Il Papa continua a sorprenderci


Charles Baudelaire diceva che “l’imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza”; e non è da discutere il fatto che una simile definizione collimi perfettamente con la personalità di Papa Francesco, che di sorprese è capace di generarne quotidianamente sempre di nuove.
I cronometristi dell’informazione ci ricordano che siamo giunti al quarto mese di pontificato del settantaseienne pontefice latinoamericano, con le sue 125 giornate di acrobatiche scelte di governo (dalle più semplici a quelle più complesse) che spiazzano tutti gli addetti ai lavori (Vaticano, Curia, stampa, cardinali, servizio di sicurezza e persino l’autista della papamobile!) che faticosamente cercano di tenere il passo del Papa.

Bergoglio, che di calcio se ne intende, riesce – nonostante l’età e un intervento al polmone destro quando era ancora ventenne – a dribblare gli ostacoli del faticoso ministero petrino con grande serenità, mentre dall’esterno osservatori e bookmaker vatican-popolari si domandano “quanto durerà” questo poliedrico stile di vita.
Di episodi, in “tackle scivolato” compiuti da Papa Francesco, mai fallosi e sempre a favore di una corretta testimonianza di fede, ne sono stati raccontati tanti fino ad oggi. Sono tutti episodi volti a migliorare e rilanciare la freschezza e la serietà dell’annuncio cristiano.

Nel corso dell’Angelus dettato in questi giorni a Castel Gandolfo, Papa Bergoglio ha scelto, per esempio, di parlare ai 20mila fedeli – accorsi per salutarlo – dal portone d’ingresso della residenza estiva papale e non dal balcone interno della Villa come è stata sempre consuetudine. Quel portone che si era chiuso con un po’ di tristezza la sera del 28 febbraio scorso, per salutare Benedetto XVI, si riapre per dire al mondo che il pontefice è in mezzo alla sua gente. Ci si sbaglierebbe nel considerare in questa immagine l’idea del “chiodo schiaccia chiodo” tra un pontefice e l’altro. Papa Francesco, infatti, ha più volte sottolineato l’umiltà e la saggezza del Papa emerito Benedetto XVI e la sua personale stima.

Papa Bergoglio ricorda a tutti i credenti – e non è difficile rendersene conto osservando i suoi gesti e le parole che pronuncia – lo stile di vita missionario annunciato e vissuto da Cristo. E’ necessario ritornare ad annunciare Cristo con fierezza e gioia, e pertanto – come sottolineava alcuni giorni fa – “Non c’è tempo da perdere in chiacchiere, non bisogna aspettare il consenso di tutti, bisogna andare e annunciare. A tutti si porta la pace di Cristo, e se non la accolgono, si va avanti uguale. (…) Non vivere per se stesso, non vivere per se stessa, ma vive per andare a fare il bene!”.

Insomma non è facile tenere il passo del Pontefice, e probabilmente la Chiesa aveva bisogno di vivere questa esperienza, quella che ti pone di fronte al mistero di Dio senza mezze misure e calcoli, dove ogni giorno non mai uguale al precedente e ogni cosa non è scontata o prevedibile, dove tutto ciò che si offre al nostro sguardo è la prospettiva di una sorpresa più grande. “Significa soprattutto – affermava Benedetto XVI nell’ottobre del 2010 – tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso quel “di più” che ci viene da Dio. Questo… esige di comunicare la gioia di essere nella Chiesa, di avere amici con cui condividere non solo le difficoltà, ma anche le bellezze e le sorprese della vita di fede”.

“Ma c’è ancora una sorpresa che è sempre superiore a tutte le sorprese – asseriva Giovanni Paolo II nel gennaio del 1989 – che noi uomini possiamo avere: questa sorpresa più grande, questa meraviglia è quella che Dio si è fatto uomo, nato dalla Vergine Maria come uomo, Figlio di Dio. Questa meraviglia più grande, questa realtà assolutamente soprannaturale, questa bontà di Dio, che ci ha fatto il dono del suo Figlio per portarci verso di lui, per offrirci una prospettiva eterna della nostra vita, una prospettiva divina”.

Scritto per Vatican Insider

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