Medio Oriente, l’ipotesi della legittima difesa


(©ANSA) Roma, Si tolgono manifesti contro negozi di ebrei

Le scritte antisemite comparse in questi giorni sui muri di Roma – volte a boicottare le attività commerciali gestite dagli ebrei – sono un ulteriore monito alla drammatica situazione vissuta in medio Oriente. Un maldestro e assurdo tentativo per fermare il massacro mediorientale – come si legge nei manifesti – boicottando ogni tipo di prodotto e commerciante ebraico. Immagini tristemente note a quanti hanno vissuto nel passato il dramma dell’Olocausto e a tutti noi che ogni anno celebriamo la memoria di quell’orrenda e diabolica catastrofe umanitaria. “Assistiamo con preoccupazione – ha dichiarato Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche – alla saldatura di sigle del sottobosco estremista nel comune odio anti-ebraico e anti-israeliano, le cui modalità di espressione più violente, ancora parzialmente latenti, rischiano di costituire pericolo per l’intera comunità nazionale” (Sir).

La guerra in medio Oriente continua a mietere vittime e il bilancio peggiore riguarda i “nazareni” del terzo millennio, i discendenti del Cristo condannato a morte per la salvezza di tutti, ebrei, palestinesi e uomini di ogni tempo. È vero, non esiste una guerra “giusta”, ma abbiamo il sacrosanto diritto di difendere la vita (nostra e altrui) quand’essa è palesemente e irrimediabilmente minacciata. “Dal punto di vista morale – scrive Massimo Introvigne, sociologo e scrittore italiano, in La Nuova Bussola Quotidiana – il pacifismo assoluto come maschera di inconfessati interessi elettorali non corrisponde all’insegnamento della Chiesa. Non solo i Papi si sono espressi a favore della cosiddetta ‘ingerenza umanitaria’, ma papa Francesco, come i suoi predecessori, ci rimanda spesso al Catechismo della Chiesa Cattolica. Al numero 2265, questo insegna che ‘la legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità’. Un diritto che è anche un ‘grave dovere’, su scala nazionale come per la comunità internazionale”.

Esclusa ogni possibilità di confronto, tregua, e civile ravvedimento, fatto tutto ciò che era diplomaticamente necessario per offrire ipotesi di dialogo e lavoro comune, non resta che prendere atto – nei territori del medio Oriente – di un’ostinata e feroce volontà a voler continuare a sterminare un intero popolo, a ogni costo. In tanti chiedono adesso – come ultima strada percorribile per la salvezza delle restanti vite umane – un intervento risolutivo più deciso.

La Conferenza episcopale italiana, oltre a proporre un particolare momento di preghiera, in occasione della Solennità dell’Assunta, ha precisato in un comunicato la gravità della situazione mediorientale con queste parole: “A fronte di un simile attacco alle fondamenta della civiltà, della dignità umana e dei suoi diritti, noi non possiamo tacere. L’Occidente non può continuare a volgere lo sguardo altrove, illudendosi di poter ignorare una tragedia umanitaria che distrugge i valori che l’hanno forgiato e nella quale i cristiani pagano il pregiudizio che li confonde in modo indiscriminato con un preciso modello di sviluppo”.

Ancora Massimo Introvigne, nella riflessione a cui facevamo riferimento prima, ricorda che in occasione delle tragedie della Bosnia e della Somalia, parlando alla Fao, il 5 dicembre 1993, “Papa Wojtyla affermava che ‘la coscienza dell’umanità, ormai sostenuta dalle disposizioni del diritto internazionale umanitario, chiede che sia reso obbligatorio l’intervento umanitario nelle situazioni che compromettono gravemente la sopravvivenza di interi popoli e gruppi etnici’. Il 30 novembre 1993, ricevendo i ministri degli Esteri della Csce, il Pontefice polacco denunciava lo ‘scandalo del disinteresse di fronte a eccessi inammissibili’, ribadendo il dovere di ingerenza umanitaria quando ‘i diritti fondamentali di un popolo sono in gioco’. Nell’udienza generale del 12 febbraio 1994, san Giovanni Paolo II ribadiva lo stesso principio, invitando a ‘qualsiasi tipo di azione’ – non ‘solo politica’ ma ‘anche’ militare – per ‘disarmare l’aggressore’ quando minaccia di compiere stragi”.

Per quanto riguarda il criterio morale della legittima difesa bisogna precisare che va salvaguardata in ogni caso la condizione dell’inesistenza di ogni altra via di scampo, e che l’insegnamento sulla legittima difesa non configura un obbligo, ma solo la possibilità di spingere la difesa della propria vita fino al limite estremo.

Scritto per Vatican Insider

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