Volgarità e “impunito” vilipendio alla religione


prima_2L’Arcivescovo di Bologna, il card. Carlo Caffarra, non usa mezzi termini per denunciare l’insulto che il circolo Arcigay del Cassero di Bologna, la scorsa settimana, ha rivolto al mistero della Passione di Cristo. «Le fotografie della serata – afferma il Porporato – sono un insulto di inarrivata bassezza e di diabolica perfidia a Cristo in Croce. Non si era ancora giunti a un tale disprezzo della religione cristiana e di chi la professa da irridere, tramite l’abominevole volgarità dell’immagine, persino la morte di Gesù sulla Croce».
Le immagini proposte (che per decoro nostro, della fede cristiana e degli stessi committenti non proponiamo in questo blog) sono una scopiazzatura (dunque per nulla originale) di una delle vignette, impropriamente chiamata satirica, di «Charlie Hebdo»; in entrambe le immagini si evince un feroce disprezzo per il cristianesimo e il dettaglio di alcune squallide posture che non fanno onore a nessuno.

«Addolora, ma non stupisce, ¬– prosegue il card. Caffarra – constatare con che dispiegamento di forze si cerca di far passare l’idea che il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare, siano i nemici della libertà, delle giuste rivendicazioni, del progresso scientifico, della laicità, della democrazia. Ogni ideologia che non riesce a farsi alleata la Chiesa, la perseguita ferocemente, sia uccidendo i cristiani sia insultando ciò che essi hanno di più caro. E vede giusto: in una Chiesa fedele al Vangelo non troverebbe mai l’appoggio incondizionato e cieco, di cui ogni menzogna ha bisogno per sopravvivere. Che dire poi del tempismo che vede in contemporanea il teatrino del Cassero profanare il dramma del Calvario e sulle sponde del Mediterraneo la demolizione delle croci e di ogni simbolo cristiano dalle chiese assaltate dall’ISIS? Quando si invoca la libertà di espressione a giustificazione della libertà di insulto, c’è da chiedersi se sia prossima la fine della democrazia. E ci si domanda a che titolo l’Istituzione comunale possa concedere in uso gratuito ambienti pubblici a gruppi che li utilizzano per farne luogo di insulto e di dileggio».

Ovviamente non faremo di tutta l’erba un fascio; non tutte le persone omosessuali, infatti, sono così superficiali.

Osserviamo anche che, a parte le parole di sdegno del card. Caffarra, nessun’altra voce istituzionale italiana (ci auguriamo di essere presto smentiti) ha sottolineato l’irriverente atto di vilipendio, che peraltro “dovrebbe” essere punito dagli articoli 403, 404 e 405 del Codice Penale.

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