Intervista (immaginaria) a quattro Pontefici


Qual è l’identikit del giornalista cattolico oggi, quali sono gli aspetti principali della sua professione? Lo chiediamo a quattro tra i più grandi Pontefici dell’ultimo secolo! Non potendo vantare, infatti, il privilegio di Vittorio Messori, quello cioè di aver intervistato due Papi (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) immaginiamo di avere incontrato e chiesto a Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – in occasione della festa di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti – di rispondere ad alcune domande, estrapolando le risposte dai loro discorsi ufficiali.

Papa Giovanni XXII – Ai giornalisti convenuti a Roma per il loro terzo Convegno Nazionale – 4 maggio 1959

E’ possibile far coincidere Verità e Carità nella professione giornalistica?

Giovanni XXIII : “E’ dovere di ogni uomo, quanto più di ogni cristiano, di rendere testimonianza alla verità. In un modo affatto particolare voi giornalisti dovete, per coscienza professionale, essere cultori della verità, affinché essa, spesso conculcata e tradita dai mezzi di informazione, possa trionfare! I giornalisti e gli scrittori ed operatori cattolici di questo settore sono inoltre chiamati ad una ancor più alta responsabilità. I loro strumenti, infatti, non sono soltanto di verità, ma, altresì, di carità: arma caritatis: diretti, cioè, ad elevare le menti: ad edificare il bene, ad irradiare la virtù nelle anime”.

Che tipo di preoccupazione può suscitare l’uso scorretto della stampa?

Giovanni XXIII : “Non vogliamo soffermarCi a fare un quadro, che sarebbe triste, del male che tanta stampa produce con la sua immoralità e malizia. Ed è con l’animo veramente afflitto e angosciato che Noi consideriamo l’enorme danno arrecato da certa stampa, attraverso la parola e, ancor più, l’immagine, in tante coscienze, innanzitutto giovanili. […] Proprio al fine di sostituire nelle famiglie cristiane siffatta stampa, apparentemente innocua e perciò tanto più perniciosa, è necessario il progresso organizzativo e tecnico della editoria cattolica, che diviene così questione di sostanza”.

Quali possono essere i rischi di una stampa secolarizzata?

Giovanni XXIII : C’è “una certa stampa che pecca gravemente contro la verità e contro la carità, mentendo per ispirare l’odio; stampa che sembra avere quest’unico programma: avviare a perdizione le anime semplici; ogni giorno travisare il vero, interpretare in senso inesatto ogni espressione del Magistero della Chiesa e colpire la Chiesa per togliere l’amore a Cristo; combattere Gesù Cristo per combattere Iddio stesso. E questo spesso sotto il mentito aspetto di affrettare la soluzione dei problemi che assillano i lavoratori, i deboli, gli indifesi”.

Con quale spirito il giornalista cattolico deve adoperare gli strumenti dell’informazione?

Giovanni XXIII
: “In caritate! La carità nello scrivere, ed anche nella polemica, non indebolisce la verità, anzi la rafforza, perché la rende più accetta. «Interficite errores» — diceva. S. Agostino — «diligite errantes». Senza rinunziare ad alcuno dei diritti della verità, quanto la si renderebbe più amabile, se si usasse nelle polemiche, per dirla con una nota immagine di S. Francesco di Sales, «meno aceto e più miele»! Vorremmo additare a modello del polemista cristiano un grande laico italiano, che fu, nella sua polemica, esempio di umiltà e di carità, Alessandro Manzoni. Egli, nelle «Osservazioni sulla Morale Cattolica», si presenta al lettore come «debole ma sincero apologista di una morale il cui fine è l’amore»; e pur sentendo «il dovere di parlare per la verità», mantiene sempre la sua polemica sotto l’usbergo della carità. Tale sia anche di voi: difensori intrepidi della verità, ma leali e generosi con gli avversari: perché sempre e dovunque «caritas Christi urget nos»”.

Paolo VI – Missione personale attiva del giornalista cattolico – 22 settembre 1963

Quali sono gli obiettivi che la Stampa cattolica è chiamata a raggiungere nel contesto odierno?

Paolo VI : Credo che “La Stampa cattolica abbia bisogno di nuovi impulsi, di nuovi progressi, di nuova efficienza […]. La Stampa cattolica deve rifiorire in nuovi ed ampli sviluppi! […] Vorremmo infatti che la sua voce fosse più forte! intendiamo dire: vorremmo che ogni possibile perfezionamento tecnico e redazionale le fosse concesso, che una diffusione più larga, più sistematica, più costante, più da tutti sostenuta corrispondesse nel pubblico italiano, fra i cattolici specialmente, allo sforzo già degno di fiducia e di appoggio che la Stampa cattolica sta oggi compiendo. […] E vorremmo infine la sua voce sempre squillante di timbro cristiano”.

Quale linea editoriale, a tal proposito, si potrebbe ritenere più appropriata?

Paolo VI : “Un giornale non deve limitarsi a dare notizie e commenti d’indole religiosa, né deve accentuare artificiosamente il suo carattere confessionale ed apologetico, a scapito della sua primaria funzione informativa; ma sempre esso dovrà penetrare di saggezza cristiana ogni sua parola, e sempre mirare all’effetto che il lettore deve dedurre dalla lettura del suo giornale: un effetto tonificante il suo senso spirituale e morale, e il suo modo sano e forte di sentire e di volere. Non di rado i Giornalisti d’altre e non sane idee sono, sotto questo aspetto, a vantaggio delle loro tesi più avveduti e combattivi di noi. Non indarno il giornalista è maestro e guida del suo lettore: ricordatelo!”.

In che senso il giornalista è chiamato a diventare  “mediatore” fra la verità e la pubblica opinione?

Paolo VI : “E vero: voi siete in mezzo fra la verità ed il pensiero della gente, dei vostri lettori; e naturalmente siete in mezzo per trasfondere la verità nell’opinione pubblica. Ora una tale funzione, esercitata con l’amore – e certo in molti di voi per l’amore – alla verità da un lato e al lettore dall’altro, compiuta con vigore e rigore di spirito, e a servizio non solo di quella fuggevole e fenomenica verità, ch’è l’accelerato succedersi dell’ umana vicenda, la nostra cronaca effimera e muta, quasi fotografata e proiettata sul pubblico, ma di quella verità altresì, che rimane, perché divina, ed illumina, come sole sospeso nel cielo, a nostro gaudio e a nostra salvezza, la scena del mondo, una tale funzione, diciamo, non è solo mediazione – strumentale, passiva, impersonale -; ma missione: attiva, apostolica e quanto mai personale e meritoria. E siccome così è la funzione vostra, mediazione e missione, ben di cuore la incoraggiamo e la benediciamo”.

Giovanni Paolo II – Giubileo dei giornalisti – 4 giugno 2000

Quali sono gli aspetti vocazionali della professione giornalistica?

Giovanni Paolo II : “Voi siete chiamati ad impegnare la vostra professionalità al servizio del bene morale e spirituale degli individui e della comunità umana. […] Con la sua vastissima e diretta influenza sulla pubblica opinione, il giornalismo non può essere guidato solo dalle forze economiche, dai profitti e dagli interessi di parte. Deve essere invece sentito come un compito in certo senso “sacro”, svolto nella consapevolezza che i potenti mezzi di comunicazione vi vengono affidati per il bene di tutti, e in particolare per il bene delle fasce più deboli della società: dai bambini ai poveri, dai malati alle persone emarginate e discriminate”.

La dignità della persona e la libertà d’espressione: quali i limiti principali?

Giovanni Paolo II : “Non si può scrivere o trasmettere solo in funzione del grado di ascolto, a discapito di servizi veramente formativi. Non si può nemmeno fare appello indiscriminato al diritto di informazione, senza tener conto di altri diritti della persona. Nessuna libertà, inclusa la libertà di espressione, è assoluta: essa trova infatti, il suo limite nel dovere di rispettare la dignità e la legittima libertà degli altri. Nessuna cosa, per quanto affascinante, può essere scritta, realizzata e trasmessa a danno della verità: penso qui non solo alla verità dei fatti che voi riportate, ma anche alla «verità dell’uomo», alla dignità della persona umana in tutte le sue dimensioni”.

La Chiesa e i media possono realizzare un progetto comune?

Giovanni Paolo II
: “La Chiesa e i “media” devono camminare insieme nel rendere il loro servizio alla famiglia umana. […] è possibile essere insieme autentici cristiani ed eccellenti giornalisti. Il mondo dei “media” ha bisogno di uomini e donne che giorno per giorno si sforzino di vivere al meglio questa duplice dimensione. Ciò accadrà sempre di più, se saprete tenere lo sguardo fisso su Colui che è il centro di questo anno giubilare, Gesù Cristo, «il testimone fedele, Colui che è, che era e che viene» (Ap 1, 5.8)”.

Un ultimo pensiero del Papa per tutti i giornalisti

Giovanni Paolo II : “Il desiderio di assolvere ad un personale debito di gratitudine verso gli innumerevoli professionisti che, lungo gli anni del mio Pontificato, si sono adoperati per far conoscere parole e fatti del mio ministero. Per tutto questo impegno, per l’oggettività e la cortesia che hanno caratterizzato gran parte di questo servizio, sono profondamente grato e chiedo al Signore di darne a ciascuno adeguata ricompensa”.

Benedetto XVI – Ai partecipanti al Congresso sulla Stampa Cattolica – 7 ottobre 2010

Il mondo dei media è attraversato da una profonda trasformazione. Lo sviluppo delle nuove tecnologie sembra porre in discussione il ruolo dei mezzi più tradizionali e consolidati. Quali potrebbero essere i rischi?

Benedetto XVI : “La ricerca della verità dev’essere perseguita dai giornalisti cattolici con mente e cuore appassionati, ma anche con la professionalità di operatori competenti e dotati di mezzi adeguati ed efficaci. Ciò risulta ancora più importante nell’attuale momento storico, che chiede alla figura stessa del giornalista, quale mediatore dei flussi di informazione, di compiere un profondo mutamento. Oggi, ad esempio, nella comunicazione ha un peso sempre maggiore il mondo dell’immagine con lo sviluppo di sempre nuove tecnologie; ma se da una parte tutto ciò comporta indubbi aspetti positivi, dall’altra l’immagine può anche diventare indipendente dal reale, può dare vita ad un mondo virtuale, con varie conseguenze, la prima delle quali è il rischio dell’indifferenza nei confronti del vero”.

E dunque?

Benedetto XVI : “Le nuove tecnologie, assieme ai progressi che portano, possono rendere interscambiabili il vero e il falso, possono indurre a confondere il reale con il virtuale. Inoltre, la ripresa di un evento, lieto o triste, può essere consumata come spettacolo e non come occasione di riflessione. La ricerca delle vie per un’autentica promozione dell’uomo passa allora in secondo piano, perché l’evento viene presentato principalmente per suscitare emozioni. Questi aspetti suonano come campanello d’allarme: invitano a considerare il pericolo che il virtuale allontani dalla realtà e non stimoli alla ricerca del vero, della verità”.

Che ruolo assume in tutto questo il giornalista cattolico?

Benedetto XVI : “Chi opera nei mezzi della comunicazione, se non vuole essere solo «un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna» (1Cor 13,1) – come direbbe san Paolo – deve avere forte in sé l’opzione di fondo che lo abilita a trattare le cose del mondo ponendo sempre  Dio al vertice della scala dei valori. I tempi che stiamo vivendo, pur avendo un notevole carico di positività, perché i fili della storia sono nelle mani di Dio e il suo eterno disegno si svela sempre più, restano segnati anche da tante ombre”.

Quale il suo compito principale?

Benedetto XVI : “Il vostro compito, cari operatori della stampa cattolica, è quello di aiutare l’uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo, unico Salvatore, e a tenere accesa nel mondo la fiaccola della speranza, per vivere degnamente l’oggi e costruire adeguatamente il futuro. Per questo vi esorto a rinnovare costantemente la vostra scelta personale per Cristo, attingendo da quelle risorse spirituali che la mentalità mondana sottovaluta, mentre sono preziose, anzi, indispensabili”.

Pubblicato su Vatican Insider

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