Lo squallido show di Ferrara contro i siciliani


A Giuliano Ferrara – giornalista, conduttore televisivo e politico italiano,  direttore del quotidiano Il Foglio – che in diretta Tv, su La7, nel corso di un programma di approfondimento su Giulio Andreotti, condotto da Enrico Mentana, ha affermato che “La mafia è l’essenza della Sicilia”, definendo poi la Sicilia come “quella maledetta isola”, vogliamo ricordare i nomi delle vittime innocenti di tutte le mafie dal 1893 fino al 2006.

Si vergogni il sig. Ferrara per le affermazioni infamanti lanciate contro il popolo siciliano, “un popolo – diceva Giovanni Paolo II – di autentici lavoratori, il cui senso religioso ha ispirato ed orientato nei secoli la vita familiare… Un popolo intelligente, coraggioso, inventivo, che vive in una realtà fatta insieme di progresso e di sottosviluppo; di impegno per la pace e di violenza assurda; di apprezzamento e di difesa per la vita e per la famiglia, ma anche di episodi di esplosione, di morte e di odio…”.

Magari, caro Ferrara, quando le capiterà ancora di parlare della Sicilia e dei siciliani utilizzi espressioni più consone a quella cultura che lei – con ingombrante superbia – crede di possedere. Le offro qualche spunto:

«Sai tu isola bella, a le cui rive
manda Jonio i fragranti ultimi baci,
nel cui sereno mar Galatea vive
e su’ monti Aci?»
(Giosuè Carducci, Primavere Elleniche)

«Il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri per queste ragioni: che tutto quanto gli italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità».
(Dante Alighieri, De vulgari eloquentia)

«Giusto è che questa terra, di tante bellezze superba, alle genti si addìti e molto si ammiri, opulenta d’invidiati beni e ricca di nobili spiriti».
(Lucrezio, De rerum natura, I secolo a.C.)

«Di fronte m’eri Sicilia, o nuvola di rosa sorta dal mare! E nell’azzurro un monte: l’Etna nevosa. Salve o Sicilia! Ogni aura che qui muove pulsa una cetra od empie una zampogna e canta e passa…Io era giunto dove giunge chi sogna».
(Giovanni Pascoli, “Odi e Inni”- L’isola dei poeti)

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