«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo / vada in pace secondo la tua parola; / perché i miei occhi han visto la tua salvezza / preparata da te davanti a tutti i popoli, / luce per illuminare le genti
/ e gloria del tuo popolo Israele» (Luca 2, 29-32).
Non capita anche a voi, la sera, al rientro da una giornata faticosa o prima di andare a dormire, di recitare questa splendida preghiera?
E’ il famoso cantico di Simeone, il pio vegliardo che attendeva pazientemente il compimento di una promessa: quella di vedere il Messia prima di morire. Quando Giuseppe e Maria – secondo la legge giudaica – portarono Gesù al tempio di Gerusalemme per consacrarlo al Signore, la promessa troverà compimento e Simeone potrà tenere tra le sue braccia il Figlio di Dio. In quel preciso istante, il vecchio Simeone intona il Nunc dimittis (Ora lascia o Signore…). Secondo una leggenda Simeone pare abbia riacquistato la vista nel momento stesso in cui teneva tra le braccia Gesù.
Ma torniamo a noi.
Talvolta rientriamo a casa appesantiti dalle fatiche del giorno. Abbiamo incontrato tanta gente, parlato, ascoltato, in famiglia e fuori casa… Così a fine giornata ti chiedi se hai fatto davvero del tuo meglio per amare un po’ di più gli altri; chissà se davvero attraverso di te il volto di Cristo è stato riconosciuto! Avrò dato il suggerimento giusto? Ho cercato il mio interesse a discapito dell’altro? Ho amato di più i componenti della mia famiglia?…
Credo che il buon Dio non sarà contrariato nel vedermi disposto ad esaminare la mia giornata per migliorare sempre di più. E così – lasciando al Signore il compito di completare quelle piccole azioni della giornata, moltiplicandone i frutti per gli altri e per noi stessi – non resta che pregare con gioia e riconoscenza come il vecchio Simeone… «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola»!
Io trovo queste parole come un balsamo per l’anima! Tutta la scena è per me foriera di grande pace: i due sposi, il figlioletto e due personaggi molto anziani, Simeone e Anna, che – con poche parole il primo, col suo silenzio denso di presenza la seconda – lasciano ai posteri una testimonianza luminosa di fede.
mi permetto riportare la stupenda poesia “Cantico di Simeone” di TS Eliot nella traduzione di Eugenio Montale.
In questa poesia l’invocazione del pio vegliardo è quella di tutti noi uomini in cammino sulla Terra.
CANTICO DI SIMEONE – TS Eliot
Signore, i giacinti romani fioriscono nei vasi
e il sole d’inverno rade i colli nevicati:
l’ostinata stagione si diffonde…
La mia vita leggera attende il vento di morte
come piuma sul dorso della mano.
La polvere nel sole e il ricordo negli angoli
attendono il vento che corre freddo alla terra deserta.
Accordaci la pace.
Molti anni camminai tra queste mura,
serbai fede e digiuno, provvedetti
ai poveri, ebbi e resi onori ed agi.
Nessuno fu respinto alla mia porta.
Chi penserà al mio tetto, dove vivranno i figli dei miei figli,
quando arriverà il giorno del dolore?
Prenderanno il sentiero delle capre, la tana delle volpi
fuggendo i volti ignoti e le spade straniere.
Prima che tempo sia di corde verghe e lamenti
dacci la pace tua.
Prima che sia la sosta nei monti desolati,
prima che giunga l’ora di un materno dolore,
in quest’età di nascita e di morte
possa il Figliuolo, il Verbo non pronunciante ancora e impronunciato
dar la consolazione d’Israele
a un uomo che ha ottant’anni e che non ha domani.
Secondo la promessa
soffrirà chi Ti loda a ogni generazione,
tra gloria e scherno, luce sopra luce,
e la scala dei santi ascenderà.
Non martirio per me -estasi di pensiero e di preghiera-
nè la visione estrema.
Concedimi la pace.
(Ed una spada passerà il tuo cuore,
anche il tuo cuore).
Sono stanco della mia vita e di quella di chi verrà.
Muoio della mia morte e di quella di chi poi morrà.
Fa’ che il tuo servo partendo
veda la tua salvezza.
Grazie Anna per il tuo commento. Buona Candelora.
Grazie Piero Giuseppe per questo splendido approfondimento. Buon fine settimana.
Un bellissimo commento al Cantico di Simeone, in cui traspare tutta la concretezza del quotidiano che Dio ci dona di vivere e la domanda a Dio che, attraverso noi, si mostri Lui.
Sono d’accordo con te Giovanna. Buona Domenica.
Splendido. Un incanto. Inno d’amore a Dio autore della vita.
m.ciacchini livorno
Un pensiero bellissimo di Anna e una riflessione profonda pubblicata da Piero Giuseppe. Grazie.