La visione conciliare che accomuna Ratzinger a Bergoglio


Le omelie di Papa Francesco, pronunciate ogni mattina durante la celebrazione della Messa nella Cappella della Domus Santa Marta – che ha ospitato i cardinali durante il Conclave e dove normalmente dimorano diversi vescovi e preti che lavorano in Vaticano, e dove attualmente lo stesso Pontefice ha deciso di abitare – ci offrono quotidianamente un importante spunto di riflessione.

Quella di questi giorni è un ricorrenza importante, Benedetto XVI compie 86 anni e Papa Francesco lo ha ricordato durante la celebrazione eucaristica dicendo: “Offriamo la Messa per lui, perché il Signore sia con lui, lo conforti e gli dia molta consolazione”. Ma forse non è tutto, visto che nel prosieguo del suo discorso Papa Francesco riprende un tema particolarmente caro a Benedetto XVI (il Concilio).
Nel corso della sua omelia, infatti, Papa Bergoglio sottolinea le parole che S. Stefano (tema della lettura del giorno) rivolge al popolo, agli anziani e agli scribi prima di subire il martirio: «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato?” (At 7, 51ss.). Un rimprovero – precisa il Pontefice – che anche Gesù rivolse ai discepoli di Emmaus, e un invito a non porre resistenza all’azione dello Spirito Santo.

A questo punto, le parole del Papa, come un fiume in piena, iniziano a dettagliare una delle principali obiezioni che ristagnano spesso nel cuore di molti. “Per dirlo chiaramente: ­– afferma con dirompente schiettezza il Papa argentino – lo Spirito Santo ci dà fastidio. Perché ci muove, ci fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. E noi siamo come Pietro nella Trasfigurazione: ‘Ah, che bello stare così, tutti insieme!’ … ma che non ci dia fastidio. Vogliamo che lo Spirito Santo si assopisca … vogliamo addomesticare lo Spirito Santo. E quello non va. Perché Lui è Dio e Lui è quel vento che va e viene e tu non sai da dove. E’ la forza di Dio, è quello che ci dà la consolazione e la forza per andare avanti. Ma: andare avanti! E questo da fastidio. La comodità è più bella”.

Forse non è del tutto vero – precisa il Papa – che “siamo tutti contenti” per la presenza dello Spirito Santo; e subito un esempio a proposito del Concilio Vaticano II. “Il Concilio è stato un’opera bella dello Spirito Santo. Pensate a Papa Giovanni: sembrava un parroco buono e lui è stato obbediente allo Spirito Santo e ha fatto quello. Ma dopo 50 anni, abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio? In quella continuità della crescita della Chiesa che è stato il Concilio? No. Festeggiamo questo anniversario, facciamo un monumento, ma che non dia fastidio. Non vogliamo cambiare. Di più: ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore”.

Nella Pentecoste del 2010 Papa Benedetto XVI diceva: “La fiamma dello Spirito Santo arde ma non brucia. E tuttavia essa opera una trasformazione, e perciò deve consumare qualcosa nell’uomo, le scorie che lo corrompono e lo ostacolano nelle sue relazioni con Dio e con il prossimo.

Questo effetto del fuoco divino però ci spaventa, abbiamo paura di essere “scottati”, preferiremmo rimanere così come siamo. Ciò dipende dal fatto che molte volte la nostra vita è impostata secondo la logica dell’avere, del possedere e non del donarsi. Molte persone credono in Dio e ammirano la figura di Gesù Cristo, ma quando viene chiesto loro di perdere qualcosa di se stessi, allora si tirano indietro, hanno paura delle esigenze della fede. C’è il timore di dover rinunciare a qualcosa di bello, a cui siamo attaccati; il timore che seguire Cristo ci privi della libertà, di certe esperienze, di una parte di noi stessi. Da un lato vogliamo stare con Gesù, seguirlo da vicino, e dall’altro abbiamo paura delle conseguenze che ciò comporta”.

L’attenzione al Concilio e l’invito ad approfondirne i contenuti sono il tema principale dell’Anno della Fede, verso cui né Benedetto XVI (che ne ha indetto la celebrazione) né Papa Francesco intendono prenderne le distanze.

Pubblicato su Vatican Insider

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