Papa Wojtyla, responsabile della caduta del Muro di Berlino


berlino_muroIn questi giorni – nella ricorrenza della caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989), e tutto ciò che in termini di libertà negata rappresentava – vengono ricordati personaggi e uomini politici di spicco che hanno reso possibile il crollo di quel granitico ostacolo. Si dimentica però che, forse, il principale artefice di quella dirompente esplosione di libertà fu qualcun altro. «Il comunismo – dichiara Joaquín Navarro-Valls, nel suo libro “A passo d’uomo” – è caduto allora non perché gli Stati Uniti avessero vinto la Guerra fredda, non perché lo scudo stellare avesse distrutto le speranze belliche della grande Russia, ma perché un uomo religioso, un Papa, un uomo dell’Est, aveva unito le coscienze dell’Oriente e dell’Occidente sull’altare universale dei diritti umani».

Secondo Joaquín Navarro-Valls – direttore per più di 20 anni della Sala Stampa Vaticana durante il pontificato di Wojtyla – nel periodo che va dal 1981 al 1988, due furono i personaggi principali che contribuirono «a spingere il comunismo sovietico fuori dalla storia»: Ronald Regan, Presidente degli Stati Uniti, e Giovanni Paolo II, oltre alla figura non meno rilevante di Mikhail Gorbaciov, leader dell’Unione Sovietica.

Ieri, dopo l’Angelus domenicale Papa Francesco ha ricordato: “25 anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il Muro di Berlino, che per tanto tempo ha tagliato in due la città ed è stato simbolo della divisione ideologica dell’Europa e del mondo intero. La caduta avvenne all’improvviso, ma fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al sacrificio della vita. Tra questi, un ruolo di protagonista ha avuto il santo Papa Giovanni Paolo II”.

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