Il Papa telefona al Carmelitano che accolse superstiti della strage di Beslan


(©LAPRESSE) Il dolore di Beslan

Papa Francesco telefona a padre Paolo De Carli, il carmelitano scalzo che accolse un gruppo di superstiti della strage di Beslan nel proprio Convento. La scuola “Numero 1” di Beslan (nell’Ossezia del Nord, una repubblica autonoma nella regione del Caucaso nella federazione russa), nel 2004, veniva presa d’assalto da un gruppo di ribelli fondamentalisti islamici e separatisti ceceni che avevano fatto prigionieri circa un migliaio di persone, soprattutto bambini. Dopo tre giorni le forze speciali russe fecero irruzione per liberare gli ostaggi, un massacro che costò la vita di trecento persone. “All’epoca del massacro – scrive il Giornaledibrescia.it che ha divulgato la notizia della telefonata del Pontefice – padre Paolo De Carli era priore del Convento carmelitano delle Laste, a Trento. Proprio la Provincia autonoma si fece promotrice dell’accoglienza di un gruppo di superstiti. Un lavoro dal quale nacque l’azione dell’associazione ‘Aiutateci a salvare i bambini Onlus’ che a Beslan sviluppò un intervento pluriennale di sostegno psicologico con il supporto scientifico di una équipe di esperti dell’Università di Padova”.

Padre Paolo De Carli ricorda bene l’accoglienza riservata ai superstiti di Beslan, nel suo convento, e i momenti di grazia vissuti accanto a loro. “Ricordo che ci siamo trovati davanti a un muro di dolore: una montagna difficile da scalare. Ma la grazia della nostra compagnia (oltre 100 persone si sono alternate nel lavoro in quei 40 giorni) e l’aiuto saggio dell’equipe di psicologi di Padova ci hanno aiutato a realizzare un piccolo miracolo di guarigione. Quella montagna di dolore si è aperta e ci ha fatto entrare. E un po’ alla volta abbiamo rivisto il sorriso, la gioia di vivere, la forza di legami che si saldavano ancora tra di loro, la speranza per un futuro migliore…”. Penso che anche noi siamo chiamati a dire questo grande grazie a loro – scriveva Padre Paolo nel sito del Movimento Ecclesiale Carmelitano di cui fa parte – perché ci hanno mostrato con la loro esperienza che l’ultima parola non può essere un odio che uccide o una morte che vince. L’ultima parola è una parola che fa rinascere, che invoca la gioia, che costruisce il bene, che dona la vita. ‘Vita’: il nome della bambina nata a Zalina (una delle superstiti di Beslan, ndr) poco più di due anni fa. Quando le ho chiesto cosa significava in russo, mi ha guardato e con un sorriso mi ha detto: ‘Vita! In italiano’”.

Adesso il Sacerdote carmelitano – diventato nel frattempo Direttore della Scuola di Adro – si prepara a partire in occasione del decimo anniversario della strage di Beslan; così – ce lo rivela al telefono – ha pensato, prima di partire, di scrivere una lettera a papa Francesco per chiedergli un piccolo saluto da portare con sé e che avrebbe certamente fatto piacere a chi ha vissuto il dramma di quella terribile esperienza. Il Pontefice non se l’è fatto dire due volte e ha chiamato personalmente De Carli, “Buongiorno. Cerco padre Paolo De Carli, sono papa Francesco”. “Il Papa – afferma il Carmelitano – si è subito mostrato attento e disponibile a inviare un suo saluto ai superstiti di Beslan. Mi ha inviato prima un file al computer con il suo messaggio, chiedendomi addirittura di rileggerlo, e poi il testo cartaceo”.

Scritto per Vatican Insider

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