Bagnasco, Iraq: Se la voce degli uomini è tremante la storia ne chiederà conto


card_bagnascoIl card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sceglie il pulpito della sua arcidiocesi per toccare alcuni temi caldi e importanti che riguardano le responsabilità della Chiesa. Nella Basilica del Santuario genovese della Guardia, le tre omelie (Messa della vigilia, del mattino e del pomeriggio) pronunciate in occasione della Solennità della Madonna della Guardia portano, infatti, la Sua firma. L’illustre porporato scioglie, così, ogni dubbio a chi riteneva che avesse mollato le redini della Cei, e in tre mosse (direbbero gli scacchisti) rimette in gioco le responsabilità morali a cui è chiamato ciascun cristiano, proprio in questo momento storico in cui l’omissione rischia di diventare – agli occhi di Dio e dell’intera umanità – una gravissima colpa.

L’Arcivescovo di Genova – nel corso della prima omelia vigiliare – invita il cristiano a ripercorrere la via maestra e a non galleggiare nel vuoto delle apparenze che la cultura generale ci impone. Se il bene viene scambiato con il male l’umanità non ha futuro e il mondo diventa invivibile. “L’uomo può resistere per un po’ di tempo, può far finta di essere felice, ma poi vien l’ora della verità”. La vanità umana – afferma Bagnasco – “cerca di farsi notare a qualunque prezzo, anche morale. Viviamo nella fiera delle vanità: si fanno carte false pur di essere visti e sentirsi importanti. A seguito di questa malattia, nuotiamo in un mare di apparenze e di miti, viviamo in una specie di bolla virtuale piena di fantasmi, cioè di nulla. E quanto più i burattinai del mondo se ne accorgono, tanto più la gonfiano – questa bolla – perché continui a incantare. Ma l’uomo non può vivere sempre nel vuoto. Se tutto si equivale – qualunque scelta e azione – allora annaspiamo nel nulla: laddove tutto è possibile, nulla esiste”.

Durante la Messa del mattino i toni diventano ancor più sostenuti, e il Presidente dell’episcopato italiano parla, con decisione, della crudele persecuzione dei cristiani e delle altre minoranze religiose in Iraq e in diverse parti della Terra. Di fronte all’orrore, ma anche dall’esibizione infamante dell’orrore – dichiara Bagnasco – “la nostra coscienza deve ribellarsi. Dobbiamo ad una voce gridare che sono crimini contro l’umanità. Dobbiamo gridare che se dalla comunità internazionale non si leva univoca, chiara, forte e insistente, la condanna e la presa di distanza dalla inaccettabile vergogna, è un atto di viltà imperdonabile”. Parole forti che rimbombano nella sacra atmosfera della Basilica della Guardia e che il Presidente della Cei – non solo per il ruolo di responsabilità che ricopre – non teme di pronunciare, poiché – prosegue – “se le voce degli uomini è tremante e interessata, tutti ricordino che il tribunale della storia, ma soprattutto quello di Dio, comunque chiederà conto non ad una comunità anonima dietro cui trincerarsi, ma agli individui concreti colpevoli del silenzio. Non possiamo tacere davanti al progetto in atto di cancellare la presenza cristiana dalla Terra Santa come da altri luoghi. Sarebbe abbandonare non solo tanti fratelli che soffrono per la fede, ma anche sarebbe abbandonare l’umanità alla barbarie. La nostra parola di condanna e l’appello al rispetto dei diritti umani diventa preghiera accorata e testimonianza convinta. Per non abbandonarli, infatti, dobbiamo uscire dall’indifferenza, da una fede stanca e sofisticata; uscire allo scoperto con la gioia del Vangelo, anche se questo ci procurasse derisione e fastidi”.

L’Arcivescovo di Genova tocca poi il tema che riguarda la problematica del lavoro, “coloro che perdono il lavoro, coloro che lo cercano, coloro che il lavoro non l’ha mai trovato: giovani e adulti accomunati dalla medesima angoscia. La crisi si sta prolungando anche se – così si sente dire – qualche segnale di ripresa sembra esserci. Ma – se così fosse e ce l’auguriamo – la ricaduta occupazionale nella vita reale non si vede. La capacità di resistenza del nostro popolo è sorprendente, ma fino a quando?”.

Cresce il numero delle persone che chiedono sostegno alle Parrocchie, ai Centri di ascolto, alle Caritas. La Chiesa non si nasconde – afferma Bagnasco – “e, senza pubblicità sulle prime pagine, si muove per contribuire al bene della Città, innanzitutto della gente più indifesa. (…) Tiene rispettosi contatti con istituzioni, imprenditori, sindacati, perché ogni via si trovi, consapevole che solamente dentro a dei piani industriali organici e ampi ci può essere ripresa”. I piedi, però, “restino ben ancorati a casa” – ammonisce l’Arcivescovo –, “se la Chiesa mantiene doverosi contatti con tutti, nessuno dimentichi che essa ha un legame con il popolo che nulla e nessuno potrà sciogliere, perché stare con la gente è la sua missione. Per questo le dà voce”.

Nella Messa del pomeriggio, il card. Bagnasco prova a rispondere a quegli interrogativi che in questi giorni abbiamo un po’ condiviso tutti: perché tanta violenza e tanto orrore nel mondo? Perché l’umanità non è infuocata da Cristo? E’ forse diventato impotente l’amore di Dio? Siamo in una corsa verso la follia collettiva? “L’uomo occidentale, che ha voluto emanciparsi da tutto, compreso Dio, – dichiara Bagnasco, riprendendo due temi spesso sviluppati da Benedetto XVI (Come se Dio non esistesse) e Giovanni Paolo II (Le radici cristiane dell’Europa) – vive in un clima artificioso e malato. E la cultura è diventata languida e debole perché ha tagliato le sue origini e ha svuotato la sua storia”. Il vuoto, però, non sta in piedi e “una civiltà non può svuotarsi dei suoi valori e della sua identità impunemente”. L’uomo, i popoli e le Nazioni – ricorda il Porporato – cercano un senso per vivere, ideali alti, qualcosa per cui valga la pena persino il sacrificio. “Il patrimonio culturale e civile dell’occidente – ispirato e segnato dal Vangelo – da che cosa è stato sostituito? Da un folle individualismo senza storia e senza futuro, quindi senza memoria e speranza; schiacciato solo sul presente da spremere e buttare. E’ il vuoto di valori comuni, di ideali perenni, di una visione che generi un senso gioioso di appartenenza”. Ci sono dei “burattinai occulti”, conclude mons. Bagnasco, intenti ad annullare ogni appartenenza – ad una storia, ad un popolo, ad una cultura e religione – e farci vivere in una poltiglia uniforme e incolore. “Ma il risultato è una mortale solitudine di individui che, per essere cittadini del mondo, non hanno più né casa, né patria, né volto. L’estrema debolezza interiore rende smarriti e paurosi, reattivi e insofferenti di fronte a prove e disagi. Rende facile preda di suggestioni che si presentano forti e totalizzanti così da riempire il vuoto di identità e di scopo. Come non pensare ai tanti cristiani ferocemente perseguitati? E con loro altre minoranze? E come tacere la sistematica eliminazione dalla Terra Santa e da altri luoghi del mondo?”.

Scritto per Korazym.org

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