I “rattoppi” della fecondazione artificiale


fec_artificiale“L’applicazione uniforme sul territorio, un sistema di controllo sicuro e un sistema di certificazione sanitaria per la tracciabilità del donatore nell’anonimato”. Sono questi alcuni punti principali del decreto legge sulla fecondazione eterologa annunciato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e presentato in Consiglio dei ministri. Tale provvedimento giunge alcuni mesi dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha definito incostituzionale il divieto di ricorso alla fecondazione eterologa, e il relativo dibattito sulla necessità di produrre delle linee guida per regolamentare l’accesso a questa tecnica.

Il tema di questa particolare trattazione fa riferimento, infatti, ad una “tecnica”, verso la quale la Chiesa e la morale cattolica hanno sempre mostrato preoccupazione e opposizione, per la salvaguardia della dignità umana. La procreazione artificiale è un insieme di tecniche volte a produrre il concepimento in modo non naturale. Alcuni medici chiamano questa tecnica (erroneamente e talvolta per smorzare l’entità del problema) “assistita”, ma non si tratta di una vera e propria assistenza poiché è il ginecologo a produrre la procreazione artificiale, con un intervento invasivo per l’intimità della coppia. Due sono le categorie che riguardano il metodo della procreazione artificiale: “intracorporea” (là dove la tecnica interviene dentro l’utero materno per determinare la gravidanza), ed “extracorporea” (fecondazione che avviene laboratorialmente in una provetta per poi trasferire l’embrione nel grembo di una donna). Queste due categorie, a loro volta, si dividono (e così ci riallacciamo alle notizie di cronaca recenti) in procreazione artificiale “omologa” ed “eterologa”. Si definisce “omolga” la procreazione artificiale che avviene utilizzando i gameti riproduttivi del marito e della moglie; è considerata “eterologa”, invece, la fecondazione artificiale che mette insieme i gameti (di uno dei coniugi o di entrambi) appartenenti ad altre persone. A determinare la fecondazione – non si stanca di ripeterlo il card. Elio Sgreccia, uno dei maggiori esperti di bioetica – “non è l’atto di amore dello sposo verso la sposa, per cui lo sposo diventa padre attraverso la sposa, e la sposa diventa madre attraverso lo sposo come è nel disegno di Dio, ma qui c’è un tecnico, un biologo o un medico, ginecologo, che entra in questa intimità, sostituisce l’atto coniugale e opera lo sbocciare di una vita umana nell’incontro dei due gameti. Questo punto deve essere ben chiaro, perché non sono le due persone, sposo e sposa, che chiamano la vita, ma una tecnica laboratoriale”.

E’ in tale contesto che si inserisce l’acceso dibattito di questi giorni. «E’ dolorosamente stupefacente che la Corte Costituzionale nel legittimare la fecondazione eterologa abbia dimenticato le regole stabilite dai trattati internazionali» afferma Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. «Per questi documenti “gli Stati devono dare ai bambini il meglio di se stessi” (Dich. Diritti fanciullo, 1959), “in ogni decisione che riguardi contemporaneamente adulti e minori è doveroso avere prioritario riguardo per gli interessi dei minori (Conv, diritti fanciullo, 1989). E il Parlamento europeo ha affermato in una sua delibera che “il diritto all’identità è un diritto di ogni uomo che comprende anche il diritto ad avere un padre ed una madre veri e certi sotto ogni profilo: genetico, sociale e giuridico” (1989)». “Qualcosa andrà fatta per evitare lo smantellamento della legge 40 voluta dal Parlamento e confermata dalla volontà popolare […], per impedire una applicazione dissennata della procreazione eterologa. Una legge infatti può e deve salvaguardare il diritto del figlio a conoscere i suoi genitori biologici” (Comunicato stampa del Movimento per la Vita).

“La fecondazione artificiale – spiega ancora mons. Sgreccia su Radio Vaticana – lede la dignità e l’unità del matrimonio, in quanto la creatura deve essere il frutto e il dono dell’amore reciproco dei due sposi. Quando poi si interviene con la eterologa di uno dei gameti oppure dell’ovulo, c’è una lesione maggiore, in quanto l’unità del matrimonio e il diritto dei figli a essere concepiti e messi al mondo dal matrimonio vengono meno tutte queste caratteristiche, poiché uno dei due genitori è esterno al matrimonio”.

La fecondazione eterologa – secondo il decreto legge presentato in Consiglio dei ministri – sarà, inserita nei livelli essenziali di assistenza, sarà consentita anche la doppia eterologa, nel caso in cui entrambi i componenti della coppia siano sterili. La donazione dei gameti (massimo 10 per ogni donatore) dovrà essere, inoltre, volontaria e gratuita.
Domenico Coviello, genetista, copresidente di Scienza e Vita, in questa ipotesi di legge, legata alla fecondazione eterologa, individua alcune problematiche importanti. Per le donne che si prestano a questa procedura – dichiara, infatti, ai microfoni di Radio Vaticana – “dobbiamo ricordare il rischio fisico. La ovodonazione, infatti, comporta una super stimolazione ormonale, affinché invece del singolo ovocita, come avviene fisiologicamente, la donna possa avere una ovulazione multipla. E questo comporta uno stress fisico per la donna. Per l’uomo non c’è questa parte, perché naturalmente l’uomo produce già molti gameti, ma ci sono più problematiche di tipo genetico, nel caso della produzione di più figli, che possono slatentizzare malattie genetiche, quando eventualmente si vengano d incontrare come coppia futura di marito e moglie, che hanno una parte di patrimonio genetico in comune. Quindi, sebbene il decreto, che è in preparazione, preveda una serie di controlli e una serie di regolamentazioni, con il limite dei possibili dieci nati, sappiamo che poi nell’attuazione ci sono molte problematiche pratiche, come abbiamo visto nei casi di cronaca recente, situazioni che per errore possono coinvolgere la vita di più famiglie”.
Sorgono, inoltre, alcuni ragionevoli interrogativi. Quali possono essere, infatti, le conseguenze per i nati dalla tecnica della fecondazione eterologa? Tali creature non hanno forse il diritto di conoscere le proprie origini? E nel caso dell’eterologa doppia? “Un aspetto – prosegue Domenico Coviello – molto delicato che, a seconda del singolo individuo, potrà avere conseguenze più o meno gravi, più o meno rischiose”.

Al di là delle diverse posizioni medico-scientifiche, i dibattiti ideologici, le contrastanti posizioni politiche e i tentativi di applicare oggi dei “rattoppi”, per accomodare gli strappi della fecondazione artificiale (inaccettabile fin dall’inizio), non si possono occultare gli insegnamenti della fede cattolica che definiscono il patrimonio genetico della nostra appartenenza a Cristo. Il Magistero della Chiesa, in passato, ha documentato – attraverso dichiarazioni ufficiali – la qualità dell’agire morale dell’uomo che trova in Cristo la sua pienezza e la sua unità. A proposito della fecondazione artificiale eterologa, la Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal card. Joseph Ratzinger, nell’Istruzione “Donum Vitae” del 1987, dettagliava la seguente riflessione: “La fecondazione artificiale eterologa è contraria all’unità del matrimonio, alla dignità degli sposi, alla vocazione propria dei genitori e al diritto del figlio ad essere concepito e messo al mondo nel matrimonio e dal matrimonio. Il rispetto dell’unità del matrimonio e della fedeltà coniugale esige che il figlio sia concepito nel matrimonio; il legame esistente tra i coniugi attribuisce agli sposi, in maniera oggettiva e inalienabile, il diritto esclusivo a diventare padre e madre soltanto l’uno attraverso l’altro. Il ricorso ai gameti di una terza persona, per avere a disposizione lo sperma o l’ovulo, costituisce una violazione dell’impegno reciproco degli sposi e una mancanza grave nei confronti di quella proprietà essenziale del matrimonio, che è la sua unità. La fecondazione artificiale eterologa lede i diritti del figlio, lo priva della relazione filiale con le sue origini parentali e può ostacolare la maturazione della sua identità personale. Essa costituisce inoltre una offesa alla vocazione comune degli sposi che sono chiamati alla paternità e maternità: priva oggettivamente la fecondità coniugale della sua unità e della sua integrità; opera e manifesta una rottura fra parentalità genetica, parentalità gestazionale e responsabilità educativa. Tale alterazione delle relazioni personali all’interno della famiglia si ripercuote nella società civile. Queste ragioni portano a un giudizio morale negativo sulla fecondazione artificiale eterologa: pertanto è moralmente illecita la fecondazione di una donna con lo sperma di un donatore diverso da suo marito e la fecondazione con lo sperma del marito di un ovulo che non proviene dalla sua sposa. Inoltre la fecondazione artificiale di una donna non sposata, nubile o vedova, chiunque sia il donatore, non può essere moralmente giustificata. Il desiderio di avere un figlio, l’amore tra gli sposi che aspirano a ovviare a una sterilità non altrimenti superabile, costituiscono motivazioni comprensibili; ma le intenzioni soggettivamente buone non rendono la fecondazione artificiale eterologa né conforme alle proprietà oggettive e inalienabili del matrimonio né rispettosa dei diritti del figlio e degli sposi”.

Scritto per Korazym.org

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