La tragedia di Palermo ci interroga


La città di Palermo è ancora sotto shock per l’irragionevole assassinio di Carmela Petrucci, la diciassettenne palermitana che nel tentativo di difendere la sorella maggiore Lucia dall’aggressione del suo ex fidanzato ha perduto la vita. Lucia è adesso ricoverata all’ospedale Cervello del capoluogo siciliano e – nonostante chieda costantemente notizie della sorella – non le è stata ancora rivelata la drammatica verità.
“Ho colpito Carmela per sbaglio – afferma Samuele Caruso, 23 anni accusato di omicidio volontario – perché Lucia si è difesa con le mani”. Una giustificazione inaccettabile per l’ex fidanzato di Lucia che in preda ad una follia sentimentale non ha esitato a sferzare una serie di coltellate alle due giovani ragazze.

Fa riflettere, inoltre, il giudizio proveniente dalle fonti investigative riportate dall’Agenzia Ansa: «Samuele non ha avuto una reazione emotiva forte come invece avviene in casi simili. Il giovane “appare come una persona inspiegabilmente inconsapevole, con un livello di intelligenza e di percezione della realtà sotto la media, che basa la sue convinzioni su quello che vede o legge su Facebook”». “Una mente insondabile”, quella di Samuele, così come affermano gli inquirenti, che non ha esitato a colpire Lucia con venti coltellate perché temeva avesse un’altra relazione. “Lucia è stata colpita in un modo barbaro, l’aggressore l’ha accoltellata una ventina di volte come se avesse usato un bisturi, i tagli sono tutti lineari”, ha riferito il dott. Giuseppe Termini, primario di chirurgia dell’ospedale Cervello di Palermo.

Vite spezzate da quella che potremmo considerare “la cultura del non senso” che passa anche attraverso l’uso dei social network.
In una lettera aperta indirizzata agli studenti, ai docenti e al personale dell’Istituto, Vito Lo Scrudato, preside del Liceo Umberto I, quello frequentato da Carmela e Lucia, ha dichiarato: “Noi abbiamo bisogno delle parole giuste per raccontare un evento che non ha un senso, per narrare una storia che sconcerta e lascia muti. (…) La violenza è sembrata in questo caso, e in molti altri di cui ci narra la cronaca, l’unica strada praticabile, l’unica soluzione, laddove, è evidente dagli effetti, la violenza è tutt’altro che una soluzione, essendo semmai il punto di partenza per insanabili e più grandi problemi. La storia ci narra di modelli culturali e comportamentali oramai egemoni che rappresentano esplicitamente il mondo dell’affettività e dell’amore, come il banco di prova dell’affermazione individualistica, della realizzazione di relazioni spersonalizzate, di relazioni improntate al possesso”.

“Penso ai giovani di oggi, – scriveva qualche anno fa Papa Benedetto XVI – cresciuti in un ambiente saturo di messaggi che propongono falsi modelli di felicità. Questi ragazzi e ragazze rischiano di perdere la speranza perché sembrano spesso orfani del vero amore, che riempie di significato e di gioia la vita”. E’ una problematica che ci costringe a riflettere seriamente sul futuro della nuove generazioni! Persino in ambito sociale non si può non prendere atto della deriva verso cui tendono moltissimi giovani. Molti dei nostri giovani hanno tutto! Sono sovrani di una realtà sempre meno attenta alla dignità della loro persona.
I ragazzi – avverte il Pontefice con preoccupazione – “smarriscono lo stupore, l’incanto dei sentimenti più belli, il valore del rispetto del corpo, manifestazione della persona e del suo insondabile mistero!”. Hanno tutto ciò che la moda detta periodicamente alle loro fragili intelligenze, e tutto ciò che posseggono è soltanto il simbolo di un potere consumistico devastante.

Pubblicato su Vatican Insider


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