Il “Credo” di Jorge Mario Bergoglio


La vita di Jorge Mario Bergoglio, prima e dopo la sua elezione a Sommo Pontefice, è sempre stata contraddistinta da una eclatante sobrietà, che ha messo subito in luce i dettagli di un servizio episcopale volto alla cura pastorale dei sacerdoti e dei fedeli a lui affidati. Se entriamo per un istante nell’abitazione dove Jorge Bergoglio ha vissuto prima di diventare Papa – così come raccontato nel libro “Papa Francesco”, Conversazione con Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti – possiamo rintracciare alcuni aspetti principali della sobrietà a cui prima facevamo riferimento.
L’Arcivescovo argentino – più volte è stato ricordato dalla stampa – aveva scelto di vivere in una casa adiacente alla Cattedrale di Buenos Aires; non aveva un segretario personale né un autista al suo seguito, poiché annotava gli impegni in una piccola agendina tascabile e preferiva viaggiare in autobus indossando la talare semplice del sacerdote.

Utilizzava un ufficio molto piccolo e una modesta e ordinatissima scrivania, dove era possibile osservare alcune fotografie della sua attività pastorale. Anche la camera da letto si presentava estremamente austera: un letto di legno, un Crocifisso appartenuto ai suoi nonni, Rosa e Juan, e una piccola stufa elettrica. Di fronte alla camera da letto vi era poi un piedistallo con una immagine del Cristo seduto, il “Cristo della pazienza”, virtù molto cara a Bergoglio.

Nell’abitazione dell’Arcivescovo di Buenos Aires vi era anche una biblioteca, dove su uno degli scaffali era posato un vaso pieno di rose bianche davanti ad una immagine di santa Teresa di Gesù Bambino: “Quando ho un problema – spiegava a Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti – chiedo alla santa, non di risolverlo, ma di prenderlo in mano e aiutarmi ad accettarlo, e come segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca”. Una devozione, quella di Bergoglio nei riguardi della giovane carmelitana di Lisieux, testimoniata anche da un altro episodio. Quando si recava, infatti, a Roma per gli impegni legati al suo ministero, era solito fermarsi nella piccola Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo – un oratorio di Roma sito sul lungotevere Vaticano, a pochi passi dalla Basilica di S. Pietro – per pregare, con grande raccoglimento e devozione, davanti alla statua di S. Teresa, e poi andava via.

Tra le cose più care custodiva nel suo breviario (e certamente è così ancora oggi) una lettera della nonna (verso cui Bergoglio è sempre stato particolarmente legato) consegnatagli in occasione della sua ordinazione sacerdotale e dove vi è scritto: “In questo bellissimo giorno in cui puoi tenere tra le tue mani consacrate il Cristo Salvatore e ti si apre un lungo cammino per l’apostolato più profondo, ti faccio questo modesto regalo di scarso valore materiale, ma immenso valore spirituale”.

Ma c’è ancora un importante memoria che Jorge Mario Bergoglio conserva con particolare devozione e che rivela la sua grande spiritualità. Si tratta di una personale confessione di fede, scritta nel 1969, prima di essere ordinato sacerdote:

«Voglio credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che ha infuso il suo spirito nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così al regno di vita eterna. / Credo nella mia storia, che è stata trapassata dallo sguardo di amore di Dio e, nel giorno di primavera, 21 settembre, mi ha portato all’incontro per invitarmi a seguirlo. / Credo nel mio dolore, infecondo per l’egoismo, nel quale mi rifugio. / Credo nella meschinità della mia anima, che cerca di inghiottire senza dare… senza dare. / Credo che gli altri siano buoni, e che devo amarli senza timore, e senza tradirli mai per cercare una sicurezza per me. / Credo nella vita religiosa. / Credo di voler amare molto. / Credo nella morte quotidiana, bruciante, che fuggo, ma che mi sorride invitandomi ad accettarla. / Credo nella pazienza di Dio, accogliente, buona come una notte d’estate. / Credo che papà sia in cielo insieme al Signore. / Credo che anche padre Duarte [il sacerdote che lo confessò il 21 settembre, ndr]​​​​  stia lì intercedendo per il mio sacerdozio. / Credo in Maria, mia madre, che mi ama e mai mi lascerà solo. E aspetto la sorpresa di ogni giorno nel quale si manifesterà l’amore, la forza, il tradimento e il peccato, che mi accompagneranno fino all’incontro definitivo con quel volto meraviglioso che non so come sia, che fuggo continuamente, ma che voglio conoscere e amare. Amen».

Scritto per Vatican Insider

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