Quando Ratzinger incontrò Bartolucci


“Lei, venerato Maestro, ha cercato sempre di valorizzare il canto sacro, anche come veicolo di evangelizzazione. Mediante gli innumerevoli concerti eseguiti in Italia e all’estero, con il linguaggio universale dell’arte, la Cappella musicale pontificia da Lei guidata ha così cooperato alla stessa missione dei Pontefici, che è quella di diffondere nel mondo il messaggio cristiano”. Furono queste le parole che Papa Benedetto XVI rivolse – nel giugno 2006, in occasione del concerto di musica sacra offerto in Suo onore – al Maestro Domenico Bartolucci, l’illustre musicista e compositore, allievo di Lorenzo Perosi, direttore per ben 41 (1956-1997) anni della Cappella Musicale Pontificia detta “Cappella Sistina”. Elevato alla dignità di cardinale, dallo stesso Benedetto XVI nel Concistoro del 20 novembre 2010, Domenico Bartolucci offriva al Pontefice, nell’agosto del 2011, una delle sue ultime magistrali esecuzioni. Al termine del concerto Papa Ratzinger si rivolgeva al novantaquattrenne compositore fiorentino sottolineando tre aspetti caratterizzanti della sua vita: la fede, il sacerdozio e la musica.

“Caro Cardinale Bartolucci, – affermava il Pontefice – la fede è la luce che ha orientato e guidato sempre la sua vita, che ha aperto il suo cuore per rispondere con generosità alla chiamata del Signore; ed è da essa che è scaturito anche il suo modo di comporre. […] Ma la musica è per lei un linguaggio privilegiato per comunicare la fede della Chiesa e per aiutare il cammino di fede di chi ascolta le sue opere; anche attraverso la musica Lei ha esercitato il suo ministero sacerdotale. Il suo modo di comporre si inserisce nella scia dei grandi autori di musica sacra, in particolare della Cappella Sistina di cui è stato per molti anni Direttore: la valorizzazione del prezioso tesoro che è il canto gregoriano e l’uso sapiente della polifonia, fedele alla tradizione, ma aperto anche a nuove sonorità”. “«Christus circumdedit me» – concludeva Benedetto XVI –, Cristo mi ha avvolto e mi avvolge: questo mottetto [eseguito durante il concerto, ndr] riassume la sua vita, il suo ministero e la sua musica, caro Signor Cardinale”.

Papa Francesco, nel telegramma inviato ai familiari per la scomparsa dell’illustre Maestro Bartolucci, ha espresso il suo profondo cordoglio, “pensando con affetto – scrive il Pontefice – a questo caro e stimato sacerdote, illustre compositore e musicista, che ha esercitato il suo lungo e intenso ministero specialmente mediante la musica sacra che nasce dalla fede ed esprime la fede. Ricordo con viva gratitudine la sua feconda opera quale direttore della Cappella Sistina e la valorizzazione sapiente del prezioso tesoro della polifonia, tesa ad elevare il cuore nella lode a Dio”.

Nella lunga esperienza musicale Domenico Bartolucci ha attraversato anche momenti difficili. Nel 1997, infatti, nonostante la nomina “ad vitam” a Direttore, concessa da Pio XII, si parlò di estromissione dell’illustre maestro dalla guida della “Cappella Sistina”, con il conseguente ecclissamento di un certo tipo di musica sacra che il card. Bartolucci sintetizzo così durante un’omelia pronunciata nel dicembre del 2010: “La Chiesa stessa dei primi secoli non appena ebbe la possibilità di rendere gloria al Signore pubblicamente si impegnò nella creazione delle «scholae cantorum» che via via nei secoli ci hanno lasciato in eredità il patrimonio del canto sacro, il canto gregoriano e la polifonia, strumenti autentici di predicazione, che spesso proprio per la loro intensità riescono a far percepire il messaggio contenuto nella parola di Dio. Questo patrimonio che oggi dobbiamo necessariamente recuperare e che purtroppo è stato trascurato, non ha mai inteso costituirsi come “ornamento” della celebrazione liturgica. Il cantore, come ci hanno insegnato i nostri maestri del passato, è semplicemente un ministro che esprime e rende vivo al meglio il testo sacro e la parola di Dio. Troppo spesso noi musicisti di Chiesa siamo stati accusati di voler impedire la partecipazione dei fedeli ai sacri riti e io stesso come direttore della Cappella Sistina ho dovuto affrontare momenti difficili nei quali la santa liturgia subiva banalizzazioni e aride sperimentazioni” (Citaz. Tratta dal blog “Settimo Cielo” di Sandro Magister).

Fu Papa Benedetto XVI – in possesso delle qualità teologiche e musicali richieste dalla circostanza – a restituire al Maestro un meritato riconoscimento, attraverso le parole pronunciate al termine del Concerto del 2006, richiamato in apertura di questo nostro articolo: “Tutti i brani ascoltati – e soprattutto il loro insieme, dove stanno in parallelo i secoli XVI e XX – concorrono a confermare la convinzione che la polifonia sacra, in particolare quella della cosiddetta «scuola romana», costituisce un’eredità da conservare con cura, da tenere viva e da far conoscere, a beneficio non solo degli studiosi e dei cultori, ma della Comunità ecclesiale nel suo insieme, per la quale costituisce un inestimabile patrimonio spirituale, artistico e culturale”.

Scritto per Vatican Insider

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