“Stichi” e “Stichirà” di Pasqua


Quando l’occidente e l’oriente cristiano celebrano la Pasqua nello stesso giorno, durante la Messa del Giorno di Pasqua presieduta dal Papa, viene eseguito il tradizionale canto orientale degli «Stichi» e «Stichirà» di Pasqua. Si tratta di una particolare ricorrenza legata al diverso computo cronologico del tempo, che ricorre poche volte nell’arco di un millennio.

I cristiani d’Occidente, infatti, seguono il calendario riformato da papa Gregorio XIII nel 1582 (calendario gregoriano), mentre le Chiese orientali continuano a organizzare le solennità liturgiche seguendo il calendario stabilito da Giulio Cesare nell’anno 46 avanti Cristo (calendario giuliano). Di solito, tenuto conto anche del calendario lunare, la celebrazione della Pasqua viene celebrata in oriente e occidente a distanza di una o più settimane. Quando le date coincidono – come in questo caso – si sottolinea l’evento con il canto degli «Stichi» e «Stichirà».

Si tratta di un particolare annuncio della Resurrezione di Cristo, una tradizione nata nel medioevo a Roma, per cantare gli «Stichi» e «Stichirà» della pasqua bizantina davanti al Sommo Pontefice. Nel dettaglio, prendono il nome di “stichi” i versetti del salmo 67 (68), mentre gli “stichirà” sono i tropari teologici e poetici che annunciano la gioia del Cristo Risorto, cantati durante la Veglia pasquale. La tradizione li fa risalire intorno al VII secolo, e nei suoi versi si possono riconoscere le sfumature teologiche di alcuni dei padri della Chiesa (Giovanni Crisostomo, Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno).

Gli Stichi e Stichirà cantano l’evento della Resurrezione e la centralità del mistero cristiano, dove Cristo è il Vivente, Colui che ha vinto la morte; pertanto la Chiesa invita alla gioia e al perdono: “Una Pasqua santissima – si legge nel testo – è sorta per noi!  Pasqua! Con gioia abbracciamoci gli uni gli altri! O Pasqua che distruggi la tristezza! Perché oggi il Cristo, risplendendo dalla tomba come dal talamo, ha riempito le donne di gioia, dicendo: Portate l’annuncio agli apostoli!”; e ancora: “È il giorno della risurrezione! Irradiamo gioia per questa festa, abbracciamoci gli uni gli altri, chiamiamo fratelli anche coloro che ci odiano, perdoniamo tutto per la risurrezione…”.

Monsignor Piero Marini, maestro delle Celebrazioni liturgiche al tempo di Wojtyla, a tal proposito scriveva: “Questo inno pasquale si conclude con il tropario di Pasqua che continuamente si ripete nella liturgia pasquale bizantina: ‘Cristo è Risorto dai morti, ha calpestato la morte con la sua morte, e ai morti nei sepolcri ha donato la vita’. Si tratta di un notissimo testo bizantino, ripetuto migliaia di volte durante il tempo pasquale, testo che il Vaticano II ha citato alla fine del n. 22 della Costituzione pastorale Gaudium et spes”.

Anche quest’anno gli «Stichi» e «Stichirà» di Pasqua saranno eseguiti davanti al Papa subito dopo la proclamazione del Vangelo. Oriente e occidente – grazie a questa coincidenza cronologica (che nel primo quarto del secolo del nuovo millennio si ripeterà sette volte) – condivideranno così la grande festa della Pasqua. A tal proposito, il Concilio Vaticano II, rispondendo al desiderio di molti fedeli, di veder assegnata la festa di Pasqua a una determinata domenica e di adottare un calendario fisso, in appendice al documento sulla Liturgia, Sacrosanctum Concilium, ha dichiarato: “Il sacro Concilio non ha nulla in contrario a che la festa di Pasqua venga assegnata ad una determinata domenica nel calendario gregoriano, purché vi sia l’assenso di coloro che ne sono interessati”.
Certamente un desiderio ancora più grande – per il quale si sta lavorando – è il ritorno delle Chiese d’oriente e d’occidente alla primitiva unità ecclesiale.

La fonte consultata per questo articolo è il sito della Santa Sede.

Scritto per Vatican Insider

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