Il matrimonio post moderno: se ne parla alla università Gregoriana


Se pensiero “debole” e legami “liquidi” sono gli elementi strutturali che caratterizzano l’era postmoderna, che tipo di stabilità è possibile pretendere di riconoscere in un legame coniugale? L’uomo postmoderno mira all’autenticità di ogni legame, vedendo in esso l’espressione di un moto affettivo. In questo contesto culturale la coppia assolutizza una dimensione che, dall’altra parte, gli sfuggirebbe, perché “al cuore non si comanda”. Diviene così maggioritaria la mentalità di quanti ritengono non sia possibile una “stabilità a lungo termine”. A tali provocazioni proveranno a rispondere alcuni esperti, il 23 aprile prossimo, invitati dal Dipartimento di Teologia Morale della Pontificia Università Gregoriana che vuole rendersi presente nella società contemporanea prendendo atto di alcuni dibattiti e problemi scottanti, ai quali tenta di offrire uno spazio di riflessione e discussione all’interno della Gregoriana, della chiesa e della società di Roma.

La liquidità, secondo il sociologo  Zygmunt Bauman, oggi rappresenta e descrive la maggior parte della nostra società: “Un’inedita fluidità, fragilità ed intrinseca transitorietà caratterizza tutti i tipi di legame sociale che solo fino a poche decine di anni fa si coagulavano in una durata, affidabile cornice entro la quale era possibile tessere con sicurezza una rete di interazioni umane”. L’amore liquido, precisa Bauman “è un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”. Questo contribuisce al disfacimento di qualsiasi tipo di legame affettivo e rende l’individuo capace di guardare soltanto a se stesso.“Stiamo vivendo – afferma ancora Bauman – una nuova fase all’insegna del principio della sopravvivenza che spazza via la fiducia, la compassione, la pietà e prelude ad un gorgo di smarrimenti e stordimenti dove uomini e donne si scoprono dilaniati tra il vuoto esterno e lo svuotamento interiore”.

Quale sia la fisionomia del legame coniugale e se è possibile eternare la relazione partendo proprio dal legame affettivo proverà a dettagliarlo nel suo intervento la Dott.ssa Maria Cruciani – insegnante di religione cattolica nella scuola secondaria, impegnata insieme al marito nell’ambito della pastorale familiare e della spiritualità coniugale a Roma – sottolineando anche le difficoltà relazionali che sono in gioco nella costruzione dell’intimità coniugale. L’intervento che il prof. Ivo Stefano Germano – Professore aggregato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi del Molise – detterà nel prestigioso istituto della Gregoriana, prenderà le mosse dal significato del termine “legame liquido” e se possa essere considerato crisi o fine del matrimonio. “La società liquida – secondo Germano – sembra prospettare una sempre più frequente difficoltà non tanto a concepire il matrimonio «per sempre» o «per tutta la vita» quanto, in realtà, a riconoscerne un certo appeal. Una diversa cultura del legame di coppia sfocia nella criticità del matrimonio, come unione e promessa davanti alla società. Ad essere in crisi risulta la cifra simbolica delle nozze, tanto che la rilevanza sociale e culturale di un’alleanza fra uomo e donna è fragile, appunto, in «crisi di liquidità» relazionale e responsabile”.

Quale sia la responsabilità riguardo alla dimensione affettiva del legame coniugale, e il fatto che l’affettività investe anche la libertà e l’autocoscienza personale, e dunque la coscienza coniugale, lo spiegherà Miguel Yañez, S.I. – Direttore del Dipartimento di Teologia Morale e Professore Straordinario di Teologia Morale, che ha svolto pastorale familiare presso il “Centro de Investigación y Acción Social” a Buenos Aires).
Nell’ottobre del 2012, Papa Benedetto XVI, introducendo il nuovo ciclo di catechesi sull’Anno della fede, a tal proposito diceva: “Oggi viviamo in una società profondamente mutata anche rispetto ad un recente passato, e in continuo movimento. I processi della secolarizzazione e di una diffusa mentalità nichilista, in cui tutto è relativo, hanno segnato fortemente la mentalità comune. Così, la vita è vissuta spesso con leggerezza, senza ideali chiari e speranze solide, all’interno di legami sociali e familiari liquidi, provvisori. Soprattutto le nuove generazioni non vengono educate alla ricerca della verità e del senso profondo dell’esistenza che superi il contingente, alla stabilità degli affetti, alla fiducia. Al contrario, il relativismo porta a non avere punti fermi,  sospetto e volubilità provocano rotture nei rapporti umani, mentre la vita è vissuta dentro esperimenti che durano poco, senza assunzione di responsabilità. Se l’individualismo e il relativismo sembrano dominare l’animo di molti contemporanei, non si può dire che i credenti restino totalmente immuni da questi pericoli, con cui siamo confrontati nella trasmissione della fede”. Le parole del Pontefice erano un esplicito invito a non concedere spazio al sincretismo e relativismo religioso, senza chiarezza sulle verità da credere e sulla singolarità salvifica del cristianesimo. Questo vale anche per il Matrimonio che oltre ad essere una cosa seria è, innanzitutto, un sacramento!

Pubblicato su Korazym.org

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