Come il lievito buono


pasta“A noi cristiani è chiesto di essere come il lievito nella pasta. Agli uni è domandato di esprimere l’unità con la parola; altri ricevono il dono di un’intercessione più fervente; ad altri è richiesta l’offerta della loro vita, il dono di se stessi, che può esigere un duro combattimento; una oblazione il cui significato rimane nascosto. Attraverso questi doni diversi, è necessario che ogni cristiano sia fermento di unità nella Chiesa” (Frère Roger, L’oggi di Dio, Morcelliana 1967).

Essere come il lievito buono capace di far fermentare la pasta, oggi risulta faticoso. Ma forse è sempre stato così. Seguire contro corrente il corso di un fiume appare umanamente uno svantaggio ma evita all’uomo di venire trascinato dalle correnti sbagliate. Ciascuno di noi può sensibilmente modificare qualcosa nelle vicende umane della storia, deve soltanto trovare il coraggio di iniziare.

Si può iniziare la giornata con l’ingenua convinzione che per poter cambiare ciò che di sbagliato c’è nel mondo basta realizzare un progetto che permetta a tutti, contemporaneamente, dall’oggi al domani, di modificare radicalmente il corso della storia. La regola del “O tutti o nessuno”, però, è difficile da realizzare. Cosa accadrebbe, invece, se ciascuno di noi, nel suo piccolo, nell’ambito del proprio lavoro, in famiglia, con gli amici cominciasse a diventare lievito buono?

«Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1Cor 5, 6-8).

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