”, di Giovanni Paolo II – «è l’istituzione che promuove la cura pastorale specifica rivolta alla gente del mare e mira a sostenere l’impegno dei fedeli chiamati a dare testimonianza in questo ambiente con la loro vita cristiana».

Anche Papa Francesco, nel febbraio scorso, incontrando una delegazione della Guardia Costiera italiana, ha detto: «Io vi ringrazio per quello che voi fate, davvero, perché rischiate la vita, lasciate la famiglia, un giorno, un capodanno, un giorno di festa e poi, senza sapere se si possono salvare questi. E poi, quando tornate, l’accusa di tanta gente: “Perché perdere tempo? Finiamola con questo!” Questo onora voi, onora la vostra forza. Io ho ammirazione per voi, davvero, lo dico, mi sento piccolo davvero di fronte al lavoro che voi fate rischiando la vita, e vi ringrazio di cuore per questo. Ma vi sostengo come posso: con le preghiere e le buone parole e l’affetto» (Radio Vaticana).

La Domenica del Mare è una celebrazione speciale che la Chiesa organizza per ricordare i marittimi e pregare per loro, per le loro famiglie e per quanti si dedicano al loro servizio. Quest’anno in particolare, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti desidera riconoscere il generoso lavoro umanitario svolto dagli equipaggi delle navi mercantili «che, senza esitazione, e a volte a rischio della propria vita, – afferma il card. Vegliò – si sono adoperati in numerose operazioni di soccorso salvando la vita di migliaia di migranti». A conclusione del suo messaggio, il card. Vegliò invita i Governi europei e dei Paesi di provenienza dei flussi migratori, le organizzazioni internazionali affinché collaborino alla ricerca di una stabile soluzione politica che ponga fine all’instabilità esistente in quei Paesi. Al fine di prevenire la tratta e lo sfruttamento di persone che fuggono da condizioni di conflitto e povertà il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti chiede, inoltre, maggiori risorse da impiegare per le missioni di ricerca e soccorso.

Scritto per Vatican Insider

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