Teresa d’Avila, un modello attraente di santità


teresa_annivLa definisce una donna eccezionale, maestra di preghiera, una guida sicura e modello attraente di donazione totale a Dio. Con queste parole, Papa Francesco, ricorda – oggi nella ricorrenza dei 500 anni della nascita – Teresa d’Avila, la santa riformatrice dell’Ordine dei carmelitani scalzi. La Lettera del Pontefice è indirizzata al Preposito Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, Padre Saverio Cannistrà. Papa Francesco sottolinea nella figura di Teresa la particolare esperienza di preghiera, l’incontro con Cristo e il dialogo continuo con Dio. «Quella di Teresa – scrive il Pontefice – non è stata una preghiera riservata unicamente ad uno spazio o ad un momento della giornata; sorgeva spontanea nelle occasioni più diverse: “Sarebbe cosa ardua se si potesse fare orazione solo in luoghi appartati” (Fondazioni, 5, 16). Era convinta del valore della preghiera continua, benché non sempre perfetta».

Un modo di fare preghiera – spiega Francesco – che chiede oggi a noi una maggiore perseveranza e fedeltà «anche in mezzo all’aridità, alle difficoltà personali o alle necessità pressanti che ci chiamano. (…) Teresa ci ha lasciato un grande tesoro, pieno di proposte concrete, vie e metodi per pregare, che, lungi dal chiuderci in noi stessi o dal condurci solo ad un equilibrio interiore, ci fanno ripartire sempre da Gesù e costituiscono un’autentica scuola per crescere nell’amore verso Dio e verso il prossimo».

Le parole del Pontefice sottolineano con insistenza la determinazione e la forza femminile di Teresa nell’annunciare Cristo e il Vangelo; una donna poliedrica e vivace che nonostante le difficoltà del suo tempo seppe ricostruire il castello interiore del cuore umano. «Nella sua condizione di donna e con le sue difficoltà di salute, decise – dice lei – “di fare quel poco che dipendeva da me … cioè di seguire i consigli evangelici con tutta la perfezione possibile e procurare che queste poche suore che stanno qui facessero lo stesso” (Cammino, 1, 2). Così cominciò la riforma teresiana, nella quale chiedeva alle sue sorelle che non perdessero tempo trattando con Dio “interessi di poca importanza” mentre “il mondo è in fiamme” (ibid., 1, 5)». Teresa – ricorda il Pontefice – apre anche oggi nuovi orizzonti e convoca tutti noi ad abbracciare una nuova grande impresa «per guardare il mondo con gli occhi di Cristo, per cercare ciò che Lui cerca e amare ciò che Lui ama».

Preghiera e missione vanno però coniugate con un’efficace esperienza di vita comunitaria. Per tali ragioni Teresa pose a fondamento nei suoi monasteri il criterio della fraternità, e «fu molto attenta – prosegue Papa Francesco – ad ammonire le sue religiose circa il pericolo dell’autoreferenzialità nella vita fraterna, che consiste “tutta o quasi tutta nel rinunciare a noi stessi e ai nostri agi” (ibid., 12, 2) e a porre ciò che siamo al servizio degli altri. Per evitare tale rischio, la Santa di Avila raccomanda alle sue sorelle, innanzitutto, la virtù dell’umiltà, che non è trascuratezza esteriore né timidezza interiore dell’anima, bensì conoscere ciascuno le proprie possibilità e ciò che Dio può fare in noi (cfr Relazioni, 28)».
Il Pontefice mette in rilievo, inoltre, tutto ciò che nella vita – come ricordava Teresa – può risultare come un “falso punto d’onore” (Vita, 31, 23), tutto ciò che è «fonte di pettegolezzi, di gelosie e di critiche, che nuocciono seriamente alla relazione con gli altri. L’umiltà teresiana è fatta di accettazione di sé, di coscienza della propria dignità, di audacia missionaria, di riconoscenza e di abbandono in Dio».

Sono queste le radici nobili – dice il Papa al termine della Lettera – che devono trasformare le diverse comunità teresiane in case di comunione «capaci di testimoniare l’amore fraterno e la maternità della Chiesa, presentando al Signore le necessità del mondo, lacerato dalle divisioni e dalle guerre».

Scritto per Vatican Insider
In lingua spagnola

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