“Va’ e dona la vita!”


martirio_suore_burundiBernardetta, Olga e Lucia sono le tre suore italiane, missionarie saveriane, uccise in questi giorni in Burundi, con modalità efferate, nel loro convento, nella missione di Kamenge, alla periferia di Bujumbura, capitale del Paese africano. Suor Olga Raschietti, suor Lucia Pulici, di 75 e 83 anni, e suor Bernardetta Boggian, 79 anni, che – ricorda Radio Vaticana – ne aveva rinvenuto i corpi sgozzati e martoriati, per poi restare anche lei, che non aveva voluto abbandonare il convento, vittima – la notte seguente – di un’aggressione cruenta, decapitata con ferocia.

Raccolgo dal sito delle Missionarie di Maria Saveriane queste tre splendide testimonianze. Tre brevissime considerazioni dettate da Bernardetta, Olga e Lucia che ci offrono l’opportunità di riflettere sul senso cristiano della vita, vissuta in totale abbandono all’amore di Dio.

Il 20 luglio 2013, a Kamenge, Olga, raccontando la sua missione, diceva:
«Sono ormai sulla soglia degli ottant’anni. Nel mio ultimo rientro in Italia, le superiore erano incerte se lasciarmi ripartire. Un giorno, durante l’adorazione, pregai: “Gesù, che la tua volontà sia fatta; però tu sai che desidero ancora partire”. Mi vennero limpidissime in mente queste parole: “Olga, credi di essere tu a salvare l’Africa? L’Africa è mia. Nonostante tutto, sono però contento che parti: va’ e dona la vita!”. Da allora, non ho più dubitato».

Lucia Pulici, il 1° ottobre scorso, alla vigilia della sua partenza, raccontava:
«Sto tornando in Burundi, alla mia età e con un fisico debole e, limitato, che non mi permette più di correre giorno e notte come prima. Interiormente però credo di poter dire che lo slancio e il desiderio di essere fedele all’amore di Gesù per me concretizzandolo nella missione è sempre vivo. La missione mi aiuta dirgli nella debolezza: “Gesù, guarda, è il gesto d’amore per te”…. Unita a Lui, al suo donarsi, anche se mi sento debole fisicamente, sento che posso essere ancora a servizio di Lui per la salvezza del mondo».

A fine agosto 2013, Bernardetta, rientrando in Burundi, diceva:
«L’annuncio di Gesù e dell’amore misericordioso del Padre diventa comprensibile se accompagnato dalla testimonianza di vita. Occorre nutrire in noi uno sguardo di simpatia, rispetto, apprezzamento dei valori delle culture, delle tradizioni dei popoli che incontriamo. Questo atteggiamento, oltre che dare serenità al missionario, aiuta a trovare più facilmente il linguaggio e i gesti opportuni per comunicare il Vangelo…. Nonostante la situazione complessa e conflittuale dei Paesi dei Grandi Laghi, mi sembra di percepire la presenza di un Regno d’amore che si va costruendo, che cresce come un granello di senape, di un Gesù presente donato per tutti.  A questo punto del mio cammino continuo il mio servizio ai fratelli africani, cercando di vivere con amore, semplicità e gioia».

Sito delle Missionarie di Maria Saveriane

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