Un concentrato di miseria e santità! 8


bracciodiferroSe io avessi capito allora che la prima qualità dell’amore è la forza, gli eventi probabilmente si sarebbero svolti in modo diverso. Ma per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di sé, anche le cose più nascoste, le più difficili da accettare. Come si fa a compiere un processo del genere mentre la vita con il suo rumore ti trascina avanti? Lo può fare fin dall’inizio soltanto chi è toccato da doti straordinarie” (Susanna Tamaro, Va’ dove ti porta il cuore).

Sono d’accordo con la riflessione della Tamaro, tranne nel finale! Io non credo, infatti, che siano le particolari doti personali a permettere la conoscenza interiore e profonda del nostro io. “Bravi” per quanto possiamo essere mancherebbe ancora qualcosa o, se volete, qualcuno. Perché l’amore in me diventi forza devo presupporre, infatti, un altro capace di accogliermi. Ciascuno di noi nel desiderio di ricevere amore è “infinito” e nello stesso tempo miseramente “limitato”. Chi potrà dunque saziare questa fame? Una dote straordinaria? E quale? Non vedo altre alternative se non la grazia di Dio capace di toccare gli angoli più nascosti della mia interiorità, un Dio che sia in grado di amarmi per quello che sono: io, un concentrato di miseria e santità!


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