Perché il Papa è considerato il Vicario di Cristo? 2


Perché il Papa è considerato il Vicario di Cristo? Quante volte ci siamo posti questa millenaria e fatidica domanda, cercando di comprenderne il suo vero significato, e quante volte avremmo persino desiderato di rivolgere l’aggrovigliato quesito al Papa stesso. Le polemiche, i sospetti e le illazioni che dall’11 febbraio scorso (e chissà ancora per quanto altro tempo) accompagnano il non facile congedo di Benedetto XVI rischiano di incidere negativamente sulla prossima elezione del Papa. Quando i cardinali elettori, infatti, nelle prossime settimane, si troveranno riuniti in conclave e si guarderanno in faccia per riconoscervi il 266esimo Successore di Pietro dovranno mettere in gioco tutte le loro energie umane per non lasciarsi condizionare dal increscioso clima di sospetto imbastito in questi giorni. Oltretutto non c’è in gioco solo la credibilità della Chiesa ma la figura stessa del Vicario di Cristo.

Vittorio Messori nel libro-intervista a Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, pubblicata nel 1994, rivolse al Pontefice come prima domanda quella a cui facevamo riferimento prima, sul perché il Papa sia considerato il Vicario di Cristo. La riproponiamo insieme alla risposta dettata da Papa Wojtyla.

V. Messori : Dunque, di fronte a Lei bisogna scommettere: o Lei è l’enigmatica testimonianza vivente del Creatore dell’universo, oppure è il maggiore responsabile di una millenaria illusione.

Giovanni Paolo II : Lei, giustamente, afferma che il Papa è un mistero. Lei afferma, a ragione, che egli è segno di contraddizione, che egli è provocazione. Il vecchio Simeone disse di Cristo stesso che sarebbe stato «segno di contraddizione» (cfr. Lc 2,34). Lei, inoltre, sostiene che, di fronte a una tale verità – dunque, di fronte al Papa – bisogna scegliere; e per molti tale scelta non è facile. Ma fu forse facile per lo stesso Pietro? Lo è stata per ognuno dei suoi successori? È facile per il Papa attuale? Scegliere comporta un’iniziativa dell’uomo. Cristo però dice: «né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio» (Mt 16,17).

Questa scelta, dunque, non è soltanto un’iniziativa dell’uomo, è anche azione di Dio, che opera nell’uomo, che rivela. E in virtù di tale azione di Dio l’uomo può ripetere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16) e, dopo, può pronunciare tutto il Credo, che è intimamente articolato secondo la profonda logica della Rivelazione. L’uomo può anche rammentare a se stesso e agli altri le conseguenze che scaturiscono dalla stessa logica della fede e che sono pervase dal medesimo splendore della verità.

Può fare tutto questo, nonostante sappia che, a causa di ciò, diventerà «segno di contraddizione». Che cosa rimane a un tale uomo? Soltanto le parole che Gesù stesso rivolse agli apostoli: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra» (Gv 15,20). E dunque: «Non abbiate paura!». Non abbiate paura del mistero di Dio; non abbiate paura del Suo amore; e non abbiate paura della debolezza dell’uomo né della sua grandezza.
… il Papa è detto anche Vicario di Cristo. Questo titolo va visto nell’intero contesto del Vangelo. […] In questa prospettiva, l’espressione Vicario di Cristo assume il suo vero significato. Più che a una dignità, allude a un servizio: intende cioè sottolineare i compiti del Papa nella Chiesa, il suo ministero petrino, finalizzato al bene della Chiesa e dei fedeli. Lo aveva capito perfettamente san Gregorio Magno il quale, tra tutte la qualifiche connesse con la funzione di Vescovo di Roma, prediligeva quella di Servus servorum Dei (Servo dei servi di Dio).

Pubblicato su Vatican Insider


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