Ideale contemplativo e carisma salesiano: singolare affinità tra Benedetto XVI e il Segretario di Stato


Si è svolta, a Roma, nella Sala Riaria del Palazzo della Cancelleria, l’inaugurazione dell’anno accademico dello Studio Rotale, il corso di studi triennale che ha per scopo la formazione degli Avvocati Rotali e dei futuri Giudici, Promotori di Giustizia e Difensori del Vincolo nel foro ecclesiastico. Ad introdurre il solenne atto accademico nel pomeriggio di giovedì 7 novembre il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che nel suo discorso esalta il prestigio di cui ha sempre goduto lo Studio Rotale. “Torna a gran vostra lode – afferma Bertone, citando Pio XII nella sua allocuzione alla Rota del 1° ottobre 1940 – che lo Studio Rotale e le aule del Tribunale della Rota assurgano ad alta scuola di procedura e di discussione giuridica per il numero sempre crescente di sacerdoti, di religiosi e di laici di ogni regione e lingua dell’universo cattolico, che vi convengono e apprendono come la Roma cristiana non cessi di farsi maestra del diritto alle genti”.

Le competenze trasmesse in questa particolare tipologia di studi giuridici diventano una sorta di habitus interiore per gli esperti di diritto, e pertanto richiedono un’adesione ferma e solida al Magistero pontificio.
Una sottolineatura, questa, di particolare rilievo, funzionale alle numerose richieste di nullità matrimoniale. “E’ fortemente auspicabile – prosegue il segretario di Stato, rivolgendosi alle autorità accademiche, ai collaboratori della Rota Romana, ai docenti e agli studenti – che ai numerosi laici che al presente frequentano i corsi dello Studio Rotale si aggiungano sempre più numerosi chierici, sì da formare un ideale ponte fra la Curia Romana e le Curie diocesane, nelle quali quello «stile» possa così diffondersi e operare come lievito efficace di crescita dell‘unità cattolica”.

Attraverso lo Studio rotale si diffonde così la romanità della Chiesa, mediante la formazione di giudici e avvocati chiamati poi ad operare in diverse parti del mondo. “Come segretario di Stato di Sua Santità, – chiarisce mons. Bertone – ho l’onore e l’onere di trasmettere la sollecitudine del Papa per la retta formazione di quanti sono chiamati a operare nella vigna del Signore. Mi unisco pertanto nell’appello ai pastori delle Chiese locali, affinché favoriscano l’afflusso dei chierici dalle loro diocesi allo Studio Rotale”.

Anche in questa precisazione leggiamo la preoccupazione pastorale della Chiesa che desidera offrire una adeguata formazione giuridica in campo rotale, capace di rispondere, secondo le linee del Magistero, alle esigenze della vita pubblica; l’invito ad una maggiore attenzione da parte dei vescovi diventa così una naturale ed esigente prerogativa, un appello che il segretario di Stato rivolge a nome del Papa. A tal proposito, rivolgendosi ai componenti del Tribunale della Rota Romana, Papa Benedetto XVI, nel gennaio 2011, affermava: “Giuridico non vuol dire però formalistico, come se fosse un passaggio burocratico consistente nel compilare un modulo sulla base di domande rituali. Si tratta invece di un’occasione pastorale unica – da valorizzare con tutta la serietà e l’attenzione che richiede – nella quale, attraverso un dialogo pieno di rispetto e di cordialità, il pastore cerca di aiutare la persona a porsi seriamente dinanzi alla verità su se stessa e sulla propria vocazione umana e cristiana al matrimonio”.
“Tutto ciò – proseguiva il Pontefice a proposito del sacramento del Matrimonio – richiede, inoltre, che l’operato dei tribunali ecclesiastici trasmetta un messaggio univoco circa ciò che è essenziale nel matrimonio, in sintonia con il Magistero e la legge canonica, parlando ad una sola voce”. Il card. Bertone conclude la sua riflessione invitando tutti a non perdere di vista il radicamento storico della Chiesa, senza storia non c’è memoria e senza memoria non c’è un degno presente né una credibile proiezione verso il futuro. “La storia della Chiesa si incarna nelle persone che in essa hanno ricevuto, per disposizione provvidenziale, la responsabilità e la missione di servirla nei diversi uffici e pertanto la conoscenza della storia della Chiesa, con uno sguardo che consenta, al di là delle vicissitudini dei singoli, di cogliere le grandi tensioni ideali e spirituali che la accompagnano e la guidano nelle turbolenze dei tempi, è corredo essenziale di qualunque scienza ecclesiastica, a partire dal diritto canonico”.

A partire dagli accenti di storicità ecclesiale richiamati dal card. Bertone, si inserisce la prolusione di mons. Pio Vito Pinto, il decano del Tribunale della Rota Romana, dal titolo “Missione storica del segretario di Stato. Un segretario di Stato dalla vita consacrata”. “Come nelle mani del Papa – afferma mons. Pinto – sta affidato il coacervo dei beni di natura ecclesiologica e giuridica confluenti nella figura suprema e metagiuridica della salus animarum, di volta in volta contemplati nel diritto comune, così nel suo primo collaboratore deve sussistere la competenza ad agire in funzione e a tutela di quei beni, col più ampio spettro di possibilità giuridiche”. Dopo un’accuratissima analisi storica riguardante le figure dei segretari di Stato degli ultimi secoli e la provenienza dei medesimi dal servizio diplomatico della Santa Sede, il decano del Tribunale della Rota Romana pone in rilievo la particolare affinità tra Papa Benedetto XVI e il card. Tarcisio Bertone.

“Il regnante Pontefice proviene dal clero diocesano – afferma mons. Pinto – ma a nessuno sfugge una peculiare sfaccettatura della sua personalità e del suo ministero che non è improprio definire monastica; a partire dal nome pontificale, che, come egli stesso ha confessato nella prima udienza pubblica dopo l’elezione, intende omaggiare anche il «Patriarca del monachesimo occidentale» […]. Accanto a un Papa così intrinsecamente vicino all’ideale contemplativo, la Provvidenza ha posto un segretario di Stato proveniente da un carisma (quello di don Bosco) votato all’azione apostolica, che anzi si caratterizza come ansia apostolica, principalmente verso i piccoli e i poveri […]. Avviene così che l’estrazione religiosa del segretario di Stato, per quanto storicamente eccezionale rispetto alla provenienza dal servizio diplomatico, si componga armonicamente con il servizio medesimo, del quale il segretario di Stato diviene capo”.

Tali considerazioni, probabilmente, non sfuggiranno alle macine del frantoio mediatico che preferirà leggere nelle parole del decano del Tribunale della Rota Romana una ciceroniana esaltazione “Pro rege Deiotaro” (46 a.C. – in difesa del re della Galazia ed ex pompeiano, accusato di aver attentato alla vita di Cesare).

Pubblicato su Korazym.org

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