Chi mi farà riposare in te 3


ultima_cena“La più grande disgrazia che può capitarvi è di pensare di non essere utili ad alcuno e che la vostra vita non serva a nulla. L’unica verità è amarsi. Amarsi gli uni gli altri, amarsi tutti” (Raoul Follereau).
La citazione scelta oggi per questo post è un chiaro invito alla speranza, una energica e salutare sferzata all’oscurantismo che talvolta si cela nei nostri discorsi e nel nostro cuore e che rende instabile il senso della nostra esistenza.
Ci sono momenti nella vita in cui davvero pensiamo di non essere utili ad alcuno e che la nostra vita non serva a nulla. Tali considerazioni creano un terribile senso di abbandono e di profonda mestizia nell’anima e nel cuore, soprattutto di chi è più giovane e ha bisogno di maggiori certezze.

A volte perdiamo l’orientamento; non sappiamo nemmeno descrivere bene i sintomi di questo malessere, ma abbiamo la netta impressione di dover naufragare da un momento all’altro o per dirla come il sommo padre Dante: “mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita”.
Nessuno, si direbbe, si accorge del momento che stai attraversando. Ma Dio? Dio no! Tutto può fare il nostro Dio tranne che dimenticarsi di noi. «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is. 49, 15).

Ma qualcuno, come ne “I Promessi Sposi”, ironicamente potrebbe replicare: «“Dio, Dio”, interruppe l’Innominato: “sempre Dio: coloro che non possono difendersi da sé, che non hanno la forza, sempre han questo Dio da mettere in campo, come se gli avessero parlato”» (A. Manzoni).

Nel rispetto di tutti, anche di chi è scettico, concludo con una riflessione di Sant’Agostino:

«Chi mi farà riposare in te, chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei i miei mali, e il mio unico bene abbraccerei: te. Cosa sei per me? […] Oh, dimmi, per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di’ all’anima mia: la salvezza tua io sono. Dillo, che io l’oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile e di’ all’anima mia: la salvezza tua io sono. Rincorrendo questa voce io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto. Che io muoia per non morire, per vederlo» (S. Agostino, Confessioni).


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