Morire e risorgere con Cristo


“Così fragile come un fiore / oggi è la nostra vita. / E si consuma nell’attesa / del chiarore dell’alba…”. Il desiderio del bene, le interminabili marce verso la serena stabilità del cuore, i mille propositi di pace e di giustizia e altro ancora talvolta appaiono lontani, e così la vita – come scrive il poeta Domenico Ciardi – si consuma nell’attesa del chiarore dell’alba. Non bisogna, però, scoraggiarsi nemmeno di fronte al buio pesto dei nostri errori. Nessuno di noi rimarrà veramente solo, se la nostra libertà permetterà a Dio di venirci incontro. L’importante è muoversi e mettersi in cammino senza paura – come ci ha ricordato Papa Francesco in questi giorni di solennità pasquali – quando la novità del Risorto chiede di entrare nella nostra quotidianità.

“La novità – ricorda il Pontefice – spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio. […] Egli ci sorprende sempre! Il Signore è così. […] Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui”. Queste parole risuonano nella notte più solenne del tempo liturgico, per annunciare la vittoria della vita sulla morte. Anche con un cerimoniale più snello, un croce pettorale d’acciaio, un anello piscatorio d’argento e vesti liturgiche più semplici, la Parola di Dio – imperiosa e autorevole –, commentata dal Pontefice, mantiene inalterate le caratteristiche proprie dell’annuncio evangelico.

Cristo, pagando un prezzo vertiginosamente alto, riscatta la vita di ogni uomo offrendoci l’opportunità di accettarla e di custodirla liberamente e responsabilmente. “Accetta allora – dice Papa Francesco – che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole”.

Nel messaggio “Urbi et Orbi”, Papa Francesco invoca la pace per il Medio Oriente, tra Israeliani e Palestinesi, in Iraq, in Siria, per l’Africa, in Mali e in Nigeria, nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana, in Asia e nella Penisola coreana. Ma non è tutto, la pace, infatti, riguarda tutto il mondo, “ancora così diviso – afferma il Papa – dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo […]. Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra!”.

E come se non bastasse c’è un morire quotidiano su cui difficilmente ci fermiamo a riflettere. Può morire, infatti, un rapporto d’amicizia, un matrimonio, una vocazione sacerdotale, un desiderio del cuore, la speranza… anche se noi preferiamo sostituire la parola “morte” con espressioni assurde e paradossali, dicendo per esempio che “è la vita… e la vita è fatta così”. Quante volte “moriamo” nel corso della nostra esistenza e quante volte siamo capaci di risorgere? E soprattutto chi può farci risorgere? Tu non morirai mai! Questo è il senso della Pasqua. “Significa – dice Papa Francesco – che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. E questo può farlo l’amore di Dio! […]. La misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14)”.

Pubblicato su Korazym.org

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