Bagnasco: “La disoccupazione la realtà più grave della crisi economica”


Per il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, “bisogna intervenire rapidamente”, l’emergenza disoccupazione è assolutamente prioritaria “perché la gente non vada nell’angoscia più totale”. L’arcivescovo di Genova – intervenuto all’inaugurazione di un nuovo centro della Comunità di Sant’Egidio nel quartiere cittadino di Cornigliano – osserva i dati relativi alla disoccupazione in Italia con reale preoccupazione. Ormai – precisa Bagnasco – “si tratta di arrivare non solo alla fine del mese, ma di arrivare al giorno dopo”; e ancora: “drammi, che già purtroppo in parte ci sono e che ci auguriamo tutti che non aumentino”. E’ necessario, dunque, “intervenire rapidamente su questo settore, che è prioritario rispetto a tante altre urgenze che ci sono nel nostro Paese”. “Ci deve essere – conclude il presidente dei vescovi italiani – un criterio per giudicare la precedenza che è questo: cosa pesa di più nel cuore e nella carne della gente?”.

Purtroppo, molte di queste indigenze si trasformano in veri e propri drammi umani, capaci di generare abbandono e disperazione. Una povertà estrema, improvvisa e devastante, che colpisce moltissimi lavoratori e le loro famiglie. Chi ha bisogno desidera sentirsi protetto e aiutato, perché non si giunga alla disperazione quando si è toccato l’abisso della solitudine. Molti, infatti, per non rimanere completamente soli, rivelano il dramma personale e familiare attraverso il web. C’è chi scrive, infatti: “Non mi curo più come una volta, ho 44 anni e mi sento mancare l’aria, ho perso il lavoro già da tre anni e da quel momento tutta la famiglia ne ha risentito. Ci vengono incontro come possono la Parrocchia e qualche vicino di casa un po’ più sensibile. Non frequentiamo parenti e amici da molto tempo, non perché non desideriamo stare insieme agli altri (anzi!) ma per il timore che essi hanno di sentirsi interpellati per un aiuto. Lo Stato ci ha abbandonato, tutti promettono qualcosa ma alla fine nessuno ti da niente”.

Chi analizza le condizioni sociologiche e gli effetti di questa particolare situazione parla di una vera e propria patologia sociale in crescente aumento, che spezza l’armonia del nucleo familiare e la dignità della singola persona stessa; o per dirla con Woody Allen “Non voglio raggiungere l’immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo”.

Papa Francesco, nella giornata del primo maggio appena trascorso, ricordava: “Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. (…) Ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione.  (…) Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza”.

Scritto per Vatican Insider

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