Benedetto XVI papa teologo e scrittore


Durante il pontificato di Giovanni Paolo II c’era chi considerava eccessivo il tempo che il Papa riservava ai Viaggi Apostolici, la Chiesa – si diceva – andava governata diversamente. Eppure fu proprio in quel periodo che si realizzarono alcuni eventi che la storia stessa non esitò ad attribuire all’azione apostolica del Papa polacco, spesso mediata durante alcuni di quei tanto discussi viaggi (la caduta del muro di Berlino, il dialogo ecumenico con le diverse culture religiose, i rapporti con l’Europa…). “I viaggi – scriveva il vaticanista Giancarlo Zizola – continuavano a essere fino all’ultimo respiro ciò che dovevano essere: lo strumento di un servizio missionario alle comunità cristiane, una nuova norma della funzione petrina”.

Anche oggi qualcuno riprende l’antico adagio disfattista e accusa Benedetto XVI di dedicare troppo tempo alla stesura dei suoi libri, concedendo – anche in questo caso – poco tempo per il disbrigo delle faccende che riguardano il buon governo della Chiesa.

Da quando però Joseph Ratzinger è Papa, vale a dire in sette anni di pontificato, di libri ne ha scritti appena tre (davvero pochi rispetto alla produzione teologica a cui ci aveva abituati il Prefetto dell’ex S. Uffizio nel periodo in cui era cardinale), e il tempo dedicato alla stesura di queste pagine non ha certo impedito a Benedetto XVI di riordinare la Curia romana, denunciare i crimini della pedofilia di alcuni sacerdoti e vescovi, offrire ulteriori opportunità di dialogo con le altre due grandi religioni monoteiste, provare a ricucire antiche ferite con i lefebvriani, continuare ad incontrare i giovani delle GMG e altro ancora.

Anche chi vive a stretto contatto con il Papa diventa un facile bersaglio per questo genere di critica. Ne fa le spese, in questi giorni, mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, considerato da alcuni un pericoloso avversario per gli uffici della Segreteria di Stato Vaticana, soprattutto dopo la recente nomina a Prefetto della Casa Pontificia che darebbe a mons. Gänswein un’opportunità di governo in più rispetto a prima e al Pontefice – secondo alcune insinuazioni – la possibilità di dedicarsi con libertà alla stesura dei suoi libri.

Pubblicato su Vatican Insider

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